Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera”
I sindaci e gli abitanti dell' ex zona rossa lo avevano temuto fin da subito. La riapertura immediata dell' ex area protetta di Codogno avrebbe potuto far tornare a crescere il ritmo dei contagi dopo che i primi divieti avevano invece «rallentato» l' epidemia. Oggi quel timore rischia di essere concreto guardando i dati delle ultime rilevazioni. Si torna a salire, dopo settimane di progressivo calo del trend, arrivato anche a toccare l' uno per cento. Tanto che a Codogno, cittadina epicentro della prima fase della pandemia, si è arrivati anche a crescita zero.
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Nelle ultime ore però la percentuale è risalita. «Abbiamo sei positivi in più - spiega Francesco Passerini, sindaco della cittadina lodigiana e presidente della Provincia -.
Nelle ultime giornate eravamo fermi a 268 casi. Un segnale che i divieti introdotti con la zona rossa avevano funzionato». Adesso però il timore è opposto: «Sì, e ci aveva sorpreso vedere che nel decreto del governo dello scorso 8 marzo la zona rossa veniva abolita - prosegue Passerini -. Che senso ha chiudere tutto se poi, appena arrivano i primi risultati positivi, si dà la possibilità di riaprire negozi e di spostarsi per lavoro praticamente ovunque?».
MATTIA – IL PAZIENTE UNO DI CODOGNO
Il timore degli abitanti di Codogno, Casalpusterlengo e degli altri otto comuni «ex rossi» era stato anche quello che il virus potesse tornare a diffondersi grazie a «forestieri» dopo la riapertura dei check point: «Noi abbiamo fatto sforzi molto rigidi, i risultati si sono visti perché nelle prime due settimane c' è stata una riduzione dei contagi - dicono gli abitanti -. Ora quegli sforzi rischiano di essere vanificati».
La questione non è secondaria. Perché in queste settimane di lotta al virus gli epidemiologi hanno osservato attentamente quel che accadeva a Codogno e gli effetti delle restrizioni su quella zona, tanto da decidere di estenderle (anche se in modo più soft) sull' intera Lombardia.
«L' emergenza non è alle spalle, basti pensare che in un mese, dal 22 febbraio al 22 marzo, le persone morte sono quasi il triplo rispetto agli anni passati», racconta il sindaco Passerini. Il conto dei numeri è impressionante. Le vittime del 2019 sono state 52, 49 quelle del 2018: in un mese di emergenza si è arrivati a 125.
«Si muore ancora, ogni giorno. Ma è l' effetto dei contagi delle scorse settimane». I dati in crescita confermano che l' epidemia potrebbe tornare a colpire nelle stesse zone.
«Non c' è un effetto di immunità di gregge, l' isolamento protegge dalla diffusione del virus, ma solo attraverso il vaccino è possibile creare davvero una immunità diffusa. Purtroppo siamo ancora molto lontani da questa prospettiva». E Lodi non vuole rivivere lo stesso incubo.
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