Amedeo La Mattina per la Stampa
«Neanche in sezione posso più andare. La mia casa è assediata dai giornalisti. Davanti al partito stazionano le telecamere. Questo è un incubo. Sto soffrendo come un cane, mi è venuta pure la tachicardia. La verità in questa storia è che colpiscono me per puntare su mio figlio Matteo e questo fa aumentare la mia sofferenza».
Tiziano Renzi con gli occhi lucidi si sfoga con le poche persone che in queste ore raccolgono la sua sofferenza. «Sofferenza vera», raccontano. Anche quella di dover annullare l' assemblea degli iscritti che ieri lo avrebbe dovuto confermare segretario del Pd a Rignano.
Per Tiziano Renzi le riunioni di partito sono sempre state il suo pane politico. Ora è stato costretto a chiudere la sezione del Pd che troneggia nella piazza di Rignano sull' Arno accanto al supermercato della Coop e la Casa del popolo dove i "comunisti" giocano a briscola. «Tiziano qui non ci ha messo mai piede», dice un compagno con un asso alzato a mezz' aria e da sbattere sul tavolo. «Sì, può scriverlo - dice un altro - qui dentro siamo tutti comunisti e persone perbene». Sono tutti sui settanta.
Nella stanza accanto, dove c'è il bar, i ragazzi bevono birra, compulsano gli smartphone, tirano freccette, giocano a calciobalilla e ascoltano musica. Il prete del paese, don Giovanni, sta salendo le scale di San Leolino. Saluta un gruppo di giornalisti e con un sorriso bonario consiglia loro di non asfissiare il suo amico Tiziano. «Lasciatelo in pace, prima o poi vi caccia con il fucile».
Piove, c' è freddo e di Tiziano nessuna traccia. Il babbo di Matteo non è nella sua casa fuori dal paese, in campagna. Sulla porta d' ingresso c' è una ceramica con la Madonna che regge in braccio Gesù. Ha mandato in sezione una militante, che non spiccica una parola con i giornalisti, con il compito di levare l' annuncio della convocazione degli iscritti scritto di suo pugno con il pennarello nero e la sigla T.R.. La signora ne mette un altro scritto con il pennarello rosso, «l' assemblea è rinviata a data da destinarsi, grazie».
La vicenda Consip si abbatte su Rignano sull' Arno che finora è stato il regno politico di Tiziano Renzi. Il suo Pd alle ultime amministrative aveva raggiunto il 52%. Ora rischia di perderlo per mano del sindaco Daniele Lorenzini che ha deciso di prendere le distanze dal Pd, sia quello nazionale che locale. Dice, il sindaco, di non riconoscersi più nel Pd delle liti e delle correnti.
I veri motivi non li esplicita pubblicamente: ha capito che la storia Consip danneggia la famiglia Renzi e potrebbe segnare il suo risultato elettorale. Allora guarda un po' agli scissionisti, Daniele Lorenzini, medico di Rignano, che vuole ricandidarsi con una sua lista civica e una coalizione di centrosinistra. E dire che il 16 febbraio l' assemblea degli iscritti aveva deciso di sostenerlo per il secondo mandato.
E lui, presente, aveva pure ringraziato per la fiducia che gli veniva accordata ancora una volta. Poi è esploso l' affare Consip e il sindaco ieri mattina ha comunicato la sua personale scissione senza anticiparla a Tiziano. Per il segretario del Pd è «una pugnalata alle spalle». Decide di dileguarsi. Fa sapere che è in giro per lavoro. Al telefono mentre è in macchina dice che l' assemblea è stata annullata e «chissà quando ci sarà». A qualche chilometro da qui, al circolo dell' Arci di San Bartolo a Cintola, Massimo D' Alema sta caricando a pallettoni contro i Renzi.