afghanistan profughi in fuga dai talebani
1 - AFGHANISTAN: TURCHIA, NON DIVENTEREMO HUB RIFUGIATI
(ANSA) - ROMA, 23 AGO - La Turchia nega di aver ricevuto richieste da altri Paesi per la creazione di un hub per la prima accoglienza dei richiedenti asilo afghani nel suo territorio.
Lo afferma in una nota il ministero degli Esteri di Ankara, facendo riferimento ad alcune indiscrezioni circolate sui media britannici, che indicavano anche il Pakistan tra i Paesi coinvolti in questa possibile iniziativa. "Se dovessimo ricevere una richiesta di questo tipo, non la accetteremmo", sottolinea ancora la Turchia.
Nei giorni scorsi, il presidente Recep Tayyip Erdogan ha più volte ribadito che il suo Paese non intende farsi carico di una eventuale ondata di migranti dall'Afghanistan, affermando di non voler diventare "il deposito dell'Ue per i rifugiati". (ANSA).
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2 - G7 STRAORDINARIO SUI MIGRANTI AFGHANI MA LA UE SI DIVIDE SULL'ACCOGLIENZA
Estratto dell’articolo di Gabriella Colarusso per “la Repubblica”
(…) A preoccupare Londra e l'Unione europea è soprattutto il rischio immediato di una crisi migratoria simile a quella del 2015 che mise in forte imbarazzo le leadership continentali. Erdogan è stato chiaro con la cancelliera tedesca Angela Merkel e con il presidente del consiglio europeo, Charles Michel, con cui ha avuto una conversazione telefonica dopo il colloquio con Johnson: «Gli Stati membri aprono le porte solo a una piccola parte delle persone che li hanno serviti e che sono in difficoltà, la Turchia non può sopportare un carico migratorio aggiuntivo ».
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In Turchia vivono più di 4 milioni di rifugiati, circa 3 milioni sono siriani, molti afghani. Erdogan spinge perché l'Europa riveda al rialzo il patto firmato nel 2016 e rinnovato lo scorso giugno con cui si è impegnata a versare più di 6 miliardi ad Ankara in cambio del controllo delle frontiere che impedisca ai migranti di raggiungere l'Europa.
La crisi in Afganistan è «una sfida comune per la Turchia e l'Ue», è stata la risposta di Michel. I reporter internazionali che sono al confine tra l'Iran e la Turchia riferiscono che per ora non ci sono segnali di movimenti di massa. Ma Bruxelles teme una riedizione del 2015, e questa volta anche la Germania di Angela Merkel, che all'epoca accolse più di un milione di siriani, non sembra disposta ad aprire le porte a un flusso massiccio di rifugiati.
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3 - LA SLOVENIA SFIDA L'UE "NON APRIREMO MAI CORRIDOI UMANITARI"
Alessandro Barbera per “La Stampa”
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Ankara, ieri. Comunicato della presidenza turca dopo la telefonata con il capo del Consiglio europeo, il belga Jean Michel: «Abbiamo ricevuto la richiesta di accogliere i dipendenti locali di una missione dell'Unione europea in Afghanistan. Gli Stati membri non aprono le loro porte nemmeno a una piccola parte delle persone che li hanno serviti e che sono in difficoltà».
Nella Saigon afghana c'è uno sconfitto certo a Washigton e un gruppo più numeroso sparso fra Bruxelles e le altre capitali del Continente. Apertamente incapace di trovare un accordo sui flussi di migranti dall'Africa, l'Unione europea sta replicando il copione nella gestione dei richiedenti asilo in arrivo da Kabul.
La richiesta di Michel a Erdogan svela brutalmente la mancanza di poteri e iniziativa politica. Ieri il premier sloveno Janez Jansa, incidentalmente presidente di turno dell'Unione, ha detto che non ci sarà nessun corridoio umanitario e che non verrà ripetuta l'esperienza siriana del 2015. «Non è compito dell'Europa o della Slovenia aiutare e pagare per i profughi afghani».
Le dichiarazioni di Jansa hanno scatenato la reazione a sinistra, soprattutto in Italia. «La decisione non spetta a Jansa», attacca il presidente dell'Europarlamento David Sassoli. Il capodelegazione Pd a Strasburgo Brando Benifei ha chiesto un'immediata convocazione dello sloveno di fronte all'aula. Ma Jansa è solo la punta dell'iceberg di un'asse ben più largo.
Con lui sono schierati il premier austriaco Sebastian Kurz - «sono assolutamente contrario ad accogliere altri profughi» - e il premier ungherese Viktor Orban. Contrari ai corridoi umanitari sono anche la Polonia e la Bulgaria, se non limitati a pochissime centinaia di persone.
La Grecia, penalizzata come l'Italia dal regolamento di Dublino che impone al primo Paese ospitante la gestione dei migranti, ha costruito a tempo di record un muro al confine con la Turchia. Nelle prime ore della crisi il capo della diplomazia europea Joseph Borrell ha ipotizzato l'uso di una vecchia direttiva del 2001 sui richiedenti asilo che permetterebbe di essere approvata a maggioranza qualificata dai leader del Consiglio europeo.
ursula von der leyen mario draghi di fronte al teatro 5 di cinecitta 5
A parole la presidente della Commissione Ursula von der Leyen promette accoglienza, ma l'incredibile richiesta svelata da Erdogan conferma che per il momento l'Unione non è in grado di dare protezione nemmeno a chi ha lavorato a stretto contatto con i suoi funzionari. Altro che corridoi umanitari.a. ba. -
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