(ANSA) - Il Tribunale di Bari ha condannato a nove anni di reclusione l'oncologo barese Giuseppe Rizzi, 66enne, ex dirigente medico dell'Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari, accusato di concussione per aver raggirato 16 pazienti terminali.
Il professionista, che fu subito licenziato per motivi disciplinari dall'Oncologico - secondo l'accusa - si è fatto pagare fino 7mila euro per ogni iniezione di un farmaco che diceva "miracoloso", dando così ai malati false speranze di guarigione e costringendoli a pagare centinaia di migliaia di euro (oltre 2,5 milioni in totale in dieci anni) per prestazioni sanitarie alle quali i pazienti avevano diritto gratuitamente.
Rizzi, che è agli arresti domiciliari dal maggio 2021, avrebbe agito con la complicità della compagna co-imputata, l'avvocatessa Maria Antonietta Sancipriani, che gestiva un Caf a Bari adibito all'occorrenza abusivamente ad ambulatorio medico. La donna, giudicata assieme al marito con rito abbreviato, è stata condannata a 5 anni e sei mesi. Il pm Marcello Quercia aveva chiesto 10 anni per il medico e quattro per la moglie.
Entrambi sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici; per Rizzi è stata disposta l'estinzione del rapporto di lavoro con l'amministrazione di provenienza. Marito e moglie sono stati inoltre condannati a pagare, in solido, la provvisionale a titolo di risarcimento alle 13 parti civili per complessivi 329mila euro.
Di questi, 30mila euro all'Oncologico, 10mila all'Ordine dei medici e la restante parte ad 11 pazienti. Ulteriore riparzione del danno potrà essere chiesta dalle parti in sede civile. L'inchiesta partì dalla denuncia dei famigliari di un paziente che avrebbe consegnato al medico 127mila euro in un anno fino ad essere costretto, quando ormai era in fin di vita e senza più soldi, a ripagare le prestazioni sanitarie lavorando come operaio edile nella villa al mare che Rizzi stava ristrutturando.
Al medico è contestato anche di aver truffato l'ospedale perchè percepiva una indennità aggiuntiva sullo stipendio di oltre mille euro mensili per non svolgere attività privata, e invece con quei pazienti terminali faceva visite private a pagamento.