Lirio Abbate per “www.espresso.larepubblica.it”
RIINA BAGARELLA COI FIGLI AL MARE
A guardarli così, in una foto quasi ingiallita e inedita, sembrano una famiglia normale. Invece il protagonista di questo eccezionale documento è Totò Riina (a sinistra), il capo di Cosa nostra, l’uomo che ha ordinato migliaia di omicidi, molti dei quali li ha pure eseguiti di persona, e poi le stragi. E con lui il cognato, Leoluca Bagarella, assassino di professione, sanguinario per passione.
La foto che “l’Espresso” pubblica in esclusiva sembra scattata con una Polaroid e potrebbe risalire all’estate del 1979.Entrambi in questo periodo erano latitanti. Il 21 luglio di quell'anno Bagarella aveva ucciso il commissario Boris Giuliano, sparandogli alle spalle. A settembre verranno assassinati il giudice Cesare Terranova e il maresciallo Lenin Mancuso.
Riina è rimasto in fuga per 24 anni, fino all'arresto del gennaio 1993. Come ha sostenuto Tommaso Buscetta, soltanto un potere superiore, una “entità”’, poteva assicurargli una latitanza così lunga e serena. Riina l’ha condivisa con la moglie, Ninetta Bagarella, e i quattro figli: Maria Concetta, nata nel 1974, Giovanni (1976), Salvatore Giuseppe (1977) e Lucia (1980). Tutti, incredibilmente, partoriti in una clinica di Palermo e registrati all’anagrafe.
Nel periodo di questa foto, Riina viveva a Mazara del Vallo, in una villetta a pochi passi dal lungomare. Era protetto dai boss trapanesi, suoi alleati fidati da sempre. E passava le estati nei lidi fra Mazara e Triscina. Come dice lo stesso Riina, intercettato nella cella di Opera, stava «in villeggiatura» con tutta la famiglia e con suo cognato Bagarella. Lo stesso mare e la stessa spiaggia in cui adesso “villeggia” il capomafia trapanese latitante Matteo Messina Denaro.
Un boss stragista amato da gran parte dei trapanesi, perché capace di creare consenso sociale, che potrebbe tuffarsi tra bagnanti e turisti, senza che nessuno possa accorgersi di avere accanto il ricercato numero uno. Che utilizza la stessa strategia mafiosa messa in atto da Massimo Carminati a Roma. Grazie ai soldi e alla paura, tengono in pugno i politici e gli imprenditori fanno da prestanome. Il modo nuovo di imporre lo stesso potere criminale.
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