Arturo Zampaglione per la Repubblica
TRAINATA dai rimorchiatori, scappa anche la Carnival Victory, l' immensa nave abbandonata da 2800 crocieristi. Port Canaveral è ormai vuoto. E poco più in là, l' Ocean Drive di Miami Beach appare come una zona fantasma, non il solito punto di aggregazione di europei curiosi e americani del M idwest. Di fronte alla famosa villa Causaurina di Gianni Versace non c' è neanche un curioso a scattare selfie con i telefonini.
Lungo l' ottava strada le discoteche e le vetrine delle boutique sono ricoperte da tavole di compensato e lamiere. Insomma, sono andati via quasi tutti. E le Chevrolet della polizia cittadina sollecitano i pochi rimasti (ad eccezione delle troupe televisive) ad obbedire subito agli ordini di evacuazione per l' arrivo imminente sulle coste della Florida di Irma, l' uragano più imponente e pericoloso dell' ultimo secolo.
«Andatevene, mettevi al riparo, ricordatevi i danni che Irma ha già fatto nei Caraibi con i suoi venti da 250 chilometri all' ora e una marea alta quasi 5 metri», si affanna a ripetere il governatore dello Stato, Rick Scott. Scuote la testa: «Non c' è mai stato nulla di simile». In un videomessaggio Trump rincara: «Sarà una tempesta epica, siate vigili ». E per la verità, gli ordini e gli appelli hanno avuto un risultato positivo: la paura dell' uragano ha fatto scattare il più grande esodo di massa nella storia degli Stati Uniti.
Milioni di americani si sono messi in movimento. Hanno abbandonato le villette sulle Keys o sulle coste orientali della Florida, che tra poche ore sosterranno il primo impatto della tempesta. Hanno intasato di auto le tre highways verso Nord, procedendo a passo d' uomo, con i fari accesi e l' incubo di restare senza benzina. Hanno fatto incetta di viveri e di bottiglie d' acqua, che ormai sono introvabili. Hanno cercato sistemazioni di fortuna nei motel, a casa di amici e nei rifugi pubblici predisposti dalle autorità comunali. E lì aspetteranno l' arrivo di Irma che procede a 20 chilometro all' ora: lentamente ma inesorabilmente.
Anche Gloria Marina Bellelli, console generale a Miami, ha predisposto un piano per aiutare i duemila italiani residenti nella metropoli e soprattutto i turisti colti in contropiede dall' uragano. Dice: «Resteremo nella sede del consolato a Coral Gables per motivi di sicurezza e soprattutto per aiutare subito i connazionali in difficoltà». Analoghe premure da parte di Alfredo Sarnataro, direttore napoletano all' hotel JW Marriott nel centro di Miami: «Faremo convergere gli ospiti nella grande sala da ballo dell' hotel, protetta dall' esterno, e avremo a disposizione forniture d' acqua e un gruppo elettrogeno».
Dopo le devastazioni provocate a Saint Martin, Barbuda e le Isole Vergini britanniche - da dove arrivano immagini raccapriccianti - e dopo aver imboccato un corridoio marino tra Cuba e le Bahamas (provocando disastri nelle varie isole), l' uragano categoria 4 comincerà a martellare questa mattina il Sud della Florida. Poi, nella notte tra oggi e domani si abbatterà con tutta la sua forza qui a Miami. Che ieri, paradossalmente, sembrava più bella, più ordinata, più serena di sempre: come se si fosse voluta preparare in grande stile all' appuntamento con il mostro meteorologico.
fuga da miami per l uragano irma
Ma che cosa resterà delle file di palme e delle aiuole fiorite lungo Brickell avenue, nel cuore della città finanziaria e turistica?
Quale sarà la sorte degli yacht ormeggiati nelle varie marine della baia? Che ne sarà dei grattacieli che si affacciano sul golfo, a cominciare dal più alto, la Panoroma tower, che è ancora in costruzione? Lo skyline metropolitano è costellato di immense gru che, lasciate in balia dei venti, rischiano di trasformarsi in armi micidiali, così come i cartelli stradali, i semafori, i vasi di fiori, e i vetri dei palazzi.
Risucchiata dal vento e poi risputata sulla città, l' acqua del mare rischia di allagare il centro.
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Nelle strade comunque non ci sarà nessuno. I taxi, le metropolitane di superficie e gli autobus si sono fermati ieri sera. Gli ospedali sono stati evacuati. Affollati fino all' ultimo di passeggeri nervosi, gli aeroporti di Miami e di Fort Lauderdale hanno sospeso tutti i voli fino almeno a lunedì mattina. Fino a stasera rimarranno aperti i 43 rifugi pubblici per quanti non hanno trovato altra sistemazione: le tv locali ricordano che si dovrà arrivare nei centri con acqua, coperte e generi di prima necessità per almeno tre giorni. Bisognerà anche prepararsi a una lunga, snervante attesa.
Dopo il passaggio su Miami, Irma promette di diventare più mansueta nel cammino verso Nord, cioè verso la Georgia e la Carolina del Sud. Passerà da Categoria 4 a Categoria 1. Ma i danni saranno inevitabili, così come le vittime: la prima c' è già stata ieri nel sud della Florida, un uomo è morto cadendo a terra mentre stava inchiodando dei pannelli di legno per proteggere le finestre. E nessuno sa quanto durerà il blackout elettrico causato in parte dallo stop per ragioni di sicurezza delle due centrali nucleari del centro della Florida, e soprattutto dai danni ai tralicci e dai corti circuiti provocati da Irma.
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La Casa Bianca, lo stato della Florida e la Fema, l' organismo per la protezione civile, hanno già predisposto un piano per il dopo-Irma, facendo tesoro di altre due calamità naturali, l' uragano Andrews del 1992 e Katrina del 2005. Si cercherà in via prioritaria di ristabilire l' erogazione dell' elettricità per un milione e mezzo di utenti che rischiano di rimanere al buio. Poi si procederà alla ricostruzione grazie allo stanziamento approvato ieri dal Congresso dopo il patto tra Donald Trump e i democratici. Ma qui a Miami nessuno si illude: le cicatrici di Irma non si rimargineranno subito.
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