Marianna Baroli per “la Verità”
Vostro figlio, di 4 anni, si imbatte per caso in una bambola della sorella maggiore. Inizia a giocarci. Le pettina i capelli, sistema i vestiti, li cambia anche. Il gioco, per il bimbo, è così divertente che decide di portarlo avanti per uno, due, tre giorni.
Anche una settimana. Magari un mese. Voi genitori lo osservate, e iniziate a riflettere. Non pensate alla voglia di emulare la sorella. No. Potreste pensare: «Forse il mio bambino è una bambina intrappolata nel corpo sbagliato». Per espiare la vostra ipotetica colpa di averlo costretto nel corpo di un maschietto, decidete dunque di portare il bambino da uno psicologo esperto del riallineamento sessuale. Perché il vostro Francesco in realtà secondo voi è Francesca, e niente riesce a farvi cambiare idea.
Le righe qui sopra non sono una favola. A Londra c' è una clinica gestita dal servizio sanitario nazionale (Nhs, national health service, ndr) specializzata nell' aiutare i bambini a cambiare sesso fin dalla più giovane età. La Verità c' è stata.
Abbiamo incontrato i medici che lavorano all' interno di questa struttura e i suoi pazienti per raccontarvi come funziona il gender realignment, ovvero il «riallineamento di genere» su bambini e adolescenti. A pochi passi da Oxford Street, una delle più famose vie dello shopping al mondo, nel cuore della capitale inglese, c' è la Tavistock e Portman Nhs foundation clinic. Il centro, imponente, ospita al suo interno il primo Gender identity development service (Gids), una clinica specializzata unicamente nell' aiutare i giovani sotto i 17 anni che vivono un conflitto interiore sulla loro sessualità.
Secondo un' indagine svolta da Mermaids, una delle fondazioni inglesi a supporto dei transgender, negli ultimi sei mesi la clinica ha visto aumentare i suoi pazienti del 24%. A essere ammessi, nell' ultimo periodo, sono stati due bambini di 4 anni, quattro di 5 e 17 di 6 anni. Per una media di 50 nuove ammissioni a settimana. Secondo Mermaids, che lavora a stretto contatto con la Gids, oltre l' 80% dei giovani pazienti una volta raggiunta la maggiore età sceglie di continuare o completare la transizione con l' utilizzo di estrogeni, testosterone o ricorrendo a operazioni definitive.
All' esterno di questa clinica bianca e imponente incontriamo la dottoressa Bernadette Wren. È lei che aiuta, con decine di altri medici, i più piccoli nel comprendere la loro vera natura. «Questa clinica è stata fondata nel 1989 ma, ai tempi, le persone che ammettevano di sentirsi costrette in un corpo sbagliato si potevano contare sulle dita di una mano», ci spiega. Nel 2009 la Gids aveva «solo» 97 pazienti. Oggi, nel 2017, se ne contano oltre 2.700 all' anno.
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«Questa crescita così rapida ha acceso i riflettori su una problematica e ha attirato moltissime critiche», ha ammesso la dottoressa Wren: «Ora siamo nell' occhio del ciclone, la gente pensa che qui succedano così strane, ma noi semplicemente parliamo con le persone e le aiutiamo a spezzare quelle catene da cui si sentono intrappolati».
Per spiegarci meglio come funziona il Gids, la dottoressa ci accompagna lungo un corridoio bianco verso una sala in cui «ogni giorno, decine di ragazzi e ragazze di ogni età si incontrano per confrontarsi».
Le sedie sono disposte a cerchio, e il tutto ricorda le sedute degli alcolisti anonimi che si vedono nei film o nelle sit-com americane. Sedute, ai loro posti, 20 persone circa chiacchierano. Tom, da un paio di anni a questa parte, si fa chiamare Anne. È questo il nome che ci mostra stampato sul suo cartellino. «Ogni paziente viene dotato di un badge da timbrare all' ingresso», ci spiega la dottoressa Polly Carmichael, a capo della struttura dal 2016.
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«Questo è il primo passo per far capire alla persona che tutti possono accettarla per chi è veramente». In un angolo, in una sorta di nursery, ci sono dei bambini intenti a disegnare. «Loro sono i nostri piccoli di casa», ci racconta la dottoressa Carmichael. «Ci sono Luke (5 anni, nata Charlotte) e Adrienne (6 anni, nato Mark).
Ma anche Abigail (4 anni, nata David) e Andrea (4 anni appena compiuti, il cui nome non è ancora stato cambiato). I loro genitori ritengono che, fin da neonati, siano stati chiusi in un corpo sbagliato. «Sono in terapia da noi da pochi mesi, per questo non si notano ancora differenze», ci rivela la dottoressa. «Li facciamo disegnare. Chiediamo loro di esprimere con colori e qualche parola quello che provano davvero. Che cosa gli piace. Se preferiscono le bambole o i supereroi. Cose semplici, insomma».
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Le cure, ci spiegano infatti i medici del centro, spaziano da sessioni di counselling psicologico con esperti del centro, a momenti di confronto comuni. Il tutto unito alla somministrazione controllata di medicinali in grado di bloccare la crescita e lo sviluppo della sessualità maschile o femminile, e di favorire così la modifica del sesso una volta raggiunta la maggiore età.
I farmaci che vengono somministrati ai bambini fin dai 4 anni e che vengono forniti, gratuitamente, dal servizio sanitario britannico si chiamano hormone blocker, e sono degli «anti ormoni» creati specificamente in laboratorio per i bambini fino agli 11 anni. Una volta iniettati mensilmente nel corpo del paziente, bloccano la crescita e lo sviluppo degli organi sessuali, del seno, dei peli e rendono più facile l' operazione di cambio sesso una volta raggiunta la maggiore età.
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«Tutto quello che facciamo è reversibile, non crea danni permanenti e se ci accorgiamo durante le sedute di terapia che l' inclinazione avvertita dai genitori risulta errata, attiviamo subito un protocollo per far capire alla famiglia che cambiare idea va bene», spiegano i medici. Solo il 20% cambia però idea e torna a vivere nel corpo con cui è nato.
«Se non avessi scelto di iniziare la mia terapia a 5 anni, forse mi sarei uccisa», ha spiegato Llyr, una delle giovani transgender del centro.
«Sono nata nel corpo di un maschio, quando pensavo ai peli che potevano crescere sul mio corpo mi sentivo male. Un giorno, sono collassata in bagno solo guardandomi allo specchio. Mi facevo schifo. I farmaci che prendo bloccano la pubertà e ora, a 17 anni, sono una giovane donna e non vedo l' ora di completare la transizione».
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Oltre ai farmaci, anche l' ammissione ai gruppi di condivisione è totalmente gratuita. Basta registrarsi con un modulo specifico da compilare all' ingresso del centro. Le domande sono semplici: chi sei, quanti anni hai, perché hai bisogno del nostro aiuto? A costare sono, invece, le sessioni singole. «Sono 100 sterline a sessione» ci spiega la dottoressa Wren. «Prescriviamo gli ormoni, le terapie da seguire e come seguirle, monitoriamo i cambiamenti e li registriamo nella cartella personale del paziente. I nostri servizi sono per tutti, per questo motivo il prezzo è popolare e non supera mai le 1.000 sterline all' anno».
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La dottoressa Carmichael ci presenta Alfie, una quindicenne che sta completando la transizione nel corpo maschile. «Mi definisco un giovane maschio gay», ci spiega Alfie.
«Agli incontri mi accompagnano sempre i miei genitori che stanno vivendo con me questa esperienza fondamentale».
Come Alfie, ci sono anche Charlie, nata Charlotte e Jane, nato Matt. Entrambi hanno 10 anni e da poco hanno iniziato le sessioni di confronto di gruppo. «Prima ci facevano disegnare o scrivevamo lettere a noi stessi e agli amici che potevano non capire il nostro modo di vivere», ci raccontano. «Mamma e papà ci aiutano sempre e sono al nostro fianco in tutte le sedute. Anche loro vogliono capire meglio».
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Moda? Capriccio dei genitori? O un vero e proprio bisogno? Ad ammettere che è difficile dire con certezza che una bambina di 5 anni sia transgender sono gli stessi medici della clinica londinese. «Oltre a chiacchierare con loro e studiare i loro movimenti non possiamo fare altro», ci spiegano: «A volte ci si accorge subito che il bambino non vive alcuna sofferenza, altre ce ne accorgiamo solo dopo anni». È il caso di Ria, nata maschio, che a 15 anni è stata sottoposta a un intervento per cambiare sesso.
«È stato un caso unico, la più giovane transgender a essere mai operata», raccontano. Eppure, qualcosa è andato storto.
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Perché Ria, a 18 anni, ha deciso che era stanca di essere donna e ha espresso la volontà di tornare un uomo. Il capriccio, però, le costerà caro. Perché per tornare a essere uomo, Ria dovrà ricominciare le cure che aveva iniziato in giovane età, ma al contrario e sottoporsi a un' operazione che, tuttavia, non la riporterà mai più allo stato originario.