Anna Lombardi per “la Repubblica”
Il boia metterà fine all' atroce vita di Lisa Montgomery l' 8 dicembre. E chissà se la scelta del giorno in cui i cattolici festeggiano l' Immacolata Concezione è un caso: o una tragica beffa. E se è coincidenza pure l' annuncio di voler mandare una donna al patibolo dopo 67 anni, fatto dal Dipartimento di Giustizia sabato sera: mentre in 400 città si marciava in difesa dell' aborto.
Sì, perché Montgomery, 52 anni, è la folle assassina che a Skidmore, Missouri, nel 2004 strangolò con un cavo elettrico rosa la 23enne incinta Bobbie Joe Stinnett. Sventrandola, mentre ancora respirava, per rubarle la bambina dal grembo e spacciarla per sua. Una storia orribile, simbolo del malessere che da sempre stagna nella pancia dell' America profonda.
A essere maledetta, infatti, è l' intera vita di Lisa. Violentata dal patrigno fin da quando aveva 13 anni, con la complicità della madre, scappa di casa a 18, si sposa, ha due figli. Il marito la picchia e lei scappa, divorzia, si sposa di nuovo. Ha altri due figli: finché nel 1990 si fa sterilizzare. Pure il secondo marito è un violento: che minaccia di lasciarla e di levarle i ragazzi. Lei s' inventa più volte di essere incinta. E non sapendo più come uscirne, il 16 dicembre 2004 massacra la povera Bobbie: allevatrice di cani conosciuta in rete e adescata con la scusa di adottare un cucciolo.
Lisa invece torna a casa con la neonata: e racconta al marito di aver partorito in un centro commerciale della vicina Topeka. Dura 24 ore: la polizia la rintraccia e restituisce al legittimo padre la bimba, Victoria Jo, oggi 16 anni. In tribunale a Lisa viene affibbiato un pessimo avvocato d' ufficio: Frederick Duchardt, così incapace da mandare a morte almeno tre clienti. La difende sostenendo che soffre di gravidanze isteriche: impossibili, dopo la sterilizzazione.
«Lisa si è dichiarata colpevole, passerà la vita in prigione. Non c' è motivo di ucciderla: la malattia mentale scatenata dai traumi vissuti da bambina rendono la sua esecuzione una grave ingiustizia», dice ora Kelley Henry, l' avvocatessa che promette di battersi per lei fino all' ultimo.
Certo, a due settimane dalle elezioni, l' amministrazione vuol esibire il suo pugno duro. D' altronde, già a luglio le esecuzioni federali sono riprese dopo 17 anni di moratoria non scritta, per volere di Trump. E da allora già nove condannati sono stati ammazzati. Ma giustiziare una donna è più inusuale. Se è vero che nelle prigioni statali ci sono 53 condannate in attesa, Montgomery è l' unica ospite del penitenziario federale di Terre Haute, in Indiana.
Finora sono state solo tre le donne giustiziate per decisione governativa: Mary Suratt, impiccata nel 1865 con l' accusa di aver preso parte alla congiura per assassinare Abraham Lincoln. Ethel Rosenberg, finita insieme al marito Julius sulla sedia elettrica il 19 giugno 1953, in pieno maccartismo, con l' accusa di aver spiato l' America per conto dei sovietici.
E infine Bonny Heady, il 6 ottobre di quello stesso anno, condannata alla camera a gas per il rapimento e l' omicidio del piccolo Bobby Greenlease, ra mpollo di un miliardario. Secondo uno studio del Death Penalty Information Center solo il 2% delle criminali viene condannata a morte: i loro atti spesso giudicati con l' attenuante del delitto passionale. Nel caso di Lisa, nessuna passione. Solo una vita di atroce dolore.
victoria jo e il padre zeb bonnie heady camera a gas nel 1953 lisa montgomery