Da open.online
Nella notte le sirene di allarme sono suonate in quasi tutte le province del Paese. Esplosioni anche a Kherson
Raid russi hanno colpito nella notte l’area di Leopoli, città ucraina situata vicino al confine con la Polonia. Le sirene di allarme sono suonate in quasi tutte le province dell’Ucraina, chiamando i residenti a cercare riparo dai raid aerei. Secondo quanto riporta il Kyiv Independent, l’allerta è scattata – tra le altre zone – a Kiev e Dnipro. Stando alla stessa testata, forti esplosioni sono state registrate anche a Kherson, nel Sud del Paese.
Colpita una base militare vicino al confine polacco
Le truppe russe hanno sferrato una serie di attacchi aerei su un campo di addestramento militare nella zona di Leopoli. La Russia «ha lanciato un attacco aereo contro il Centro internazionale per il mantenimento della pace e la sicurezza», a circa 40 chilometri a nordovest della città, ha scritto sulla sua pagina Facebook il capo dell’amministrazione regionale Maxim Kozitsky, aggiungendo che sono stati lanciati otto missili.
Raid russi su Leopoli
Raid russi su Leopoli. Nelle prime ore di oggi, 13 marzo, la città ucraina situata vicino al confine occidentale con la Polonia è stata teatro di violente esplosioni. Fonti non confermate segnalano attacchi missilistici nella zona dell’aeroporto della città. Mentre Kiev appare sempre più accerchiata e Mariupol è stretta d’assedio, l’offensiva russa si estende anche alle aree occidentali del Paese.
LA POLONIA È NEL MIRINO
GIANLUCA PERINO per il Messaggero
La Nato «deve rafforzare il suo fianco orientale e far capire chiaramente alla Russia che non c'è alcuna» possibilità di «espansione della sua sfera di influenza». Quanto alla possibilità di un attacco alla Polonia, evocata nei giorni scorsi anche dal presidente ucraino Zelensky, la risposta è netta: «I paesi Baltici e la Polonia sono nel mirino. E dopo quello che stiamo vedendo oggi, nessuno dovrebbe dubitare che tutta l'Europa sia a rischio».
Sono le parole di Mateusz Morawiecki, primo ministro polacco dal 2017. Prima di prendere la guida del Paese, il 53enne esponente del partito conservatore Diritto e Giustizia, ha avuto altri incarichi di grande peso nel governo, a partire da quello di potente ministro dello Sviluppo Economico. Primo ministro, durante questa guerra, la Polonia sta diventando un simbolo di accoglienza.
Molti cittadini comuni ospitano i rifugiati a casa propria.
«I polacchi hanno aperto i loro cuori alle persone in fuga dall'Ucraina dilaniata dalla guerra. Li hanno accolti nelle loro case. I miei concittadini dimostrano che la solidarietà vince sempre sulla violenza. Putin voleva dividere l'Europa, ma grazie a questi gesti, l'Europa è più unita che mai. Posso dire che non sono mai stato così orgoglioso di essere polacco come lo sono adesso.
La storia ha messo il mio popolo di fronte a molte prove e per questa ragione, noi polacchi, capiamo molto bene cosa stanno passando i nostri vicini ucraini. Ma oltre agli aiuti immediati, stiamo preparando anche un programma di aiuti a lungo termine. Il parlamento polacco ha approvato una legge che regola lo status dei rifugiati di guerra dall'Ucraina e fornisce loro l'assistenza necessaria, come il libero accesso alle cure mediche piuttosto che alla scuola». Tuttavia, la solidarietà dei cittadini non basta.
Cosa dovrebbe fare l'Europa?
«La Polonia e altri paesi dell'Europa centro-orientale confinanti con l'Ucraina hanno già fatto molto. È una nostra responsabilità e la prendiamo sulle nostre spalle. Ma in futuro il numero dei profughi di guerra potrebbe superare anche i 5 milioni. più o meno lo stesso numero di abitanti della Norvegia o della Slovacchia. Abbiamo a che fare con la più grande ondata migratoria dalla Seconda guerra mondiale. E anche se alla Polonia non mancherà il cuore, a un certo punto non avremo la possibilità di aiutare tutti. Avremo bisogno sia del sostegno finanziario che di una maggiore apertura dell'Europa ai rifugiati. Dopotutto, l'Ucraina combatte non solo per la sua indipendenza, ma per la sicurezza dell'intera Europa».
Migliaia di persone stanno perdendo la vita: bastano le sanzioni per fermare Putin?
«Se saranno abbastanza forti, dovrebbero fermare la Russia. La guerra che Putin ha scatenato comporta costi giganteschi. Prima o poi, la Russia cesserà di avere le risorse per finanziare le sue attività criminali. L'Europa deve fare di tutto perché ciò avvenga il prima possibile. Anche a costo del fatto che la nostra qualità di vita sarà leggermente inferiore al solito. Si tratta di salvare la vita di persone innocenti, quindi interrompere completamente le forniture di gas, petrolio e carbone dalla Russia è un imperativo. Non si fanno scambi commerciali con i tiranni. Ed è il commercio di materie prime a mantenere ancora viva la dittatura russa».
La Nato dovrebbe fare di più?
Imboscata ai carri armati russi in Ucraina
«La Nato è un'alleanza di difesa. Aiutiamo l'Ucraina su molti livelli. Innanzitutto forniamo armi difensive e aiuti umanitari. Al momento, le cose più importanti per la società ucraina sono forniture che consentano alla popolazione civile di sopravvivere e attrezzature che consentano loro di difendersi. La priorità della Nato dovrebbe essere quella di aumentare e intensificare questi rifornimenti.
Allo stesso tempo, la Nato deve mostrare alla Russia le sue capacità deterrenti rafforzando continuamente il suo fianco orientale. Bisogna far capire chiaramente alla Russia che non vi è alcun consenso all'espansione della sua sfera di influenza. La Nato non è in guerra con la Russia, ma le azioni criminali della Russia minacciano non solo l'integrità territoriale dell'Ucraina, ma anche la sicurezza dell'intera Alleanza.
La Polonia, in quanto paese di frontiera della Nato, è in questo momento critico particolarmente coinvolta nelle attività dell'Alleanza. Non ci stiamo solo adoperando per il sostegno all'Ucraina e il rafforzamento del fianco orientale, ma siamo attenti a fare mosse ragionevoli. Temo che le azioni di Putin mireranno a incrementare le provocazioni contro l'Alleanza. In questo gioco di nervi dobbiamo mantenere la calma».
Mateusz Morawiecki von der leyen
Secondo lei Putin pensa di attaccare anche la Polonia?
«I fatti sono inesorabili. La logica delle azioni di Putin nell'ultimo decennio mostra che l'Ucraina non è un obiettivo fine a se stesso, ma un mezzo per raggiungere un obiettivo più grande: la ricostruzione dell'impero russo e il ritorno alla guerra fredda. Gli Stati baltici e la Polonia sono quindi nel mirino.
E dopo quello che stiamo vedendo oggi, nessuno dovrebbe dubitare che tutta l'Europa sia a rischio. Molti anni fa, quando la Russia attaccò la Georgia, il presidente Lech Kaczyski riconobbe la strategia di Putin. Allora, questa voce non fu ascoltata da tutti. Oggi dobbiamo guardare la verità negli occhi e fermare la Russia una volta per tutte».
C'è qualcuno in Russia che può fermare Putin?
«Più forti saranno le sanzioni dell'Occidente, maggiore sarà la pressione interna su Putin. Putin non è un nuovo Stalin. Il suo potere non si basa sull'ideologia, né sul carisma, ma sui contratti di petrolio e gas. Il resto è un teatro mediatico di scarsa regia. La Russia è un colosso rispetto all'Ucraina, eppure l'Ucraina non si fa battere. Ciò significa che il potere di Putin è un mito che sta crollando davanti ai nostri occhi. Lo vedranno i russi comuni?
Lo percepiranno gli oligarchi russi? Credo di sì. E con lo smantellamento della dittatura di Putin, del sistema della menzogna e della propaganda, potrebbe emergere la speranza di una Russia diversa. Per ora, questa Russia diversa e migliore è fatta dalle persone che protestano nelle strade di Mosca o di San Pietroburgo. Sono una manciata, ma la fiamma della libertà scocca sempre da una piccola scintilla».
Siamo a rischio di una guerra nucleare? Come possiamo evitarla?
«Sebbene ci si possa aspettare qualsiasi cosa da Vladimir Putin, ritengo poco probabile la prospettiva di un conflitto nucleare. La guerra nucleare significa de facto la fine della Russia».
video zelensky in piazza a firenze putin zelensky biden mateusz morawiecki al confine