Estratto dell’articolo di Filippo Di Giacomo per “il Venerdì di Repubblica”
In Belgio, molti sono convinti che il Papa abbia affrontato e smascherato il tranello preparato da una élite iper-secolarizzata e massoneggiante che da decenni domina anche nelle due università cattoliche di Leuven e Louvain la Neuve. L'invito ad andare in Belgio era stato rivolto al Pontefice dalle autorità accademiche e caldeggiato sia dal re sia dal governo di Bruxelles per solennizzare il seicentesimo anniversario della più antica università cattolica al mondo, fondata da papa Martino V nel 1425.
Tuttavia, nelle settimane precedenti la visita, sui media vigeva l'opinione che il Paese si apprestasse a ricevere la visita del presidente dell'"internazionale dei pedofili". Come annota Rik Torfs, canonista e rettore emerito di Leuven, il Papa non è caduto nella trappola mediatica e con fermezza e senza tentennamenti ha affrontato l'argomento sia pubblicamente sia in un lungo e sentito incontro con i rappresentanti delle vittime.
Ma la trappola più "perigliosa" lo attendeva a Leuven, dove in una sala da duecento posti riempita da autorità e politici […] il rettore Luc Sels ha ammannito al Papa una lezioncina basata sul convincimento che teorie e prassi dell'Occidente secolarizzato debbano diventare teorie e prassi del cattolicesimo globale: un esempio di intolleranza in nome della tolleranza.
Stesso copione il giorno dopo nell'Università francofona, quando la contestazione scritta è stata distribuita ai giornalisti appena tre-quattro minuti dopo l‘inizio del discorso del Papa. Professori e studenti delle due università nel frattempo affollavano strade e piazze delle due cittadine e lo applaudivano. Scrive Rik Torfs: «A differenza delle generazioni di cattolici scettici e cinici attualmente al potere, non è che giovani senza complessi e frustrazioni si rivelano più aperti e tolleranti»?
Papa Francesco re Philippe e la regina Mathilde in belgio