Mirko Polisano per “il Messaggero”
Alleate e capoclan a tutte gli effetti. Reggenti dell'organizzazione con mariti, padri, fratelli e cognati in carcere. Sono le «quote rosa» delle cosche di Ostia, insostituibili aiutanti nella gestione degli affari e dei contatti con i «soldati», con gli «affiliati» e con i pusher quando si tratta di spartire la droga.
Le mogli e le figlie della mafia del litorale che iniziano ad avere un ruolo di primo piano nello scacchiere della mala del Lido. Non più vestali silenziose degli «uomini d'onore» ma complici sempre in prima linea. Dagli Spada ai Fasciani, le donne dei clan di Ostia, sono finite al centro delle indagini della procura e della Direzione Distrettuale Anti-mafia. All'indomani della sentenza di primo grado che ha condannato all'ergastolo i tre capi dell'associazione Carmine detto Romoletto, Roberto e Ottavio, a portare avanti gli affari di famiglia con gli uomini in carcere sono state anche le donne.
I NOMI
Bella e Principessa non sono i nomi delle protagoniste delle favole, ma sono quelli delle donne al servizio del clan sinti. Maria Dora Spada, detta Bella, è stata arrestata nell'operazione Sub-Urbe e nel dicembre scorso le è stata confermata dalla Corte d'Appello la condanna a 7 anni e 4 mesi con l'aggravante del metodo mafioso. Era lei che si occupava della gestione delle case popolari e della loro assegnazione «abusiva».
Estorsioni e racket, la cosiddetta «mafia degli alloggi popolari». Moglie di Massimiliano Spada e cognata di Romoletto e Roberto, definirla affiliata è poco. Ordinava - da quanto si legge nelle carte delle ordinanze - chi entrava e usciva dagli alloggi di Comune e Regione. Le case ottenute con le pistole e «se non la lasci, esci coi piedi all'infuori», diceva insieme al marito a chi si opponeva agli Spada.
IL CLAN FASCIANI - SILVIA BARTOLI
«Sono la nipote del boss Romoletto e faccio come mi pare», rispondeva così invece Filomena Spada ai carabinieri che la stavano arrestando a Isernia. Doveva scontare la pena dei domiciliari ma andava a spasso per il centro della città molisana con atteggiamenti «innegabilmente plateali» per rimarcare la forza del clan e di chi comanda.
Coinvolta nell'operazione New opening in cui si consegnava la droga utilizzando i bambini. Un mercato di stupefacenti che partiva proprio da Ostia, stando alla ricostruzione degli investigatori. Nella rete dei controlli delle forze dell'ordine è finita anche Principessa Spada, sorella di Enrico Maciste: insieme gestivano un bar in via della Tolda. La polizia municipale poi mise i sigilli.
Soltanto venerdì all'alba, sono state arrestate Silvia Bartoli e Sabrina Fasciani, rispettivamente moglie e figlia del boss don Carmine Fasciani. Le signore Fasciani gestivano a Ostia estorsioni, usura, traffico internazionale di stupefacenti e controllo delle concessioni balneari, oltre a una serie di ristoranti, bar, ed esercizi commerciali che avrebbero portato soldi al clan. Un giro d'affari notevole manovrato dalle due donne diventate le referenti del boss.