1 - NOSTALGIA DEI BANCHI A ROTELLE
Paolo Griseri per “la Stampa”
Era un' estate calda e spensierata. Gli italiani erano tornati sulle spiagge.
Sotto gli ombrelloni, del virus si parlava poco. Se non per un tema che accendeva appassionate discussioni: i banchi a rotelle. Sarebbero stati utili? Le aziende sarebbero state in grado di produrne milioni per consentire all' alunno A di distanziarsi dall' alunno B?
i banchi singoli con le rotelle
Una discussione appassionante. E, diciamolo, del tutto inutile. L' estate degli italiani era finita presto, travolta dai numeri della seconda ondata. Le scuole avevano riaperto senza banchi rotanti e gli italiani avevano scoperto che il vero problema era arrivarci, in classe. Che le ruote di cui occuparsi erano quelle degli scuolabus. E che forse la soluzione migliore sarebbe stata, per esempio, quella dei doppi turni.
lucia azzolina a frosinone per la vendemmia
La ministra Azzolina avrebbe dovuto organizzarli per tempo nell' estate delle rotelle. Ma non ci aveva pensato. Ora diverse Regioni alzano bandiera bianca e chiedono che gli studenti se ne restino semplicemente a casa. La resa ha un nome, anzi una sigla: "Dad". Il cambio di stagione si porta dietro la rivoluzione delle parole: dalla didattica a rotelle alla didattica a distanza.
2 - POVERI RAGAZZI DEL LOCKDOWN
Giordano Bruno Guerri per “il Giornale”
Se potessi scegliere fra Azzolina che vuole mandare tutti a scuola e i governatori che preferiscono l' insegnamento a distanza, sceglierei la ministra, perdonandole persino i banchi a rotelle.
giordano bruno guerri foto di bacco (2)
L' esperienza della clausura di primavera ha disarticolato menti e comportamenti di molti genitori, costretti a sostituirsi questa è stata la realtà sia agli insegnanti sia ai figli: soffrendo davanti allo schermo per incapacità, per frustrazione, per nervosismo, per disabitudine. Ce lo raccontiamo sempre, un po' compiaciuti, fra babbi e mamme, spesso senza riuscire a valutare abbastanza il danno subito dai nostri figli, specialmente dai più piccoli.
banchi con le rotelle usati come autoscontro 9
Se proviamo pena a vederli entrare a scuola - e uscire qualche ora dopo - sempre con la mascherina, è molto più difficile valutare la pena che provano loro, ma ancora di più quella che hanno provato in clausura.
Bambini e ragazzi, specialmente i piccoli, sono molto capaci di adattamento alle situazioni, possono abituarsi a giocare e studiare mascherati, possono anche abituarsi a stare sempre a casa, ma non possono sapere neanche noi lo sappiamo quale danno sia stato nella loro psiche e nel loro futuro la mancanza di contatto con i compagni, di insegnamento vero, di rapporti. È probabile che ne risentano a vita, bollati e autobollati come «la generazione del lockdown», tanto più se la situazione si ripeterà.
Giuseppe Conte e Lucia Azzolina by Osho
E allora, tutti a scuola a contagiarsi e a contagiare? Non dico questo, come non dico che debbano rimanere a casa. A dirla franca ho pena per chi, in questo momento, ha delle certezze e sa per certo cosa si dovrebbe fare. Ci muoviamo in un terreno sconosciuto, misterioso, e si tratta di scegliere fra il rischio della malattia e la certezza di una mutilazione psicologica, mentale, cognitiva.
Non invidio chi ha la ricetta buona per tutti. Non invidio neanche me stesso, per le mie incertezze, ma in questa atmosfera soffocante di imposizioni dall' alto (però con l' incapacità di imporre con forza e senza discussioni), mi trovo a sfoderare un antico spirito libertario: che siano i genitori a decidere, insieme ai loro figli abbastanza grandi. Cioè, chi vuole mandarli a scuola li mandi, ma poi si impegni a tenerli in casa, niente uscite, niente sport, niente attività extrascolastiche, per ridurre il rischio di contagio.
E chi vuole e può tenerli a casa li tenga, ma seguendo la loro attività didattica, che una scuola minimamente efficiente dovrebbe poter garantire anche a distanza, basta un collegamento con l' aula. Di certo avremo almeno salvato, in questa sciagura, un minimo di libertà. È l' esempio migliore che possiamo dare ai nostri figli. (Non risponderò alle obiezioni possibili e numerose e giustificate, le conosco, e nessuno ha la ricetta sicura. Tanto meno io).
bambini al termoscanner bambini coronavirus 4 DIDATTICA A DISTANZA bambini a parigi