Luigi Biagi per "Il Messaggero"
Acqua e farina possono rendere come l'oro se si sa come gestirli. Soprattutto se gli introiti non vengono dichiarati al Fisco per anni, anche se alla cassa si emettono gli scontrini.
Forse pensava di farla franca un panettiere di Artena, a pochi chilometri da Roma. Invece i finanzieri di Colleferro lo hanno scovato e denunciato. Alla stessa persona le Fiamme Gialle hanno sequestrato il laboratorio aziendale e due abitazioni che si trovano nella cittadina.
Il valore degli immobili è stato stimato in 1,2 milioni di euro, pari cioè alla somma dell'imposta sui redditi e dell'Iva che secondo i finanzieri doveva essere pagata allo Stato e che sarebbe stata evasa.
Chi ha frequentato il locale per fare acquisti non poteva sospettare niente: dopo il pagamento alla cassa, il cliente riceveva lo scontrino. Le indagini però hanno fatto emergere che per cinque anni i redditi non sarebbero stati comunicati all'Agenzia delle Entrate. Dal 2015 al 2019 il titolare non avrebbe, dunque, presentato dichiarazioni fiscali né dichiarazioni Iva.
Durante le indagini, inoltre, l'imprenditore non ha consegnato la documentazione amministrativa e contabile. Come ricostruire il giro d'affari senza la documentazione? E come quantificare le tasse non pagate?
I militari di Colleferro l'hanno fatto partendo dalla quantità di materie prime acquistate e lavorate nel corso degli anni, arrivando così a stimare che in cinque anni il fornaio avrebbe occultato al Fisco 4,4 milioni di euro, su cui non avrebbe pagato le tasse né 350 mila euro di Iva.
Il gip del Tribunale di Velletri ha quindi accolto la richiesta della Procura veliterna e disposto il sequestro preventivo dei beni. Quegli immobili in futuro potranno essere confiscati qualora il panettiere sia condannato in via definitiva.
Intanto l'uomo è stato denunciato per i reati di occultamento delle scritture contabili, dichiarazione infedele e omessa presentazione delle dichiarazioni dei redditi e dell'Iva.
L'ATTIVITÀ
Nessuna irregolarità sarebbe infine emersa rispetto ai dipendenti che lavorano nel negozio. Ad Artena ci sono molti forni, diversi dei quali portano il pane nella capitale. Quando la notizia si è diffusa nel paese, tutti i laboratori erano attivi e i residenti sono rimasti sorpresi perché nessun panificio è rimasto chiuso né sono comparsi cartelli di sequestro sui negozi aperti.
Ma anche a questo c'è una spiegazione. Il sequestro è stato eseguito qualche settimana fa con la finalità di rendere indisponibili i beni e salvaguardare la possibilità di un eventuale recupero delle tasse. Intanto al forno è stato consentito di proseguire l'attività. Dunque i clienti non si sono accorti di niente.