Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
«Per un apocalittico moderno l' interesse della Nuova Zelanda - lontananza e stabilità, abbondanza di acqua pulita, terra vasta, incantevole e poco popolata - è l' essere di per sé una specie di rifugio geopolitico, giù in fondo, all' altro capo del mondo», scrive l' autore irlandese Mark O' Connell, che ha appena pubblicato, dopo anni di ricerche, l' involontario instant book Notes from an Apocalypse . L' attrattiva della Nuova Zelanda come riparo dagli orrori del mondo è confermata, nei giorni della pandemia.
Quale altro Paese ha neppure cinque milioni di abitanti (un quinto dell' area metropolitana di New York), spiagge, montagne, e solamente 16 morti di coronavirus? La Nuova Zelanda da anni è la destinazione scelta dai miliardari più ansiosi della Silicon Valley per preparare un piano B: se le cose dovessero mettersi male dopo sommosse, disastri climatici o epidemie, fuggiamo in Nuova Zelanda. Meglio ancora in un bunker, scavato nella terra di un Paese che è già protetto dall' Oceano, a 10 mila chilometri da San Francisco e a 15 mila da New York.
Adesso che l' epidemia è arrivata, Mihai Dinulescu non ha perso tempo. Trentaquattro anni, fondatore di una start-up nel settore delle criptovalute, il 12 marzo ha preso con la moglie il primo aereo per Auckland. «L' aeroporto di San Francisco era deserto, ma il volo per la Nuova Zelanda pieno», ha raccontato all' agenzia Bloomberg. Quattro giorni dopo la premier Jacinda Ardern ha chiuso le frontiere, ma Dinulescu dice di essere già entrato in contatto con altri 10 colleghi che sono riusciti a lasciare la California in tempo. Ora vive a Waiheke Island in una casa a due piani con vista sull' oceano che costa 2400 dollari al mese, meno di un terzo dell' angusto appartamento che occupava in affitto a San Francisco.
mihai dinulescu in nuova zelanda
Per fermare i facoltosi anglosassoni, nel 2018 il governo neozelandese ha varato una legge che impedisce agli stranieri di comprare casa. Ma il co-fondatore di PayPal, Peter Thiel, aveva già acquisito la cittadinanza nel 2011 e comprato due ville a Lake Wanaka, una delle quali con panic room a prova di catastrofe. Thiel è il capostipite, l' iniziatore delle tendenza, il libertario di destra devoto a Tolkien e deluso dalla democrazia che ha scelto la Nuova Zelanda per perseguire il sogno individualista di The Sovereign Individual , il manifesto anti-Stato di James Davidson e William Rees-Mogg.
La Nuova Zelanda è però anche utopia di sinistra per chi è affascinato dalla premier Ardern, la nuova casa di golfisti come Jim Rohrstaff e di manager di hedge fund come Julian Robertson, e la terra promessa di costruttori di bunker come Robert Vicino, che dice di avere già ricevuto due nuove richieste per costruire rifugi ultra-protetti nella South Island (l' attentato anti-islamico di Christchurch di un anno fa non ha scalfito la reputazione dell' isola).
james dale davidson e william rees mogg the sovereign individual peter thiel, elon musk fondatori di paypal
I locali sono perplessi. «La parola utopia fa scattare l' allarme, specie nei maori come me», dice Khylee Quince dell' Auckland University of Technology, citata da O' Connell.
«È il linguaggio di chi pensa di arrivare in un Paese vergine e disabitato», come già fecero i colonizzatori britannici nell' 800. Non rappresentanti della Corona ma privati cittadini.
I Thiel di due secoli fa.
vista di auckland dal mount eden the founder's paradox nuova zelanda 1 isola galleggiante blue frontiers 6 lago wanaka peter thiel alla convention repubblicana il signore degli anelli in nuova zelanda