Sono gravi e sconcertanti le accuse che sono all’origine dell’allontanamento di don Alberto Bastoni dalla Diocesi di Ascoli, comunicato ieri dal vescovo Giovanni D’Ercole. La notizia che qualcosa c’era nell’aria è cominciata a circolare già nel corso della giornata di sabato. Ieri è arrivata la conferma attraverso la nota della Diocesi che, seppur senza entrare nei dettagli scabrosi della vicenda, ha portato definitivamente a galla quanto sta accadendo ad un sacerdote in servizio ad Ascoli e precisamente nella parrocchia del Carmine, all’inizio di corso Mazzini, in pieno centro, dove fino a qualche giorno fa svolgeva attività, anche con funzioni di vice parroco.
Sono due le Procure che hanno indagato sui comportamenti di don Alberto Bastoni, quella di Ascoli e quella di Ancona. Il sacerdote è stato iscritto al registro degli indagati dalla magistratura ascolana per l’ipotesi di reato di detenzione e cessione di piccoli quantitativi di cocaina; da quella anconetana per detenzione, scambio di materiale pedopornografico, frequentazione di siti e chat di internet contenenti immagini e video di minorenni ritratti in atteggiamenti a sfondo sessuale.
Accuse molto gravi, soprattutto alla luce del fatto che coinvolgono un uomo di chiesa al quale la Diocesi di Ascoli, ed il vescovo Giovanni D’Ercole in particolare, aveva dato fiducia accogliendolo dopo lo scandalo: il primo era infatti scoppiato diversi anni fa, nel 2012, quando Bastoni era parroco a Collevalenza, in provincia di Perugia. Dopo un periodo tranquillo nel Piceno, all’incirca tra il 2016 e il 2020, ieri la conferma che qualcosa non va.
L’impianto accusatorio delle due Procure è fondato sul lavoro svolto dai carabinieri che, dopo aver colto il sacerdote con una persona in circostanze equivoche, hanno sottoposto a perquisizione la sua abitazione.
giovanni d’ercole papa francesco
Un’indagine che ha consentito di acquisire elementi per accusarlo di aver acquistato sostanze stupefacenti, nel caso specifico cocaina, un po’ come nel 2012 in Umbria. La droga sarebbe stata per uso personale ma il sacerdote originario di Rimini l’avrebbe anche ceduta in alcune occasioni a persone a titolo di regalia, in occasione di incontri. Feste alle quali, allo stato, non è comunque emerso partecipassero minorenni, né che questi randez-vous fossero caratterizzati da violenza o costrizioni di sorta.
don alberto bastoni paolo brosio
Si segnala piuttosto la presenza di soggetti equivoci e tra questi probabilmente anche la persona con la quale don Bastoni sarebbe stato trovato in un appartamento della vallata del Tronto. Nel complesso non si parla comunque di grandi quantitativi di droga ma solo di alcune cessioni in occasione di conviviali con altri soggetti sulle cui posizioni sono in corso approfondimenti investigativi, così come si cerca chi gli ha venduto la droga. Ma c’è di più.
Nei suoi computer è stato trovato materiale pedopornografico scaricato, a quanto emerge, da siti internet e riguardante immagini e video di minorenni anche a sfondo omosessuale. Anche in questo caso, non si parla di grandi quantità: ma comunque c’erano, questa almeno è l’accusa dalla quale dovrà difendersi don Bastoni.