Estratto dell'articolo di Lorenzo Lamperti per www.lastampa.it
Otto morti e 17 feriti. È il drammatico bilancio di un attacco avvenuto a Wuxi, metropoli da sette milioni e mezzo di abitanti nel Jiangsu, provincia orientale della Cina. Nel gigante asiatico la «sicurezza nazionale» è un vero e proprio mantra, di cui il Partito comunista è il grande garante.
Eppure, si tratta della seconda strage volontaria nel giro di sei giorni. E in entrambi i casi ci sarebbe un legame con insoddisfazioni personali o economiche, che avrebbero fatto detonare un desiderio di rivalsa. Scenario che preoccupa non poco il governo, vista la difficoltà a rilanciare l'economia la cui crescita ha rallentato a partire dalla pandemia di Covid-19.
L'ultimo episodio in ordine di tempo è avvenuto al Wuxi Vocational College of Arts and Technology. Un giovane di 21 anni, ex studente presso l'istituto, è entrato nell'edificio e ha iniziato ad accoltellare chiunque gli passasse vicino.
«Secondo le indagini preliminari, il sospettato ha aggredito le persone dopo aver fallito un esame e non aver ricevuto il certificato di laurea, oltre ad essere insoddisfatto del compenso del suo tirocinio»,si legge in una nota dell'Ufficio di pubblica sicurezza locale. […]
Lunedì 11 novembre, invece, la precedente strage era avvenuta a Zhuhai, nel sud della Cina. Un uomo di 62 anni si è scagliato con la sua automobile contro la folla accalcata fuori da uno stadio. In quel caso sono morte 35 persone, con altri 43 feriti. Successivamente, l'uomo è stato catturato dopo essersi ferito con un coltello.
Secondo i brevi resoconti dei media locali, pare che l'attacco sia stato motivato dalla rabbia per un recente accordo di divorzio, svantaggioso per l'attentatore. […]
Il 30 settembre, tre persone sono state uccise in un attacco con coltello in un supermercato di Shanghai e altre 15 sono rimaste ferite. La polizia ha spiegato in quel caso che il sospettato aveva controversie finanziarie personali ed era andato a Shanghai per “sfogare la sua rabbia”.
Sui social cinesi sono in corso diverse discussioni su posti di lavoro, reddito e stress psicologico. Il timore di molti è che senza un rafforzamento della rete di sicurezza sociale e un meccanismo di consulenza psicologica, l'insoddisfazione di molti possa trasformarsi in rabbia e azioni violente contro vittime casuali.
Non si tratta solo di decimali di Pil, ma di un'inclinazione al pessimismo e al fatalismo che si è in parte impadronito dei più giovani, tra cui nel 2023 si era diffusa l'espressione liulang («alla deriva») per riferirsi al nuovo stadio di disillusione raggiunto. Anche perché sono loro quelli messi peggio: il tasso di disoccupazione tra i 30 e i 59 anni è di oltre quattro volte inferiore (3.9%) a quello giovanile, col dato generale pressoché invariato al 5,2%.
Per la prima volta dopo decenni, le nuove generazioni non credono che il loro futuro sarà migliore o più agiato di quello dei genitori. Un concetto su cui si è a lungo basata una parte importante della legittimità del Partito.