1. SINWAR È MORTO, HAMAS RESTA MA È TRASFORMATO
Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”
I SOLDATI ISRAELIANI DAVANTI AL CADAVERE DI YAHYA SINWAR A RAFAH
Se di Yahya Sinwar rimarrà un’immagine precisa, non sarà quella del suo cadavere sotto le macerie, quella dei suoi denti nella bocca semichiusa, della testa spaccata, del corpo morto che non può più pensare piani criminali, ma sarà quella del suo corpo vivo, vivissimo, su un palco con un bambino in braccio mentre gli spinge addosso un fucile, promessa e condanna del martirio.
Le immagini del cadavere di Sinwar sono uscite poco dopo che la notizia iniziava a circolare. Quando ormai la diceria si trasformava in sospetto e il sospetto in conferma, il corpo del terrorista era già pubblico, oggetto di studi, di confronti, di verifiche, prima che arrivasse il risultato del Dna, l’unico in grado di confutare ogni dubbio.
Non sono stati i canali ufficiali a diffondere le foto, ma in qualche modo qualcuno ha deciso che Sinwar morto dovesse essere visto da tutti, quasi per vendetta delle vittime del 7 ottobre […]. Ma è stato mostrato anche perché quel corpo adesso può avere un peso negoziale, può essere scambiato per gli ostaggi che da più di un anno sono prigionieri a Gaza.
[…] Sinwar è morto, Hamas rimane. Il suo uomo più in vista adesso è Khaled Meshaal, che avrebbe voluto prendere il posto di Ismail Haniyeh, quando era stato eliminato, lui sì, con un omicidio mirato mentre si trovava in un palazzo di Teheran gestito dai pasdaran.
MEME SULLE UCCISIONI DI HANIYEH, NASRALLAH E SINWAR
Meshaal, che già è stato leader dell’ala di Hamas che viene definita politica, era pronto a riprendere il suo posto, ma ha dovuto obbedire alla decisione di Sinwar, che ha accentrato nelle sue mani tutto il suo potere: quello militare e quello politico, togliendo ogni divisione tra le due frange di Hamas.
Se esiste una differenza tra le leadership del gruppo nato nella Striscia non è tanto tra quella politica e quella militare, ma tra quella interna e quella esterna: tra chi era rimasto a Gaza e chi invece aveva preferito trasferirsi in Qatar o in Turchia.
attacco di hamas del 7 ottobre 3
Per Sinwar, che mai sarebbe stato disposto a lasciare la Striscia, questa differenza era fondamentale e dopo la morte di Haniyeh aveva deciso di escludere la leadership esterna, soprattutto perché non aveva mai apprezzato Meshaal, nato in Cisgiordania, in un villaggio non lontano da Ramallah e che sin da bambino aveva trascorso la maggior parte della sua vita tra il Kuwait e il Qatar: per uno nato a Khan Younis, a Gaza, come Sinwar, Meshaal era uno straniero, non degno di guidare Hamas.
il corpo di yahya sinwar a rafah
Sinwar aveva iniziato la costruzione dell’asse con l’Iran e l’aveva portata avanti trasformandola in un’alleanza vincente che aveva consentito al gruppo di crescere e di arricchirsi, di aggiungere i missili di Hezbollah e degli Houthi in sincrono alla sua guerra contro Israele. Meshaal è molto più vicino al Qatar, non meno pericoloso dell’Iran, ma per Sinwar meno utile.
La leadership di Hamas può ricostruirsi, è una coda di lucertola sempre pronta a rinascere, ma è difficile riprendersi dalla fine di Sinwar, i cui piani militari ora sono detenuti da suo fratello Mohammed, che nel 2006 aveva rapito Gilad Shalit, il soldato israeliano per la cui liberazione Israele fu pronto a scarcerare più di mille terroristi, incluso Yahya. […]
2. IL FRATELLO POSSIBILE SUCCESSORE MA GAZA È IN MANO AI CANI SCIOLTI
Estratto dell’articolo di Fabio Tonacci per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/esteri/2024/10/18/news/gaza_cosa_succede_dopo_morte_hamas-423562568/
gli israeliani recuperano frammenti di ossa al kibbutz di be eri
Hamas a Gaza non c’è più. L’uccisione di Yayha Sinwar ne ha decapitato insieme il vertice politico e militare, cancellando la speranza del movimento islamista di ipotizzare una sopravvivenza attraverso il conflitto armato. A combattere nella Striscia sono rimaste poche unità delle brigate al-Qassam, definite da fonti palestinesi «cani sciolti senza più coordinamento e strategia». E senza neanche reale contezza di dove siano tenuti in questo momento i 101 ostaggi israeliani, considerando i vivi e i morti, da barattare sul tavolo della trattativa per il cessate il fuoco.
L’unico che potrebbe prendere il posto di Sinwar a Gaza è suo fratello Mohammed. I due hanno condiviso il piano del massacro del 7 ottobre insieme con il comandante Deif (la cui morte annunciata dalle autorità israeliane non è stata confermata), ma Mohammed non è un leader naturale, né un carismatico come il fratello.
I DENTI DEL CADAVERE A GAZA E QUELLI DI SINWAR
[…] La vera domanda da porsi, ora, è: cosa farà Hamas per provare a garantirsi un futuro politico nel quadrante del Medio Oriente? Sarebbe da ingenui pensare che il movimento islamista fondato dallo sceicco Yassin nel 1987 muoia sotto ai calcinacci di quell’edificio di Rafah abbattuto, come l’ultimo dei suoi leader. […] Hamas non finisce con Sinwar. […]
Il primo passo sarà indicare un successore ad interim […], prologo della nomina vera e propria che sarà decisa dall’Ufficio politico e dal Consiglio della Shura. Due sono i nomi che si fanno in queste ore per prendere il posto di Sinwar. Il primo è quello del sessantottenne Khaled Meshal, che ha già occupato la carica di presidente di Hamas dal 1996 al 2017, quando lasciò il bastone del comando a Haniyeh.
[…] A differenza di Sinwar non ha buone relazioni con gli sciiti iraniani, con i siriani e con Hezbollah, e questo potrebbe essere la ragione per far cadere la scelta su di lui. Secondo alcuni osservatori, infatti, l’unica possibilità che ha Hamas di sopravvivere al 7 ottobre è accettare il sistema politico palestinese, riconoscendo quindi l’autorità di Abu Mazen e chiedendo di entrare nell’Olp.
IL DOCUMENTO DELLA GUARDIA DEL CORPO DI SINWAR - INSEGNANTE DELL AGENZIA ONU UNRWA
«Non è un caso che una settimana fa», riferisce a Repubblica una fonte palestinese, «al Cairo si è tenuta una riunione tra emissari dell’Olp e l’ala di Hamas anti-Sinwar. Stavano discutendo dei passi da compiere, sicuri che Sinwar sarebbe stato ucciso o catturato dagli isaeliani, prima o poi». In quest’ottica, nominare Meshal potrebbe portare a una riapertura seria delle trattative con Israele per gli ostaggi e il cessate il fuoco, propedeutica a un piano politico per il day after che, per quanto riguarda Hamas, non potrà contemplare e non contemplerà alcun ruolo o ritorno a Gaza.
attacco di hamas del 7 ottobre 4
Il secondo nome è quello di Musa Abu Marzuq, classe 1951, già membro dell’ufficio politico di Hamas (ne è stato vicepresidente dal 1997 al 2014) e candidato anch’esso papabile per cercare l’aggancio salvavita con l’Olp. Non viene dato molto credito, invece, all’ipotesi che il comando di Hamas possa passare al ventriloquo di Sinwar, quel Khalil al-Hayya, 64 anni, che trasferiva al movimento gli ordini del capo rintanato a Rafah. Al-Hayya è un irriducibile fondamentalista, che ha più volte definito l’attacco ai kibbutz «necessario per riportare la questione palestinese sul tavolo». Nel 2022 è andato di persona in Siria a incontrare il presidente-dittatore Assad […]«Stavolta non sceglieranno un estremista per la successione », si dicono convinti gli analisti palestinesti. «L’ultimo è stato Sinwar».
Hamas Khaled Meshal attacco di hamas del 7 ottobre 1 IL PRESUNTO CADAVERE DI YAYA SINWAR attacco di hamas del 7 ottobre 2 attacco di hamas al kibbutz di be eri 3 attacco di hamas del 7 ottobre 5 attacco di hamas al kibbutz di be eri 4 ISMAIL HANIYEH - YAYA SINWAR Yahya Sinwar attacco al kibbutz di be eri amman khaled meshal 2 Hamas Khaled Meshal il video del sequestro delle soldatesse israeliane da parte dei terroristi di hamas il 7 ottobre BENJAMIN NETANYAHU ANNUNCIA LA MORTE DI YAHYA SINWAR