COM’È BELLO FARE IL TAMPONE DA TRIESTE IN GIÙ - DA QUANDO È STATO INTRODOTTO IL GREEN PASS PER ACCEDERE A UFFICI, FABBRICHE, CINEMA O RISTORANTI, C’È STATO UN AUMENTO DEL 70% DEI TAMPONI, CON UNA SPESA MEDIA DI 30 MILIONI DI EURO AL MESE - SE SI DOVESSERO TENERE I RITMI DI SPESA DEL MESE SCORSO, GLI ITALIANI FINIRANNO PER SPENDERE IN TEST CIRCA MEZZO MILIARDO DI EURO L'ANNO – IL BOOM C’È STATO SOPRATTUTTO NELLE REGIONI CON I TASSI PIÙ BASSI DI VACCINAZIONI...

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Federico Fubini per il "Corriere della Sera"

 

Il 15 ottobre scorso è uno spartiacque nella storia della pandemia in Italia, perché da quel giorno il green pass non serviva più solo per il tempo libero. Per chi doveva andare al lavoro e non era vaccinato scattava l'obbligo di presentare almeno il risultato di un tampone antigenico negativo. È stata una rivoluzione nei costumi.

 

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 Ma è stata anche, più in piccolo, una rivoluzione nel rapporto degli italiani con le farmacie: solo il mese scorso hanno speso appena meno di trenta milioni di euro in test rapidi che permettessero loro di accedere a uffici, fabbriche, cinema o ristoranti senza aver fatto un vaccino. Questa stima di Inqvia, una società di analisi di mercato, non include i tamponi molecolari o antigenici praticati nelle aziende, nei laboratori o negli ospedali privati e pubblici. 

 

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Anche per questo i risultati di novembre parlano chiaro: se si dovessero tenere i ritmi di spesa del mese scorso, molto probabilmente gli italiani finiranno per spendere in tamponi più o meno mezzo miliardo di euro l'anno di tasca propria (una volta incluso il costo dei più onerosi test molecolari); e una parte importante di queste somme saranno una sorta di tassa privata, preferita da alcuni milioni di italiani a un vaccino gratuito perché finanziato dallo Stato.

 

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Che gran parte di questi conti si spieghino con il passaggio al green pass, risulta chiaro dalla distribuzione mese per mese e regione per regione della spesa in tamponi. Il 6 agosto scatta l'obbligo di green pass per accedere ai luoghi del tempo libero e quel mese la spesa in tamponi nelle farmacia esplode del 47% rispetto a luglio. Ma questo non è niente rispetto a quel che accade fra settembre e novembre, rispettivamente l'ultimo mese pieno senza e il primo con l'obbligo di green pass sul lavoro.

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 A quel punto la spesa degli italiani nelle farmacie balza del 70% appunto a 30 milioni in un mese: cinque volte superiore ai livelli di luglio. A un costo stimato di 15 euro per singolo test, è plausibile che solo per questo canale in un mese si siano svolti circa due milioni di test. Ma soprattutto si registra una vera e propria esplosione della spesa in tamponi nelle aree del Paese più in ritardo nella campagna vaccinale: le stesse dove la presenza degli esitanti e dei contrari alle dosi è relativamente più diffusa. 

 

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In Val d'Aosta, ancora oggi quartultima in Italia nella classifica delle prime dosi, le farmacie vedono il loro fatturato sui test balzare del 686% fra settembre e novembre. In Trentino-Alto Adige (la provincia di Bolzano è ultima in Italia per l'incidenza delle prime dosi) l'aumento di spesa delle persone è di oltre il 200%. In Friuli-Venezia è del 240%, proprio mentre a Trieste si susseguono le proteste contro il green pass e la regione resta saldamente al di sotto delle medie nazionali per le inoculazioni. 

 

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Curiosamente anche in questo aspetto il Mezzogiorno si comporta in maniera esattamente opposta, con l'eccezione della sola Sicilia. Quest' ultima è la regione con il tasso più basso di vaccinazioni, in parte per i problemi organizzativi delle strutture sanitarie ma in parte per la riluttanza presente nella popolazione. Qui la spesa per tamponi in farmacia segna a novembre un boom del 111% su settembre, un po' come accade nelle regioni del Nord dove la presenza di no vax è relativamente più diffusa. 

 

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Ma in Calabria per esempio il ritardo della campagna vaccinale è dovuto quasi solo all'inefficienza della sanità, e la popolazione risponde con un aumento di spesa in tamponi minore della media nazionale. La Basilicata, la Puglia e soprattutto il Molise hanno avuto più successo della media italiana nell'iniettare dosi nelle braccia degli abitanti. 

 

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Non è un caso che queste tre regioni sono le uniche in Italia dove la gente ha iniziato a spendere in tamponi - anche con il green pass in vigore - meno di prima. Perché il Paese conosce davvero una nuova linea di faglia, fra le molte che lo attraversano: fra chi si sottopone a una tassa volontaria e evitabile, e chi no.

 

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