Thomas Bendinelli e Matteo Trebeschi per corriere.it
Brescia chiede più tamponi, una campagna a tappeto per mappare chi è positivo, partendo dai familiari di chi si è ammalato, per arrivare a chi ha sintomi lievi, ai medici e agli operatori sanitari. Lo chiede a chiare lettere il sindaco e la stessa richiesta è stata avanzata ieri dal vice sindaco Laura Castelletti durante un confronto piuttosto acceso con l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera che ha ribadito che la Regione segue le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità che prevede il tampone solo per chi presenta sintomi seri e arriva al pronto soccorso.
La questione è diventata anche politica, Rolfi e Caparini difendono le scelte regionali, mentre Beccalossi chiede che Brescia diventi centro di un progetto pilota per fare più tamponi. Anche perché ieri i contagiati sono tornati a crescere (334 nuovi positivi) e gli infetti sono ormai 6.931. Ma il dato più drammatico è quello delle vittime: più di mille.
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L’illusione è durata 48 ore: ieri i contagi hanno fatto registrare 334 nuovi casi rispetto ai 299 del giorno prima. Nel bresciano l’onda nera del coronavirus non si ferma e sfiora i settemila positivi. Non solo, a distanza di poco più di un mese dall’inizio dell’epidemia si superano i mille morti: 999 nella Ast Brescia (+78) e altri 41 in Vallecamonica (+4). 1.044: è un’ecatombe, ormai. Il comune più colpito resta il capoluogo: 1.072 contagiati, con 63 nuovi casi registrati ieri e 166 decessi (+10). Poi c’è Orzinuovi, che ha visto rallentare l’epidemia negli ultimi giorni: nel paese ieri si sono aggiunti altri due positivi (per un totale di 167), ma la differenza è l’incidenza nella popolazione.
La Bassa resta il territorio più colpito: mentre a Brescia città si contano 5,1 malati ogni mille abitanti e la media provinciale è poco superiore (5,8), questa stessa proporzione vale il doppio in paesi come Orzinuovi (13 contagi ogni mille abitanti), San Paolo (13), Borgo S.Giacomo (13,6), Villachiara (10,2), Pavone (11), Manerbio (9,5). Emergono nuovi contagi anche a Bagnolo (+5), Gussago (+7) e Montichiari (+8), mentre altrove i numeri sono più bassi.
Il numero dei contagiati anche dieci volte di più
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È il segno però che le misure restrittive servono, ma non devono essere abbandonate. Il problema infatti riguarda tutta la Lombardia. Ieri nella regione l’assessore al Welfare, Giulio Gallera, ha contato «34.889 casi positivi. Sono 2.443 in più in un giorno, mentre ieri erano 1.643». Le province con il maggior numero di contagi restano Bergamo con 7.458 e Brescia con 6.931. Preoccupa la situazione dei malati sommersi, quelli che non vengono ricoverati e che quindi non effettuano il tampone: il numero dei contagiati reali potrebbe essere dalle cinque alle dieci volte più alto dei 6.931 positivi ufficiali del Bresciano. «Ora bisogna insistere sui tamponi alle persone asintomatiche che hanno avuto contatti stretti con i pazienti Covid-19». A chiederlo è Francesco Falsetti, presidente dell’Unione medici italiani (Umi) che invita a seguire l’esempio del Veneto.
Mascherine alle case di riposo
Tra le strutture più esposte al contagio ci sono le case di riposo. Per le Rsa della Lombardia «sono state distribuite circa 400 mila mascherine grazie alle donazioni che sono state fatte nei territori» ha detto ieri Gallera. E mentre in Vallecamonica si segnalano 30 nuovi cittadini contagiati (totale 581), l’Asst, che ha ricevuto da privati e istituzioni 1,8 milioni di euro, amplia il numero dei posti letto degli ospedali: ora sono 226 a Esine e cinque a Edolo.
Intanto, il Comitato regionale della Croce rossa e Federfarma Lombardia hanno attivato un nuovo servizio di consegna farmaci a domicilio: con la prescrizione medica, o la ricetta dematerializzata, si può contattare lo 02.3883350 (ore 9-19). Il servizio è dedicato a persone ultra 65enni, non autosufficienti, sottoposte alla misura della quarantena o positive al Covid-19.
Lo scontro Castelletti-Gallera sui tamponi
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È in questa situazione, nella quale gli ospedali restano sotto pressione e una discreta fetta di popolazione è rinchiusa in casa da settimane, che il nervosismo nel mondo della politica monta sempre di più. Prima sommessamente, da ieri in modo roboante, rompendo la tregua.
Lo spunto lo danno la trasmissione televisiva del mattino Agorà — ospiti in collegamento video il vicesindaco di Brescia Laura Castelletti e l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera — e la discussione sul tema della quantità di tamponi da fare (il Veneto, in proporzione, ne sta facendo molti di più), a chi farli, l’assenza di dispositivi di protezione individuale. «Fateci arrivare medici — dice ai microfoni il vicesindaco — perché la nostra situazione è molto grave e sembriamo davvero l’ultima provincia dell’impero longobardo. E poi abbiamo bisogno di tamponi: non lo dico io, lo chiedono i medici, gli infermieri, il personale sanitario». «Io applico i protocolli dell’Istituto superiore di sanità — replica Gallera — Sono gli esperti che ci dicono come ci dobbiamo comportare, stiamo adesso tamponando i medici di medicina generale, il problema non è il tampone ma il controllo sul territorio. Il dramma di chi è sul territorio è anche il mio, ma la risposta non è venire in televisione a vomitare qualunque cosa».
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