CHI HA PAURA DELLA “SACRA VULVA”? – PER LE VIE DI PADOVA UN GRUPPO DI FEMMINISTE DELL'ASSOCIAZIONE “NON UNA DI MENO” HA PORTATO IN SPALLA UN’ENORME RICOSTRUZIONE IN CARTAPESTA DELL’ORGANO GENITALE FEMMINILE. UNA PROCESSIONE IN DIFESA DEL DIRITTO ALL'ABORTO, ACCOMPAGNATA DALLA PARODIA DELL'“ATTO DI DOLORE” (“CONFESSO CHE HO MOLTO GODUTO...”) – PER QUESTO LA DIGOS HA INVIATO UN RAPPORTO ALLA PROCURA IPOTIZZANDO IL REATO DI “OFFESA AL SENTIMENTO RELIGIOSO” – VIDEO

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Estratto dell'articolo di Giuseppe Pietrobelli per “il Fatto quotidiano”

 

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L’esibizione di quella che viene chiamata “la sacra vulva” non è una novità assoluta, visto che un corteo di studenti l’aveva già mostrata l’8 marzo a Milano. Ma per le vie centrali di Padova, venerdì sera, la sfilata di quattro ragazze di “Non Una di Meno” che portavano in spalla un’enorme ricostruzione in cartapesta dell’organo genitale femminile è stata accompagnata dalla parodia di una preghiera dal contenuto talmente irridente da indurre la Digos ad inviare un rapporto all’autorità giudiziaria.

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Il filmato della manifestazione, che ha visto la partecipazione di qualche decina di persone, servirà alla Procura della Repubblica per “valutare in ordine alla commissione di reati a tutela del sentimento religioso”.

 

Le immagini e le registrazioni audio sono chiarissime. Mostrano due ragazze con il volto coperto da un cappuccio e altre perfettamente riconoscibili che reggono una portantina. Un’altra ragazza con i capelli colorati di blu ha il microfono in mano e recita la preghiera assieme a tutti i partecipanti.

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“La grazia della vulva sia con tutti voi! – hanno scandito le ragazze – Sorelle e compagni, per celebrare degnamente i tanti misteri, rivendichiamo i nostri peccati… Confesso che ho molto goduto…”.

 

[…]

 

La “processione” aveva lo scopo di difendere “il diritto all’aborto e l’interruzione volontaria del patriarcato”, che sono i temi della manifestazione nazionale del 6 maggio ad Ancona, promossa dalla rete transfemminista “per l’aborto libero, sicuro, gratuito per tutte”, a tutela della legge 194 del 1978. […]

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