L’AUTARCHIA DELLA PASSIFLORA - L’ASSOCIAZIONE DEGLI AGRICOLTORI BRITANNICI LANCIA LA CROCIATA CONTRO I FIORI IMPORTATI, IL CUI GIRO D’AFFARI E’ PASSATO DA 120 A 666 MILIONI DI STERLINE L’ANNO - PER VALORIZZARE I PRODOTTI NAZIONALI, ORA CHIEDONO CHE SU OGNI BOUQUET O PIANTA SIA SPECIFICATA LA PROVENIENZA

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Paola De Carolis per il “Corriere della Sera”

 

PASSIFLORA PASSIFLORA

«Locale e stagionale» è il motto dell'associazione nazionale degli agricoltori britannici che, dopo aver vinto la battaglia su frutta e verdura, rivolge adesso l'attenzione ai fiori. Sui bouquet in vendita dai fiorai, nei supermercati, chioschi e bancarelle non sempre è specificata la provenienza: una carenza che danneggia il consumatore, così come il mercato domestico.

 

Basta uno sguardo alle cifre per comprendere l'importanza della campagna: negli ultimi 35 anni le vendite di fiori britannici sono rimaste praticamente invariate (circa 80 milioni annui). Sono invece aumentate oltre ogni attesa le importazioni dall' estero (da 120 a 666 milioni di sterline ogni 12 mesi). Quegli abitanti del Regno Unito che decidono di portarsi in casa un tocco di natura e colore arricchiscono non i floricoltori del Paese quanto le multinazionali olandesi. Le motivazioni, per quanto si prestino alla retorica post Brexit del «British is best», sono principalmente economiche.

National Farmers Union National Farmers Union

 

«Spesso il consumatore non sa che sta comprando un prodotto che proviene dall' Olanda o dall' Africa», precisa Amy Graham, consulente della National Farmers Union. «È importante che ci sia una maggiore conoscenza dei fiori che vengono coltivati in Gran Bretagna e che il consumatore sia messo nelle condizioni di identificare i prodotti britannici, di fare scelte più informate». L'obiettivo è di rendere l'etichetta sulla provenienza obbligatoria sui fiori così come già lo è su prodotti commestibili.

 

La campagna della Nfu ha tra i suoi sostenitori Simon Lycett, il fiorista dei cinque palazzi reali, ovvero l'uomo che mette insieme le composizioni floreali che adornano i saloni della regina Elisabetta. «Dobbiamo lavorare insieme per informare il pubblico», sottolinea. «In un mondo in cui nei supermercati c'è sempre tutto è grazie a una campagna d'informazione ben articolata che sappiamo quali cibi siano in stagione, quali verdure comprare d'inverno o d' estate. Dovrebbe esserci la stessa conoscenza sui fiori. Se in Gran Bretagna abbiamo una lunga e illustre storia di fiorai è anche per via dei fiori che cresciamo nei nostri giardini».

National Farmers Union National Farmers Union

 

Come ogni campagna che si rispetti nell'era dei social media quella sui fiori britannici ha un suo hashtag, #grownnotflown, ovvero cresciuti e non trasportati in aereo, uno slogan che sarà in evidenza durante quello che è l'appuntamento più importante del calendario della floricoltura Made in Britain: il Chelsea Flower show, che apre i battenti questa settimana. «Bisogna considerare anche il costo per l' ambiente», precisa un portavoce della Great British Flowers. «Dobbiamo cercare di ridurre le miglia aeree dei nostri bouquet».

 

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