CHI MENTE SULL'AUTOCERTIFICAZIONE IN ZONA ROSSA RISCHIA FINO A SEI ANNI DI GALERA! - USCIRE DI CASA PER ANDARE A TROVARE UN AMICO DURANTE IL COPRIFUOCO O SENZA GIUSTIFICAZIONI, PUÒ FAR SCATTARE IL REATO DI FALSA ATTESTAZIONE A UN PUBBLICO UFFICIALE, ARTICOLO 495 DEL CODICE PENALE. RECLUSIONE DA UNO A SEI ANNI. IL PARADOSSO? CHI GIRONZOLA POSITIVO AL COVID, CONTAGIANDO ALTRE PERSONE, RISCHIA SOLO...

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Giampiero Maggio per www.lastampa.it

 

Zona gialla, arancione e rossa. E poi il dpcm e le cose che si possono e non si possono fare se si vive nelle aree con maggiori restrizioni. E infine l’autocertificazione, il documento che va esibito se si deve circolare, ad esempio, nelle zone rosse. Che cosa succede se non ce l’abbiamo con noi? E se usciamo di casa ma non ne abbiamo un motivo valido, ad esempio non ci sono lo stato di necessità, salute e lavoro?

 

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Intanto partiamo dagli spostamenti in quella che è considerata la zona rossa, cioè dove ci sono le maggiori restrizioni. Il sito del ministero della Salute dice che «all’interno dell’area rossa è vietato ogni spostamento, sia nello stesso comune che verso comuni limitrofi (inclusi quelli dell’area gialla o arancione), ad eccezione degli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità (per esempio l’acquisto di beni necessari) o motivi di salute». E poi è vietato «far visita o incontrarsi con parenti o amici non conviventi, in qualsiasi luogo, aperto o chiuso.

 

Sono consentiti gli spostamenti strettamente necessari ad assicurare lo svolgimento della didattica in presenza, se prevista». Si può, naturalmente, rientrare al proprio domicilio abitazione o residenza ma il ministero della Salute consiglia caldamente di «lavorare a distanza, ove possibile, o prendere ferie o congedi».

rischio covid nelle regioni rischio covid nelle regioni

 

Se invece abbiamo necessità di spostarci dobbiamo portare con noi l’autocertificazione. Come funziona? Vediamo che cosa rischiamo nel caso ne fossimo sprovvisti o, peggio, se mentissimo sui reali motivi dello spostamento o se violassimo addirittura la quarantena.

Partiamo da un presupposto fondamentale: senza una valida ragione per uscire, è obbligatorio restare a casa, per il bene di tutti. «Si deve essere sempre in grado di dimostrare che lo spostamento rientra tra quelli consentiti – spiega il sito del ministero della Salute -, anche mediante autodichiarazione che potrà essere resa su moduli prestampati già in dotazione alle forze di polizia statali e locali.

 

La veridicità delle autodichiarazioni sarà oggetto di controlli successivi e l’accertata falsità di quanto dichiarato costituisce reato. La giustificazione del motivo di lavoro può essere comprovata anche esibendo adeguata documentazione fornita dal datore di lavoro (tesserini o simili) idonea a dimostrare la condizione dichiarata».

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Estremizzando, ma non troppo, si rischia il processo penale soltanto nei casi più gravi. Ad esempio uscendo di casa per andare a trovare un amico durante il coprifuoco o senza giustificazioni se si abita in zona rossa. Meglio non mentire, al posto della multa scatterebbe il reato di falsa attestazione a un pubblico ufficiale: questo reato è previsto dall'articolo 495 del codice penale e viene punito con la reclusione da uno a sei anni. Uscire di casa se si è positivi al Covid, contagiando altre persone, potrebbe invece far scattare il reato di epidemia colposa che prevede una pena da sei mesi a tre anni.

 

Cosa succede in tutti gli altri casi, invece? Se non si rispetta la quarantena si rischia una condanna che va dalla reclusione da 3 a 18 mesi, oltre a un'ammenda da 500 a 5 mila euro (è previsto dall'articolo 7 del decreto legge 19/2020). Nessun rischio di condanna e, di conseguenza, di reclusione, soltanto se scatta la violazione dell'isolamento fiduciario, in caso di attesa del tampone o di contatto ritenuto a rischio anche tramite l'alert dell'App Immuni: in questa circostanza si rientra nell’ambito delle sanzioni amministrative e non penali.

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