Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”
Il meccanismo era semplice. Vendere opere finte, spacciate come originali, del pittore, scultore, scomparso nel 1998, Gino De Dominicis. Per riuscire in questa operazione era necessaria l' autenticazione del più famoso critico d' arte italiano, Vittorio Sgarbi. La sua firma, un marchio di fabbrica. E così Marta Massaioli pagava il parlamentare - nominato presidente della fondazione Archivio Gino De Dominicis - per sottoscrivere che le patacche erano autentiche.
Questa, in estrema sintesi è l'accusa formulata dal pubblico ministero Nicola Maiorano dopo l' indagine dei carabinieri tutela patrimonio culturale. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio, a seconda delle posizioni, per reati che vanno dall' associazione per delinquere, alla contraffazione di opere d' arte e ricettazione per i 21 indagati.
L'ACCUSA
Il vero motore dell' organizzazione era la Massaioli vice presidente della fondazione.
Il ruolo di Sgarbi, accusato di autenticare quadri o sculture false, invece è da chiarire. Di sicuro il parlamentare è stato ben pagato per il suo lavoro. Tuttavia bisognerà comprendere se lui fosse consapevole del grande imbroglio che si celava. Sapeva realmente che i quadri erano dei falsi o è stato indotto in errore? Una differenza non da poco per qualificare il reato. Il nove dicembre è fissata la prima udienza di fronte al gup per stabilire se rinviare a giudizio o prosciogliere i 21 indagati di questa inchiesta.
GINO DE DOMINICIS IL GUERRIERO gino de dominicis Gino De Dominicis images Gino De Dominicis gino de dominicis