Monica Guerzoni per www.corriere.it
«Libertà va cercando, ch’è sì cara», cantava Dante Alighieri nel Purgatorio della Divina Commedia. Da oggi saranno milioni gli italiani alla ricerca di un pizzico di libertà dopo l’inferno degli ultimi due mesi. Autocertificazione alla mano sarà possibile bussare a casa di un congiunto, se non per un abbraccio almeno per un caffè a distanza. Ma chi sono, i congiunti? Qual è il perimetro affettivo delimitato dalla parola a cui Palazzo Chigi ha affidato le sorti della riapertura? Sono giorni che se ne discute, giorni che il governo prova a risolvere il caso scontentando mezza Italia e facendo arrabbiare l’altra metà. Una toppa via l’altra, il buco è sempre lì e l’enigma pure: chi sono, i congiunti?
Chi sono
meme sui congiunti e affetti stabili
Tutti, tranne gli amici. In estrema sintesi il messaggio è questo, frutto di giorni di lavoro di tecnici e politici su dizionari, codici civili e penali e sentenze degli ermellini. Sì, perché ieri, alla vigilia del fatidico 4 maggio e con una circolare indirizzata ai prefetti, il Viminale ha provato a chiarire il mistero attingendo a una sentenza della IV sezione della Cassazione.
Il 10 novembre 2014 la suprema corte aveva riconosciuto il diritto al risarcimento alla compagna di un pedone investito e ucciso, sulla base dell’esistenza di una «solida relazione affettiva». La citazione serve al ministero dell’Interno per chiarire gli spostamenti giustificati: «I coniugi, i rapporti di parentela e affinità e di unione civile, nonché le relazioni connotate da più duratura e significativa comunanza di vita e affetto». In estrema sintesi: amici no.
LA CONFERENZA STAMPA DI GIUSEPPE CONTE
L’estensione
Ne consegue che l’ennesimo chiarimento non ha chiarito quasi nulla. Prova ne sia la lettura della ministra Teresa Bellanova, capo delegazione al governo di Italia Viva. La quale plaude al Viminale per aver «deciso di allargare il significato del termine anche a quelle persone che fanno parte della nostra vita, ma a cui non siamo legati da rapporti familiari o di parentela». Gli amici, insomma: «A ognuno deve essere garantita la relazione con l’altro, che sia un amico stretto, un fidanzato, un marito, un padre o un nipote». Proprio quel «liberi tutti» che il ministro Roberto Speranza ha provato in ogni modo a scongiurare.
Il costituzionalista
Il costituzionalista Alfonso Celotto spiega che «congiunti è più ampio di parenti, perché comprende anche unioni civili e fidanzati, ma non certo gli amici». Eppure anche lui ammette che «spesso siamo più legati a un amico che a uno zio». Il caso dunque non è risolto e da oggi gli incontri in case private sono affidati alla responsabilità di ciascuno, oltre che al buon senso (e buon cuore) del singolo agente che si troverà a fermare il cittadino. E che alla domanda «lei dove va?» potrà sentirsi rispondere «dal figlio del cugino di mio marito», ma non «dalla mia amica del cuore, o «dal mio amante», o «dalla mia ex» e via esercitandosi sulla stabilità del legame. Oppure «da mia zia», tanto c’è la privacy e sul modulo basta scrivere il grado di parentela.
Lo scrittore
Lo scrittore ed ex senatore Gianrico Carofiglio si è chiesto perché il governo non abbia corretto subito l’errore. Carlo Cottarelli ha amaramente ironizzato su Twitter: «Un giorno i posteri troveranno queste autocertificazioni e si chiederanno il perché, senza trovare risposta. Pure io». E il vignettista Vauro Senesi osserva come un potere qualsiasi che «si arroghi di decidere per legge una gerarchia dell’amore è un potere folle».