benjamin netanyahu - discorso onu
FONTI, MEDIATORI PROPORRANNO TREGUA GAZA DI MENO DI UN MESE
(ANSA-AFP) - I mediatori che cercano di ottenere un cessate il fuoco a Gaza sono pronti a proporre a Hamas una tregua di meno di un mese: lo ha dichiarato all'AFP una fonte a conoscenza dei colloqui. La fonte ha dichiarato che i mediatori sono concentrati su una tregua "a breve termine", di "meno di un mese". La proposta prevede lo scambio di ostaggi israeliani con palestinesi nelle carceri israeliane e l'aumento degli aiuti a Gaza, ha aggiunto la fonte. "I funzionari statunitensi ritengono che se si riuscirà a raggiungere un accordo a breve termine, questo potrebbe portare a un accordo permanente", ha detto la fonte.
COLLOQUIO TELEFONICO EGITTO-QATAR SU GAZA E LIBANO
IL CAIRO: DISCUSSI GLI SFORZI PER CONGIUNTI PER UNA TREGUA
strage di civili a beit lahia a gaza 9
(ANSA) - Vi è stato un colloquio telefonico tra il ministro degli Affari Esteri egiziano Badr Abdelatty e il suo omologo nonché primo ministro qatariota Mohammed bin Abdulrahman Al Thani in cui fra l'altro i due hanno "scambiato opinioni (...) sugli sviluppi dell'aggressione israeliana contro la Striscia di Gaza e sugli sforzi congiunti dei due paesi per giungere a un immediato cessate il fuoco e garantire l'accesso agli aiuti umanitari, nonché sulle iniziative per impedire un ampliamento del conflitto nella regione". Lo riferisce da ieri sera su Facebook il ministero degli Esteri egiziano. "I due ministri hanno inoltre discusso dell'evoluzione della crisi libanese, sottolineando l'urgenza assoluta di un cessate il fuoco e di una prosecuzione della fornitura di aiuti umanitari e di emergenza al popolo libanese, oltre a rafforzare le istituzioni nazionali libanesi per permettere loro di adempiere ai loro doveri", aggiunge il post.
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GAZA, NUOVA STRAGE DI BIMBI E PROFUGHI AVANZA IL NEGOZIATO PER LA PACE IN LIBANO
Estratto dell’articolo di Paolo Brera per "la Repubblica"
I corpi arrotolati in coperte e lenzuola sul ciglio della strada, sotto i resti di un palazzo sventrato di 5 piani a Beit Lahia. Ci viveva l’intera famiglia Abu Nasr con i profughi accolti come fa chiunque abbia un tetto, nella Striscia. Ora sono quasi tutti avvolti nelle coperte: Sabreen Abu Nasr e i suoi sei figli, Farid e i tre figli; Issa con sei figli e poi Ramzi, con sua moglie e i due bambini. «109 morti e non è finita», dicono, c’è ancora gente da trovare e non è semplice, a mani nude.
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Non c’è più protezione civile, ha dichiarato forfait in tutto il nord della Striscia. E non ci sono ambulanze, i morti e i feriti li caricano sui carretti. […]
Non ci sono neanche gli ospedali: nel Kamal Adwan di Beit Lahia, il più grande, con il direttore Hussam Abu Safia è rimasto solo un pediatra, gli altri medici e sanitari li hanno arrestati o portati via.
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[…]
Il dottor Abu Safia ha 150 pazienti e non sa come curarli. «Muoiono prima di arrivare da noi, e se arrivano non possiamo salvarli» […] E intanto si spara e si combatte tra le case in cenere. A Jabalia l’Idf ha perso 4 soldati.
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[…] La più strutturata fonte di aiuti umanitari, l’Unrwa, Israele l’ha messa al bando sollevando condanne e indignazione: la Ue ha chiesto a Israele di riconsiderare una decisione «contraria al diritto internazionale”, e gli Usa «profondamente turbati» ricordano l’obbligo di «affrontare la catastrofica crisi umanitaria con i fatti». Ma i fatti sono la drammatica assenza di cibo e medicine. Nel frattempo, Israele non arretra. La Knesset ha dato il via libera in prima lettura a una legge controversa che permetterebbe di espellere «i parenti» dei «terroristi».
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E il negoziato resta difficile: in settimana dovrebbe ripartire al Cairo, ma la meta pare lontana. Notizie più promettenti arrivano invece sul fronte nord. Il conflitto con Hezbollah ieri ha provocato almeno 70 morti per gli attacchi israeliani in Libano, e tra i due fuochi è finito anche l’Unifil: 8 caschi blu austriaci feriti lievemente da un razzo nella base di Naqura; stavolta a lanciarlo «è stato probabilmente Hezbollah o un gruppo affiliato».
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Ma secondo il quotidiano Yedioth Ahronoth siamo «molto vicini» a un accordo che ponga fine alla guerra, brokerato da Usa e Russia.
L’inviato speciale degli Stati Uniti, Amos Hochstein, tornerà in Israele prima delle elezioni Usa per provare a chiuderlo.
La base è la risoluzione “1701” potenziata, con l’arretramento di Hezbollah oltre il Litani e l’esercito libanese schierato a garantire confini tranquilli. L’Idf, d’altronde, conferma che in Libano «gli obiettivi sono stati raggiunti». […]
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