Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
Le proteste contro l'obbligo di green pass che ogni sabato paralizzano numerose città saranno consentite, ma con regole diverse. Non potranno più esserci cortei che attraversano i centri storici e le strade dello shopping, i manifestanti dovranno stare lontano dagli obiettivi sensibili e - a meno che non ci siano particolari esigenze e garanzie - potranno organizzare soltanto sit-in.
Dopo il successo del dispositivo per la sicurezza del G20 di Roma che prevedeva proprio queste limitazioni, la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese detta la linea a prefetti e questori. E, già in vista del prossimo fine settimana, i comitati provinciali convocati in tutti i luoghi dove sono state chieste autorizzazioni a scendere in piazza dovranno tenere conto di queste disposizioni. Una stretta ritenuta indispensabile per «garantire i diritti di chi dissente proteggendo però le attività economiche e la salute dei cittadini».
L'esempio più eclatante dei danni causati dagli assembramenti durante i cortei si è avuto a Trieste, dove la protesta dei portuali ha provocato un'impennata di nuovi contagi da Covid-19. A ciò si sono aggiunti i disagi per il blocco del porto e di una vasta area della città. Alla fine il prefetto Valerio Valenti ha deciso: fino al 31 dicembre divieto di manifestare in piazza Unità d'Italia, vale a dire il luogo dove i manifestanti si davano appuntamento anche più volte a settimana.
Corteo No Green Pass a Trieste 6
E lo ha fatto evidenziando proprio «le situazioni di criticità per l'ordine e la sicurezza pubblica e l'incolumità delle persone con modalità che hanno messo a repentaglio il patrimonio urbano pubblico e privato anche con lancio di oggetti verso palazzi tutelati dal ministero della Cultura».
Dopo l'esito disastroso della manifestazione dell'8 ottobre scorso a Roma con l'assalto di Forza Nuova alla sede della Cgil e gli scontri andati avanti fino a sera con le forze dell'ordine, la pianificazione concordata tra la ministra e il capo della polizia Lamberto Giannini in vista del summit internazionale ha consentito di evitare ogni rischio.
I manifestanti sono stati tenuti lontani dai luoghi degli incontri e in aree della città dove non ci sono strade affollate e attività commerciali. Il percorso concordato con la questura si snodava lontano da sedi di partiti e sindacati, palazzi delle istituzioni, ambasciate. Un modello che già nel 2009, quando ministro dell'Interno era il leghista Roberto Maroni e l'Italia era segnata da manifestazioni quotidiane degli studenti, si rivelò vincente.
Il 26 gennaio di quell'anno, dopo mesi di proteste e scontri in piazza con le forze dell'ordine, fu emanata una direttiva che prevedeva di «limitare l'accesso ad alcune aree particolarmente sensibili per motivi sociali, culturali o religiosi o che siano caratterizzate da un notevole afflusso di persone o nelle aree nelle quali siano collocati obiettivi critici». Ma consentiva anche di «sottrarre alcune aree alle manifestazioni e prevedere forme di garanzia per gli eventuali danni».
Con un obiettivo dichiarato: «Garantire il diritto di riunirsi e manifestare liberamente, preservando allo stesso tempo l'ordinato svolgimento della convivenza civile». La Confcommercio ha lanciato una petizione contro le manifestazioni del fine settimana nel centro delle città e il presidente Carlo Sangalli, in un'intervista al Corriere, ha evidenziato che «solo il sabato, per il settore del commercio e della ristorazione, vale oltre il 25% del fatturato settimanale, quindi è ben chiaro il danno provocato mentre paghiamo ancora le conseguenze della pandemia e rischiamo un'ulteriore impennata».
ROMA SCONTRI MANIFESTAZIONE NO VAX
In vista del Natale e tenendo conto della risalita della curva epidemiologica, è arrivata la stretta del Viminale. Disposizioni più rigide che prevedono la possibilità di imporre ai manifestanti l'obbligo di mascherina all'aperto. A questo si aggiunge una sollecitazione alle prefetture e alla polizia locale affinché vengano intensificati i controlli da parte delle forze dell'ordine sul rispetto dell'obbligo di avere il green pass per chi entra nei locali pubblici - dai ristoranti alle palestre - e dei gestori che sono obbligati a verificarlo prima di consentire l'accesso ai clienti.