Valeria Arnaldi per “il Messaggero”
Derubati o maltrattati in casa, spesso proprio dalle persone che dovrebbero assisterli. Il 56% delle famiglie dichiara di aver subito furti da parte dei lavoratori domestici.
Il 48,9%, racconta casi di abbandono dell' assistito, maltrattamenti fisici, segregazione della persona non autosufficiente, fino ad arrivare al tentato omicidio. Il 14,5% afferma di essere stato vittima di stalking o minacce, truffa, ricatti, prelievo non autorizzato con il bancomat o carta di credito.
È un quadro a tinte decisamente fosche quello che emerge da un' indagine a campione condotta da Domina-Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico in collaborazione con Fondazione Leone Moressa, sulle famiglie associate con Domina che avevano dichiarato di aver subito un' ingiustizia dal proprio lavoratore.
Di questo campione, sei nuclei familiari su dieci hanno avuto esperienze con una badante - il 54% ha a che fare con persone non autosufficienti - il 30% ha assunto una colf e il 9% una baby sitter. Più della metà delle famiglie sentite - il 56% appunto - ha affermato di essere stata vittima di furti da parte dei lavoratori domestici.
Perlopiù, a essere stati rubati sono stati generi alimentari - il 41,1% dei casi - seguono, con il 37,2%, vestiario o biancheria. Poi, con il 21,7%, denaro o oggetti preziosi. Il 14,5% degli intervistati parla di reati che vanno da violazione di domicilio da parte di terzi a stalking, da circonvenzione di incapace a testamenti viziati, intestazione di beni di famiglia, depauperazione del patrimonio, ricatti. Si arriva poi ai maltrattamenti fisici. A fronte di tale scenario, la percentuale di denunce è bassa.
Nel caso dei furti, interessa solo il 6,3%. Il dato sale al 18,9% in materia di reati e al 40,8% per gli altri episodi gravi, dall' abbandono dell' assistito alle molestie. La quota di licenziamenti in seguito a episodi criminosi va dal 30 al 50%: è il 38% per furti, il 49,1% per reati penali, il 31,3% negli altri episodi. Circa una famiglia su due non fa nulla in caso di furto.
NESSUNA REAZIONE
E a non reagire è una su tre quando si tratta di reati. «La gente non si accorge dei furti quando sono piccoli - spiega Lorenzo Gasparrini, segretario generale Domina - ma solo quando diventano consistenti. Le denunce sono poche. Le cause varie. Non si denuncia perché gli ammanchi sono poco rilevanti o perché mancano le prove.
Un fattore importante è il lavoro in nero. Le persone preferiscono non autodenunciarsi per aver assunto una persona in modo non regolare. Le famiglie italiane non sono abituate a denunciare questi episodi, a volte incide anche la vergogna». Il 46,9% afferma infatti che non vale la pena denunciare. Il 25,4% sottolinea di non averlo fatto per mancanza di prove.
SENTIMENTI
Poi c'è la paura di ritorsioni, proprio per le assunzioni in nero - il tasso di irregolarità, in crescita, è al 58,3% - o per le integrazioni che vengono fatte in modo non regolare. Il 9,9% ha paura di ritorsioni perché ha ricevuto minacce. Il 6,4% non denuncia per inesperienza. Questi reati, pure quando appaiono poco rivelanti, possono incidere in maniera significativa sulla vita della famiglia e, in particolare, dell' assistito. Ad essere rubati, in molti casi, sono oggetti che hanno un grande valore affettivo.
E c' è la sensazione del tradimento perché la truffa viene eseguita da una persona che è stata accolta in casa, con cui si crede di avere un rapporto basato sulla fiducia. I reati non sono commessi solo dai lavoratori domestici ma anche dai datori di lavoro. Il 12% delle famiglie dichiara di essere a conoscenza di episodi di questo tipo.
Nel 29,5% dei casi si tratta di molestie. Nel 27,9% di aggressività verbale. Seguono discriminazione, con il 23%, percosse, con l' 11,5%. «Quando assumiamo una badante o una colf per i nostri cari - conclude Gasparrini - è bene fare verifiche, facendo spesso visite e telefonate per controllare la situazione e mantenendo anche il rapporto con i vicini di casa».