Estratto dell'articolo di Mario Gerevini per www.corriere.it
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Che fine hanno fatto i bilanci di Chiara Ferragni? Mentre si starebbe definendo una manovra societaria che ridisegna assetto e governance del gruppo, siamo a metà ottobre 2024 e non c’è ancora traccia dei consuntivi 2023 di due fondamentali società.
Una è Fenice, licenziataria dei marchi e partecipata da due soci oltre a Ferragni (32,5%): Alchimia di Paolo Barletta (40%) che vorrebbe uscire al più presto e Pasquale Morgese (27,5%) che ha alzato il livello di scontro contro la gestione. L’altra, di riflesso, è la holding dell’imprenditrice, Sisterhood in cima al piccolo impero, valutato 100 milioni prima della batosta Balocco.
PANDORO BALOCCO - CHIARA FERRAGNI
Normalmente i conti si chiudono e si approvano entro aprile, in casi particolari a giugno (Tbs Crew, l’altra azienda dell’imprenditrice, ha archiviato nei termini con 4,4 milioni di utile). Ma qui siamo ben oltre e, a quanto risulta, il consiglio di amministrazione di Fenice (Barletta presidente, Ferragni amministratore delegato e nessun altro) non ha nemmeno convocato le assemblee.
Il pandoro-gate di per sé non è una giustificazione perché se le cose vanno male i bilanci chiudono in perdita ma chiudono. E allora? Lo sboom degli affari e la tensione tra i soci potrebbero aver messo in discussione il percorso futuro della società più che i conti del passato.
Eppure esiste un piano industriale 2025-2029: così dice la relazione al bilancio di Alchimia. Ma non si capisce se è un progetto o un documento approvato. Per ora è un piano “fantasma” […]
chiara ferragni paolo barletta
La partita sui marchi, cioè il cuore del gruppo, appare a un punto di svolta e si gioca dunque tra Ferragni (32,5%), Barletta (40%) e Morgese (27,5%). Barletta è un venture capitalist destinato a uscire «a tempo» dagli investimenti, tant’è che già a fine 2023 era pronto a cedere progressivamente la sua quota di Fenice ad Avm ma poi tutto si è bloccato.
Chiara Ferragni non solo è azionista ma è il business, è la ragione del fatturato (14 milioni nel 2022) che per il 90% è basato su e-commerce e royalties sui marchi. Quindi non può uscire perché sarebbe un suicidio economico, può semmai comprare o trovare partner e puntare tutto sul piano di rilancio.
In questo quadro si inseriscono le indiscrezioni secondo cui Barletta e Ferragni, amici e soci da anni, starebbero trattando la compravendita del 40%. Barletta avrebbe messo sul tavolo un’offerta dando a Ferragni un paio di settimane per decidere. Il nodo, si può immaginare, è il prezzo. Di sicuro Alchimia non porterà mai a casa la plusvalenza accarezzata dieci mesi fa quando Fenice venne valutata 75 milioni.
[…] l’imprenditore pugliese Morgese […] dall’esterno è in pressing su Barletta e Ferragni […]
Lo showdown, insomma, sembra inevitabile e imminente. Così come un cambio della guardia alla guida del gruppo Ferragni.
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