Mattia Marzi per "il Messaggero"
Chissà quante ragazze avrà ispirato con quel suo modo appassionato e affascinante di suonare il basso, sul palco e nei video registrati con il cellulare in cameretta che pubblica tra le sue storie di Instagram, dove un milione di seguaci è sempre pronto a mettere like alle sue foto: quelle con il suo strumento tra le braccia, quelle scattate sui set, quelle che la ritraggono senza un filo di trucco in reggiseno e mutande o in costume.
«Un modello? Mi sentirei arrogante. Cerco di fare il mio e in questo modo spero di mandare messaggi positivi». È una femminilità irrituale, quella di Victoria De Angelis, la 21enne bassista dei Måneskin che sabato hanno trionfato sul palco dell' Eurovision Song Contest a Rotterdam riportando il trofeo in Italia dopo trentuno anni. A X Factor, nel 2017, quando il gruppo dopo le esibizioni per strada a via del Corso a Roma decise di fare il salto provando a conquistare il successo su larga scala, a emergere fu la personalità istrionica del cantante Damiano, bello e impossibile.
Quella di Victoria, o Vic, come la chiamano i suoi compagni di band, madre danese e padre italiano, è venuta fuori con il tempo. E si è presa lo spazio che meritava. È lei la vera mente del gruppo, che fondò ai tempi del liceo scegliendo anche il nome, Måneskin, una parola che nella lingua della mamma significa chiaro di luna insieme al chitarrista Thomas Er Cobra Raggi, dando una seconda chance a Damiano dopo averlo cacciato via da una precedente band: era troppo pop, mentre Victoria voleva suonare musica metal, dura, spigolosa e tagliente.
IL RACCONTO «Soffrivo di certe rigide distinzioni tra maschile e femminile: a sei anni avevo proprio il rifiuto per tutte le cose da bambina: facevo skate, tenevo i capelli corti, mi vestivo da maschio. Non indossavo gonne, non perché non mi piacessero, ma per reclamare la chance di essere me stessa. Il rock ha incarnato quello slancio di libertà», ricorda della sua infanzia.
Niente Mondo di Patty o Violetta: Victoria aveva riferimenti diversi dalle protagoniste delle serie per adolescenti (su YouTube c' è ancora un video registrato dodici anni fa dal papà, mentre una baby Vic prova a rifare il riff di Smoke on the water dei Deep Purple). Kim Gordon, ad esempio, l' iconica bassista della band alternativa newyorkese dei Sonic Youth: «In quegli anni il rock era un mondo maschile, lei se n' è sempre fregata, ha mandato all' aria ogni stereotipo di bellezza, nel suo modo di stare sul palco c' era qualcosa di aggressivo, sguaiato, ma ha conquistato migliaia di persone attraverso il suo strumento».
Gli anni del liceo non sono stati semplicissimi: «A 14 anni mi sono ritrovata a non voler più uscire di casa, ho perso un anno di scuola. C' era qualcosa di rotto in me». L' ha salvata la terapia. E la musica, naturalmente. A chi le domanda se ha avuto un flirt con Damiano, si limita a rispondere: «Chissà».
Però ha rivelato di aver avuto una storia con un collega famoso, senza però fare nomi, e anche con ragazze. Dice che per conquistarla non conta avere la tartaruga scolpita, soldi o milioni di follower, ma una bella cultura (e anche un bel sedere e un bel sorriso). E sul catcalling: «Mi capita che mi fischino per strada. Lo trovo fastidioso. È una molestia psicologica e verbale, non fisica: questo non la rende meno grave».
LA FORZA A Sanremo, dopo la proclamazione sul palco, ha strappato risate ai telespettatori e a Fiorello con tutte quelle parolacce dettate dalla gioia e dall' incredulità: «Trucco e vestiti mi aiutano a sentirmi meglio con me stessa, più figa, ma ho periodi in cui vorrei stare in tuta e basta. In quei casi cerco di darmi forza, ricordare che puoi trascorrere una bellissima giornata anche struccata e coi capelli in disordine».
In una scena come quella italiana, dove le donne che fanno rock sono una rarità, il suo è un caso interessante: «È molto difficile in questo mestiere salire sul palco e far vedere a milioni di persone il tuo lavoro, ciò che sei, quello che vuoi dire. C' è una tendenza a sessualizzare molto le artiste: si dice che una è bona, non che è brava». Intanto Vasco si è congratulato con lei: «Finalmente una donna».
E i rocker britannici Royal Blood hanno condiviso su Instagram un video in cui Vic suona al basso una loro canzone, I only lie when I love you». E il femminismo? «Una parola fraintesa. Per molti indica la necessità di difendere le donne, quando il suo significato è parità fra i sessi. Chi non è a favore di questo è un idiota».
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