Emilio Randacio per “la Stampa”
Bomoanga è una città nigerina, a 120 chilometri dalla capitale Niamey. Fino a 36 ore fa, due missionari, Pier Luigi Maccalli e un suo confratello indiano e alcune suore, dirigevano questo centro in terra rossa a due piani, con alcune capanne sparse tra alberi e piante rampicanti, coordinando un' opera di alfabetizzazione e il «progetto donna» per aiutare le giovani madri e le bimbe vittime dell' infibulazione.
Una apparente tranquillità interrotta da un blitz notturno di «almeno otto persone armate», che si sono materializzate intorno alle 21 e 30 a bordo di diverse moto.
Gli uomini - secondo le testimonianze di chi era presente - hanno colpito sul sicuro: prima hanno «saccheggiato» la chiesa, poi si sono diretti verso l' abitazione di padre Pier Luigi, responsabile della Sma, la Società missioni africane.
Sotto minaccia, lo hanno derubato del computer e del telefono cellulare, poi lo hanno costretto a salire su una delle moto per dileguarsi. L' altro missionario, invece, insieme a tutte le suore che operano nel centro, è riuscito a scappare, nonostante gli otto avessero sparato diversi colpi d' arma da fuoco.
Secondo le prime indicazioni, la banda potrebbe essere composta da estremisti islamici. Proprio poche settimane fa, le autorità locali avevano allertato la missione della presenza in quella zona di miliziani jihadaisti.
Fino a ieri sera, comunque nessuna rivendicazione, è stata registrata. Gli otto si sarebbero diretti verso il confine del vicino Burkina Faso, distante pochi chilometri, secondo il governo di Niamey.
Padre Maccalli ha 57 anni ed è in Niger dal novembre del 2007, dopo un' altra esperienza in un' altra missione in Costa d' Avorio durata dieci anni. Maccalli è originario di Madignano, un piccolo paese vicino a Cremona.
Il 5 settembre scorso aveva terminato una visita di due mesi in famiglia, per fare rientro nel Paese centro-africano. Padre Pier Luigi ha tre fratelli - due vivono ancora nel paese d' origine - il terzo, Walter, ha seguito le sue orme ed è impegnato sempre in Africa, in un altro centro della Sma.
Ieri, la curia di Crema - da cui dipendono i due missionari - ha fatto sapere di essere in contatto con i familiari, per trovare una soluzione a quanto avvenuto. «Nell' incontro con il vescovo avvenuto solo dieci giorni fa, Pier Luigi era sereno e motivato, come sempre».
La Farnesina, invece, ha attivato tutti i canali per cercare di identificare i responsabili. La procura di Roma - competente sui reati commessi all' estero -, ha invece aperto un fascicolo per sequestro di persona con finalità terroristiche.
In realtà, non è ancora del tutto chiaro se il rapimento sia stato messo in atto a fini economici o per il lavoro che da 11 anni il prete italiano porta avanti in Niger. Padre Pier Luigi è molto impegnato nell' assistenza alle minori che hanno subito l' infibulazione, la mutilazione genitale femminile molto praticata in quella zona dell' Africa.
«Sono stati realizzati ospedali e tante altre opere, ma non posso pensare che siano collegate al rapimento - ha spiegato all' agenzia Sir, padre Walter Maccalli, fratello del rapito -. Dobbiamo ancora capire come siano andate fino in fondo le cose».
Padre Maccalli, in uno dei suoi ultimi interventi sul sito della Sma, raccontava con passione l' opera che svolgeva per la comunità di Bomoanga. «La missione continua e insieme continuiamo ad essere le sue mani», scriveva ad aprile scorso, durante i festeggiamenti pasquali.
Del centro noi siamo «i suoi piedi e il suo cuore trafitto che trasuda di vita e speranza. Affido alla vostra preghiera anche i settanta giovani e adulti che saranno battezzati a Bomoanga la notte di Pasqua.