Estratto dell’articolo di Francesco Parrella per il "Corriere della Sera"
«Ovviamente mi dispiace, ma non dimentichiamo che l’opera serviva proprio ad accendere i riflettori sul Bronx, e a dare voce alle persone che ci vivono». Il «Bronx» di cui parla lo street artist italo-olandese Jorit Agoch, al secolo Ciro Cerullo, è un’area di San Giovanni a Teduccio, periferia orientale di Napoli, così soprannominata per via del disagio sociale che si mescola alla criminalità, dove nel 2017 su una palazzina di via Taverna del Ferro ha realizzato il più grande murale al mondo di Diego Armando Maradona, alto 40 metri, accompagnato dalla scritta «Dios umano».
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Un anno dopo, sulla facciata della palazzina accanto, lo stesso artista ha dipinto il volto di un bambino autistico del quartiere, Niccolò, ritratto con gli occhi bassi e lo sguardo sfuggente, e la scritta «Essere umani». E sull’altro lato dei due palazzoni gemelli è spuntato invece un ritratto di Ernesto Che Guevara.
Sia il murale del Pibe de oro che quello di Niccolò saranno cancellati con la demolizione delle case del «Bronx», 360 alloggi di edilizia popolare e 84 box, realizzati come soluzione temporanea dopo il sisma del 1980, per permettere l’avvio il prossimo 2 febbraio degli interventi di riqualificazione stabiliti dal Comune, che qui investe 106 milioni di euro di fondi del Pnrr.
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[…] La cosa fondamentale, conclude lo street artist, «è il grande risultato, per nulla scontato, che finalmente verranno date delle case migliori alle persone che vivono nel “Bronx”. E sono sicuro che Diego sarebbe felice di questo. È una sorta di ennesimo miracolo che Diego ha compiuto». L’opera che ritrae Maradona fu completata grazie ai fondi avuti dall’allora capitano del Napoli Marek Hamsik e dal contributo di associazioni del territorio. […]
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