Giuseppe Pietrobelli per https://www.ilfattoquotidiano.it
Una settimana fa a Venezia era rimbalzata la notizia secondo cui era il ministro della Cultura, Dario Franceschini, a sostenere il blocco immediato delle Grandi Navi, ovvero la decisione di impedirne dal 5 luglio il passaggio per il Canale della Giudecca. Ne era seguita la levata di scudi dei sindacati, dei portuali, di Luca Zaia e di Luigi Brugnaro, tutti contrari alla messa al bando e più favorevoli a una soluzione intermedia, con attracchi a Marghera dal 2022. Ma adesso si capisce la ragione di tanta fretta.
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“Purtroppo la decisione dell’Unesco è nell’aria da tempo. – dichiara il ministro – È l’annuncio di una possibile decisione del Comitato Mondiale di metà luglio riguardo l’inserimento di Venezia nella lista del patrimonio in pericolo. Sarebbe una cosa molto grave per il nostro Paese”. Ecco perché si voleva evitare uno schiaffo dal massimo organismo culturale mondiale, proprio nei giorni in cui Venezia sarà al centro dell’attenzione di tutto il mondo ospitando presso l’Arsenale il G20 dei ministri economici.
LUCA ZAIA MATTEO SALVINI E LUIGI BRUGNARO A VENEZIA CON L'ACQUA ALTA
“Credo che non ci sia più tempo per esitare”, ha dichiarato Franceschini che a marzo aveva per primo lanciato la notizia della linea adottata dal governo: un concorso di idee per trovare una soluzione offshore. “Abbiamo già fatto un passo importante con l’ultimo decreto legge sulla destinazione definitiva dell’approdo delle grandi navi fuori laguna. – spiega – Adesso ritengo che vada fatto qualcosa di più, come impedire da subito il passaggio delle grandi navi nel Canale della Giudecca”. Una strada obbligata, a questo punto.
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Sono alcuni anni che Venezia cerca di evitare di finire nella lista, che sarebbe anche la dimostrazione di come gli amministratori non siano riusciti a tutelare un patrimonio unico al mondo. Il sindaco Luigi Brugnaro aveva presentato un dossier che aveva convinto solo in parte l’Unesco. Le contestazioni non riguardavano solo le Grandi Navi che passano indisturbate davanti a San Marco, nonostante siano state messe al bando dal 2012, con il decreto Clini-Passera, che vietava il transito ai natanti con una stazza superiore alle 40mila tonnellate.
C’era anche l’incapacità di tenere sotto controllo un turismo di massa sempre più aggressivo e lo spopolamento continuo e irreversibile del centro storico. A queste accuse si era replicato indicando l’ipotesi di far attraccare le navi da crociera a Marghera e di scavare il Canale Vittorio Emanuele per arrivare a Marittima, evitando il Bacino di San Marco.
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Tutti i veneziani però sanno che per questa soluzione ci vuole tempo, ammesso che si accetti di intervenire sui fondali. I tentativi di tenere sotto controllo i flussi turistici, addirittura con tornelli per regolare gli accessi e con prenotazioni, è fallito prima ancora di cominciare. Velenoso il commento di Luciano Mazzolin, portavoce dei No Grandi Navi: “Fanno bene a mettere Venezia nella ‘lista nera’, perché noi stiamo prendendo in giro l’Unesco da anni. E mi riferisco alle promesse non mantenute, di Brugnaro, Zaia e dei governi che si sono succeduti senza mai prendere una decisione”
La pandemia, che adesso tutti invocano come un alibi, ha dato a Venezia un anno senza turismo. Ma il tempo non è stato utilizzato per mettere in cantiere soluzioni. Adesso l’Unesco è pronta a prenderne atto e il governo cerca di correre ai ripari, per evitare una figuraccia mondiale. “Si acceleri la predisposizione degli approdi alternativi transitori e si indichi una data certa” dichiara Pierpaolo Baretta (Pd), già candidato sindaco e sottosegretario.
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“Solo dando risposte compatibili con le esigenze dell’ambiente e del lavoro, daremo un futuro alla nostra città”. Nicola Pellicani, deputato dem: “Gli ultimatum dell’Unesco non sono una novità e c’era da aspettarselo. Il Parlamento ha individuato con una legge approvata nel maggio scorso, quindi qualche settimana fa, una soluzione definitiva portando le grandi navi fuori dalla laguna con un porto off shore che dovrà essere individuato attraverso un bando di concorso”. Il problema è il tempo che servirà per arrivare a quella soluzione. L’Unesco sembra aver deciso che è ormai scaduto.
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