Giulio Gori e Valentina Marotta per www.corriere.it
I vaccini sono «sperimentali», «talmente invasivi da insinuarsi nel Dna alterandolo». E «dopo l’esperienza del nazi-fascismo» non si può «sacrificare il singolo individuo per l’interesse collettivo».
Le frasi choc sono parte delle motivazioni di un provvedimento urgente con cui la giudice Susanna Zanda, della Seconda Sezione Civile del Tribunale di Firenze, ha per il momento reintegrato una psicologa toscana, che otto mesi fa era stata sospesa dall’Ordine professionale regionale, perché non in regola con l’obbligo vaccinale di legge per le professioni sanitarie.
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Non si tratta di una sentenza, la causa tra la psicologa e l’Ordine riprenderà a settembre, ma almeno per ora la giudice ha dato ragione alla professionista. «La sospensione dell’esercizio della professione — recitano le motivazioni — rischia di compromettere beni primari dell’individuo quale il diritto al proprio sostentamento e il diritto al lavoro».
Oltre al riconoscimento del diritto alla psicologa a poter lavorare, malgrado l’obbligo vaccinale sia legge dello Stato, a colpire sono i passaggi in cui le motivazioni entrano nel merito della questione vaccini.
Prima la giudice afferma che l’articolo 32 della Costituzione «dopo l’esperienza del nazi-fascismo non consente di sacrificare il singolo individuo per un interesse collettivo vero o supposto e tantomeno consente di sottoporlo a sperimentazioni mediche invasive della persona, senza il consenso libero e informato».
Poi, riprendendo un argomento caro ad alcuni gruppi no-vax, sostiene che i vaccini sarebbero «trattamenti iniettivi sperimentali talmente invasivi da insinuarsi nel suo Dna alterandolo in un modo che potrebbe risultare irreversibile, con effetti ad oggi non prevedibili per la sua vita e salute».
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La motivazione, inoltre, richiama una sentenza della Corte di Giustizia europea, secondo cui il giudice nazionale ha «l’obbligo di disapplicare qualsiasi disposizione nazionale contraria a una disposizione del diritto dell’Unione» e cita casi di decisioni simili, sulla revoca delle sospensioni dal lavoro, già prese in Italia nei mesi scorsi dai Tribunali di Padova, Sassari, Velletri e Roma e dai Tar di Lombardia, Piemonte e Roma.
La giudice tuttavia cita anche i «numerosi Tar» che, invece, hanno rimesso la legittimità costituzionale dei decreti legge sull’obbligo vaccinale alla valutazione della Consulta.
Di fronte a una tale decisione, mentre sui canali Telegram i gruppi no vax festeggiano parlando di «un precedente che potrebbe vale per tutti», l’Ordine degli psicologi della Toscana invece annuncia battaglia in aula: «L’Ordine sta lavorando con i propri legali per difendersi attraverso le più opportune forme e nelle sedi preposte, nel rispetto della legge e a tutela della salute della comunità — recita una nota —Ricordiamo a tutti che gli ordini sanitari, quale è l’Ordine degli psicologi della Toscana, sono obbligati a rispettare il decreto legge 44 del 2021 sull’obbligo vaccinale». E conclude: «Non accetteremo obtorto collo questo provvedimento. Pertanto ci opporremo nelle opportune sedi».
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