Estratto dell’articolo di Monica Serra per “la Stampa”
Non poteva vestire come le compagne di classe, chattare con loro sui social, usare Instagram, uscire da sola, se non per andare a scuola. E tutte le volte che si opponeva alle rigide regole imposte dalla famiglia pakistana, erano pugni forti sulla schiena.
I lividi facevano male, ma erano difficili da scorgere per compagne e professori. Finché non è stata proprio lei, la vittima, una sedicenne pakistana cresciuta con la famiglia in Valsugana, in provincia di Trento, a mostrarli. A confidarsi con una docente dell'istituto superiore che frequenta.
Subito l'insegnante si è rivolta al dirigente scolastico e la segnalazione è arrivata alla procura e ai carabinieri di Borgo Valsugana. Che, per prima cosa, hanno messo in sicurezza la adolescente, affidandola alle cure di una comunità protetta. Poi, dopo l'ascolto della vittima con l'assistenza di uno psicologo, su richiesta della procura diretta da Sandro Raimondi, il giudice per le indagini preliminari di Trento ha disposto, nei confronti del padre e dei due fratelli maggiori, il divieto di avvicinarsi alla sedicenne. Tutti e tre sono accusati a vario titolo di maltrattamenti, lesioni e stalking.
L'intervento è stato immediato, ed è arrivato prima che si realizzasse la minaccia peggiore: tornare in Pakistan ed essere costretta a un matrimonio combinato che non voleva, appena compiuti i diciotto anni.
[…]
La sedicenne della Valsugana si è salvata. Ma i suoi terribili racconti non sono molto diversi da quelli delle altre vittime che conosciamo. Bastava un semplice gesto della ragazza, il rifiuto di scaldare la minestra, di servire il pranzo al fratello maggiore, per scatenare l'ira dei tre indagati.
Così da almeno tre anni, da quando aveva iniziato a crescere, a notare le differenze con l'esterno, a confrontarsi con le coetanee a scuola. Uno dei due fratelli è anche accusato di stalking, perché pedinava la vittima, le impediva di incontrare le compagne di classe, le controllava di continuo il cellulare. […]