Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”
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Sale la pressione sugli Stati Uniti affinché consentano all'Ucraina di usare le loro armi per colpire il territorio russo, come già fanno diversi alleati Nato. Il presidente Biden sta considerando di togliere il divieto, ma per ora Washington resiste, almeno a giudicare dalle dichiarazioni ufficiali rilasciate ieri dell'amministrazione.
Dopo Gran Bretagna e Francia, che vuole mandare anche istruttori sul terreno, Canada, Polonia e Finlandia hanno dato via libera all'impiego delle loro forniture militari per colpire oltre il confine, come aveva sollecitato lo stesso segretario generale della Nato Stoltenberg. Repubblica Ceca, Olanda e paesi Baltici sono sulla stessa linea, mentre la Svezia ha annunciato nuovi aiuti bellici a Kiev per 1,16 miliardi di euro.
emmanuel macron mostra i siti russi dai quali partono i missili
[...] I militari del Cremlino per questo attacco usano le loro basi al confine con l'Ucraina, ma dentro al proprio territorio. Lo stesso fanno bombardieri e caccia, che arrivano al limite dello spazio aereo nazionale per sganciare gli ordigni. Ciò dà un significativo vantaggio ai russi, perché possono colpire senza temere rappresaglie.
L'idea quindi è consentire a Kiev di attaccare queste basi al confine, per aiutarla a frenare l'offensiva, che altrimenti minaccia di far crollare la sua linea difensiva. Qualche giorno fa il New York Times ha scritto che il segretario di Stato Blinken è favorevole a questo cambio di strategia, e quando è tornato dal recente viaggio in Ucraina ha proposto al presidente di autorizzarlo.
ANTONY BLINKEN SUONA LA CHITARRA IN UN PUB DI KIEV
Ieri l'editorialista del Washington Post David Ignatius ha confermato che Biden sta considerando la mossa, insieme a quella di punire la Cina per l'assistenza tecnologica che continua ad offrire all'apparato militare russo. La decisione però non è stata ancora presa e il consigliere per la sicurezza nazionale Sullivan non sarebbe convinto di appoggiarla, per i rischi che pone di provocare l'escalation e i problemi di politica interna, anche in vista delle presidenziali di novembre.
Non a caso, parlando con i suoi donatori, il candidato repubblicano Donald Trump ha detto che se fosse stato alla Casa Bianca durante l'invasione dell'Ucraina avrebbe bombardato Mosca, e altrettanto farebbe con Pechino se aggredisse Taiwan. Al momento la posizione ufficiale di Washington non è mutata.
volodymyr zelensky joe biden incontro alla casa bianca 2
Tanto il portavoce della Casa Bianca John Kirby, quanto l'ambasciatrice alla Nato Julianne Smith, ieri hanno smentito novità: «Non facilitiamo e non incoraggiamo attacchi ucraini sul territorio russo. La nostra linea non è cambiata». Questo naturalmente non esclude che la posizione possa evolversi, come era accaduto in passato con il progressivo aumento delle armi più letali fornite a Zelensky.
È anche possibile che per ora Washington si accontenti di chiudere un occhio sulle iniziative prese dagli alleati, che su base bilaterale stanno togliendo il divieto di usare le loro forniture militari per colpire il territorio russo, senza però assumersene pubblicamente la responsabilità. Al momento Washington frena, ma Blinken ieri ha detto che è pronta ad «adattare e aggiustare» la strategia, mentre in Texas è stata aperta una nuova fabbrica per bombe da 155 millimetri. [...]
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