Andrea Ossino per "la Repubblica - Edizione Roma"
Un avvocato morto per overdose e un diplomatico brasiliano deceduto dopo una serata a base di pratiche bondage e droghe sintetiche. Due casi diversi e un unico assassino: il Ghb, l'acido idrossibutirrico, la droga dello stupro.
Dopo le due indagini che hanno fermato il giro di fentanili e di nuove droghe, vendute a chi era in cerca di chemsex o a un esercito di extracomunitari che le assumevano per lavorare senza accusare fame e stanchezza, la procura di Roma apre una terza inchiesta. Fotografa nel modo più drammatico gli effetti delle nuove droghe, facilmente ordinabili su internet.
Il fascicolo aperto dal pm Giulia Guccione e dall'aggiunto Giovanni Conzo mira infatti ad approfondire le dinamiche che hanno portato alla morte due professionisti. Il primo è un avvocato deceduto per un'overdose. Il secondo è un funzionario dell'ambasciata brasiliana. Entrambi sono morti dopo aver assunto Ghb.
Per questo motivo adesso le indagini si concentrano su chi abbia venduto la sostanza, solitamente assunta per aumentare il piacere sessuale e spesso utilizzata per stordire le vittime di violenza sessuale.
Due morti e un unico fascicolo, il terzo che vede protagonista le droghe sintetiche, il primo in cui si ipotizza l'accusa di "morte come conseguenza di altro reato", dove per " altro reato" si intende lo spaccio di Ghb. Fascicoli diversi si sono intrecciati tra i corridoi della procura di Roma. L'indagine sul Ghb era ancora in corso quando sul tavolo del sostituto procuratore Maurizio Arcuri è arrivato il caso del diplomatico brasiliano.
Era il 7 aprile del 2020 e poche ore prima la moglie di A.S.G. aveva trovato il corpo del marito riverso sul letto, nudo, nella sua casa di Monteverde. Le indagini del pubblico ministero hanno permesso di risalire a due persone che non avrebbero tempestivamente allertato i soccorsi. Erano i due amici con cui la vittima si dilettava a praticare bondage, assumendo, a quanto pare, anche droghe sintetiche. Uno dei due è un ex capitano dei carabinieri che in passato, in Lombardia, aveva avuto già problemi con la droga. Le indagini, nel 2020, avevano permesso di risalire a chi, secondo la procura, avrebbe potuto salvare la vita del diplomatico e non ha mosso un dito e il procedimento è ancora in corso. Adesso, la nuova inchiesta punta a scoprire chi lo ha ucciso vendendogli quella droga tanto semplice da comprare quanto letale.
Agli atti delle due indagini con cui nella Capitale è stato fermato il giro di fentanili e di nuove sostanze psicotrope ci sono infatti le telefonate degli assuntori al 118. «Mi serve un'ambulanza, c'è un ragazzo che ha una crisi psicotica e sta facendo un casino terrificante..corre per tutto il bed and breakfast ho paura che si butta dalla finestra » , urla al telefono uno degli indagati intercettato il 9 dicembre 2019. «Il mondo delle nuove sostanze psicoattive - confermano gli atti - si contraddistingue per la rilevanza e diffusione di preoccupanti episodi di intossicazione acuta e reazioni avverse registrate in danno degli assuntori». Il fenomeno è inarrestabile.
DROGA DELLO STUPRO SEQUESTRATA ROMA
Nei laboratori in giro per l'Europa vengono inventate sostanze sempre nuove, molecole che agli occhi della legge neanche esistono e che spesso vengono alla luce solamente in seguito all'intervento dei medici, quando una serata all'insegna dello sballo si trasforma in tragedia. È una corsa contro il tempo. Dal 2005 ad oggi gli inquirenti ne hanno classificate quasi 500.
L'inchiesta del pm Guccione ha però una peculiarità: è stata condotta su sostanze stupefacenti che in realtà non erano ancora state classificate come tali. "Aiuto, il ragazzo ha una crisi, si butta dalla finestra" Agli atti i pm hanno messo le telefonate al 118 degli assuntori di droga dello stupro Palazzo Madama Agli atti del pm la consegna di una bottiglia da 400ml di Gbl nei pressi del palazzo del Senato.
Tommaso Cerno, "Il senatore"
Gli spacciatori intercettati lo chiamano il "senatore" o "il politico". Ma negli atti viene rivelata la sua identità: è il parlamentare Tommaso Cerno. Senatore eletto con il Partito Democratico, quindi confluito nel Gruppo Misto e infine rientrato tra i ranghi del Pd, il politico viene citato dagli investigatori come un acquirente di cocaina.
È tutto scritto nelle carte. In quegli atti emerge che i clienti più importanti venivano coccolati recapitando la droga dalle parti di piazza Venezia, in piazza Navona o a due passi da Palazzo Madama, dove un corriere è stato fermato mentre vendeva 400 millilitri di Gbl.
Compaiono anche alcune compravendite di cocaina. Tra queste ce ne sono quattro che riguardano il senatore Cerno.
I capi della banda di pusher, Clarissa Capone e Danny Beccaria, "cedevano sostanza stupefacente del tipo cocaina a S.M. che la ordinava anche per conto di Tommaso Cerno", si legge negli atti. L'episodio si riferisce al 9 settembre del 2019, quando 930 euro di polvere bianca sarebbero finite nelle mani dell'onorevole.
Un'altra vendita sarebbe avvenuta tre giorni dopo. E poi ancora il 10 e il 25 ottobre, con due consegne a domicilio. Gli uomini del Nas hanno ricostruito l'identità del senatore partendo da alcune telefonate intercettate: "Calcola che quando ci stava il Festival del Cinema io là ci andavo con lo zainetto pieno... cioè ci stavano giornalisti... cioè ci stava di tutto e di più... e da là poi so... sono arrivata ad un politico...", diceva al telefono Clarissa Capone.
E ancora: "Sto andando dal politico che abita vicino la Cassazione", dice. E poi: "le consegne ai politici...si calcola che parlavo con l'assistente, poi quando arrivavo a casa ci stava lui, il politico".
La posizione di Cerno
Cerno, ascoltato dagli investigatori, ha chiarito la sua posizione. E ieri ha spiegato: "A quel tempo aveva una relazione con una persona che ha avuto problemi con la giustizia e che ha frequentato casa mia, ma non ho mai avuto rapporti con i pusher arrestati. Evidentemente non era la persona giusta ma io non ho compiuto alcun reato e non c'entro nulla con questa inchiesta".