SPARATORIA A MOSCA
Giuseppe D’Amato per il Messaggero
Attentato alla Lubjanka al cuore dei Servizi segreti russi, l'Fsb, erede del famigerato Kgb di sovietica memoria. Alle 18,10 ora locale, le 16,10 in Italia, uno sconosciuto ha assaltato l'ufficio dove generalmente viene ricevuta la popolazione in pieno centro a Mosca, a poche centinaia di metri dalle strade eleganti dello shopping e dalle piazze in cui si tengono numerosi spettacoli natalizi per intrattenere la folla in giro per le compere di Fine d'anno.
Le ricostruzioni o versioni - anche da parte di enti ufficiali - sono contrastanti, mentre le notizie appaiono frammentarie persino a parecchie ore dall'accaduto.
Di certo c'è che cinque persone sono state ricoverate in ospedale, stando al ministero della Sanità federale. In un primo momento era circolata voce che tre ufficiali dei Servizi segreti federali fossero stati uccisi. Tale notizia è stata, però, smentita dall'Fsb. Secondo alcune fonti l'ucciso è un vigile urbano, mentre secondo altre è un agente dei Servizi, particolare confermato anche da una struttura dell'Fsb. L'assalitore, è stato comunicato, è stato «neutralizzato».
Cosa significhi non è chiaro. Ucciso? Immobilizzato? Non si sa. Sconosciuti sono anche il movente di quanto avvenuto e l'identità della persona neutralizzata. Comunque chi ha aperto il fuoco l'ha fatto utilizzando un'arma automatica, probabilmente un fucile mitragliatore Kalashnikov, secondo l'autorevole testata Rbk.
VOCI NON VERIFICABILI
Le unità di sicurezza, che di solito presidiano in forze il centro della capitale federale, hanno immediatamente isolato l'area e posto in salvo quanti si trovavano in strada negli edifici circostanti nel momento in cui era in atto l'operazione.
Voci non verificabili affermano che, in realtà, chi ha attaccato non era solo: due persone sarebbero state subito uccise, mentre il terzo sarebbe riuscito a barricarsi in un palazzo vicino. Questa ultima versione è stata in un secondo momento ritrattata dall'agenzia Moskva nel mezzo di una incredibile confusione mediatica o, chissà, voluta disinformazione in cui sono da sempre maestri i Servizi segreti russi.
Alcuni video postati sui social mostrano il crepitio della sparatoria e persone armate correre per strada. Cinque ambulanze sono subito arrivate alla Lubjanka. Un testimone oculare ha raccontato di aver «visto un vigile urbano correre giù per la strada, nascondendosi dietro alle macchine».
Secondo il quotidiano Mk l'assalitore ha (o gli assalitori hanno) sparato su una ambulanza, notizia che, se risultasse vera, fa pensare a una scena da Far West in pieno centro proprio nel giorno della grande Conferenza annuale del presidente Vladimir Putin, che, stando ad alcune notizie, si trovava non lontano dal luogo dell'attentato, poiché era andato a fare gli auguri agli uomini dell'Fsb in occasione della festa professionale dei Servizi segreti russi di domani. «Non dobbiamo ha commentato il capo del Cremlino ridurre l'intensità del nostro lavoro, in particolare quello contro il terrorismo. Il terrorismo è un nemico insidioso e pericoloso.
Va combattuto in modo sistematico e decisivo». L'ultima versione è che un terrorista si sia messo a sparare dalla strada su alcune finestre del palazzo per il ricevimento del pubblico presso l'Fsb. La capitale non ha, comunque, perso la sua consueta calma, le feste e lo shopping sono continuati, l'opera Ivan Godunov al teatro Bolshoj, distante circa 400 metri dal luogo dell'attentato, è andata regolarmente in scena.
SERVIZI NEL MIRINO
In passato, negli anni Sessanta, qualcuno tentò di far saltare in aria con una bomba rudimentale la statua di Feliks Dzerzhinskij, fondatore della Ceka la polizia segreta sovietica -, fallendo miseramente. Negli anni di piombo post-Urss si registrò, invece, un attentato dei radicali islamici nella stazione della metropolitana sottostante la Lubjanka. Poco dopo qualcuno mise in atto un'azione contro lo stesso ufficio dell'Fsb con una dinamica simile a quella di ieri.
IL KILLER ROVINA LA FESTA DI VLADIMIR DUE PISTE: LA CECENIA E IL DONBASS
Giuseppe D’Amato per il Messaggero
Il 19 dicembre doveva essere la grande giornata di Vladimir Putin. Da mesi l'Amministrazione presidenziale lavorava alla tradizionale Conferenza stampa di fine d'anno con tanto di relativo show mass mediatico incluso e con l'intera Russia incollata agli schermi televisivi, alla radio o ad Internet.
Ed, invece, questo misterioso attentato alla Lubjanka - uno dei centri nevralgici del potere federale - ha veramente rovinato la festa. Nessuno avrebbe mai potuto immaginarsi una cosa del genere, anche perché gli anni di piombo e dei kamikaze in giro per la capitale sono ormai lontanissimi e non sfiorano nemmeno più la mente della gente.
I NEMICI
Vladimir Putin ha tanti nemici in Patria ed in giro per il mondo. I più noti sono i radicali islamici, cacciati dal Caucaso dopo una sanguinosissima guerra ed inseguiti anche in Siria ed in Libia. I wahhabiti sono stati cancellati con le armi in mano, ma Mosca ha ugualmente aperto un canale di dialogo con la Casa regnante saudita, assai vicina a quella setta religiosa.
Sparatoria alla Lubjanka di Mosca 2
Tanti sono i caucasici, definiti semplici boeviki separatisti, che hanno lottato in passato contro il Cremlino e mal sopportano oggi il pugno di ferro di Ramzan Kadyrov, luogotenente di Putin in Cecenia, accusato a più riprese di violazioni dei diritti umani da varie organizzazioni internazionali. La guerra in Ucraina ha provocato poi una frattura tra le file degli ultranazionalisti russi a cui non piacciono certe posizioni, definite deboli, da parte del Cremlino. Qualche testa calda potrebbe non aver capito la ragione delle recenti aperture nei confronti del neopresidente ucraino Zelenskij e l'incontro a Parigi di una decina di giorni fa. E pensare che alle 12 in punto Vladimir Putin si era presentato davanti a 1895 giornalisti accreditati. Una settantina erano state le risposte date in una maratona durata 4 ore e 19 minuti.
LA CONFERENZA STAMPA
Il piglio? Quello di sempre. Sulla crisi ucraina Putin aveva ribadito che Mosca appoggia in pieno gli accordi di pace di Minsk 2015. Essi non vanno cambiati, altrimenti si sancisce la fine del processo di pace. «Servono colloqui diretti», aveva osservato il presidente, tra Kiev e le due repubbliche popolari filo-russe. Il Cremlino, era stato ribadito, non ha propri uomini o mezzi in Ucraina orientale.
Sparatoria alla Lubjanka di Mosca 1
Per quanto riguarda la spinosissima questione del gas, nelle parole di Putin Mosca e Kiev sembravano su posizioni distanti. Il 31 dicembre scade il contratto per il transito del gas russo sul territorio ucraino verso l'Europa. Si rischia una guerra del gas come nel 2006 e nel 2009 con il blocco delle forniture all'Unione europea. Insomma un bel mal di pancia per Capodanno!
«Con la Cina non abbiamo un'alleanza militare aveva rimarcato Putin - e non abbiamo nemmeno intenzione di crearla. Pechino ha la capacità di costruire un suo Scudo difensivo anti-missilistico, ma con il nostro aiuto impiegherà meno tempo». Con gli Stati Uniti, invece, - fino alle presidenziali del novembre 2020 - non si possono fare programmi.
Sparatoria alla Lubjanka di Mosca
Sulla Libia Mosca è in contatto con entrambi i contendenti: serve trovare una soluzione politica e finire lo scontro militare. La salma di Vladimir Lenin «rimarrà» nel mausoleo sulla piazza Rossa: «Meglio pensare al futuro», aveva aggiunto il presidente. Sulle problematiche costituzionali - forse in futuro - vi sarà una modifica per i due mandati presidenziali «consecutivi». Cosa significa ciò in tanti se lo erano domandati. Putin aveva lasciato la sala e la Russia con questo dubbio: cosa succederà dopo il 2024? Alla fine del suo quarto mandato Putin lascerà il Cremlino? I vari politologi non facevano a tempo a formulare le più diverse ipotesi che gli spari alla Lubjanka facevano passare tutto in secondo piano.
VLADIMIR PUTIN AL TELEFONO vladimir putin
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