Malcom Pagani per “il Fatto Quotidiano”
Punta selfie è gremita e gli ambulanti hanno cambiato genere. In luogo di occhiali e asciugamani, spacciano bastoni e bustine. Ai primi appendi il telefono per catturare dall' alto culi e pettorali, nelle seconde lo stipi per fotografarti in acqua. Entrambe vendutissime a sud di Gallipoli, le novità impazzano sulle spiagge di un Salento accerchiato da Nardò a Patù. Accenti. Dialetti. Convergenze. Napoletani, bresciani e francesi. Romani, veronesi, tedeschi e bolognesi: "Sòccia che mare".
Eccessi e famiglie. Randagismo e masserie. Pipirussi ed ecstasy. Tutto pieno. Strade, discoteche, campeggi, piazze e tratturi. "Più 30 per cento", esultano gli albergatori mentre negli stabilimenti il rumore del mare si confonde con i consigli per gli acquisti di chi sulla sabbia offre frutta esotica a tre euro. Variante patriarcale: "Cocco bello in abbondanza per le donne in gravidanza". Versione ellittica: "Chi non prende cocco bello non gli cresce più l' uccello".
Celi ai bambini il sottile gioco di parole, uccidi curiosità con lo scudo del moralismo, menti e intanto, rifletti sui cambiamenti. Doppi sensi e rime baciate esistevano anche trent' anni fa, ma le colonne d' Ercole del turismo erano a Lecce. Oltre non si andava.
Otranto era una gita per cultori di Carmelo Bene. Nostra signora dei turchi il nome di un locale. Leuca l'irraggiungibile Ushuaia d'Italia. Gli ultimi 50 chilometri di rocce, scogli e uliveti affacciati sull' Albania, una Patagonia di infrastrutture mancate e conclamate rinunce a intervenire sul territorio da quella, ancora perdurante, di Ferrovie dello Stato.
Qualcuno ci era capitato. Altri se ne erano innamorati. In pochissimi, scoraggiati dalle distanze, in Salento erano rimasti. Se al pari dei primi investitori avessero preso il treno per tornare, come suggeriva De Gregori, avrebbero fatto bene. Il valore di case e terreni, in un quarto di secolo, è decuplicato. Gli inglesi hanno cercato un altro Chianti.
Gli immobiliaristi hanno vinto alla lotteria. Qualcuno si scoperto ricco. Il ristoratore ha imparato a dire "fruttato" e - dio lo perdoni - "barrique". "Tutto si è corrotto" ti dicono in coro i reduci della prima ondata con insopportabile tono pionieristico.
Il selvaggio, magnifico Salento di ieri - è vero, è innegabile - non esiste più, ma chi l' ha visto a inizio anni 80, con il litorale ionico deserto, il parcheggio sulla strada ai lati della sabbia, le dune di Pesculuse da scavalcare con ombrellone, acqua e cibo e i chilometri di spiaggia in cui l' unico dialetto parlato era il locale, lega il ricordo dell' innocenza all' egoismo. Il proprio piacere alla fissità di un' arretratezza secolare.
Il ritmo di ieri - generatori nei campi, candele, assenza di telefono, energia elettrica e acqua calda, sadiche vacanze invernali senza caloriferi a intirizzire affumicati dal camino - all'idea robinsoniana e un po' settaria di una solitudine da conservare a prezzo di pagare pegno alla comodità.
A forza di allontanarlo, tra una luminaria da festa patronale (oggi De Cagna di Maglie esporta tra il Giappone e Taiwan), un tamburello percosso dal rimpianto Pino Zimba e una sagra dell' anguria, il futuro è arrivato. Fondendo le colonne sonore di una volta: "Fimmine, fimmine, ca sciate allu tabaccu/e sciate ddoi e nne turnati quattro", le schiene spaccate dal lavoro e i figli non cercati dalle contadine, nel suono di una nuova stirpe a proprio agio con il trillo del registratore di cassa. Il miracolo si è compiuto. Il Salento si è fatto conoscere nel mondo.
Splendore e prezzi contenuti.
pranzo di ferragosto per belen nel salento
Gentilezza e accoglienza perché le torri saracene sono diroccate e i nuovi invasori, a chi non ha visto bussare nessuno per decenni, non possono mettere paura. Nella riconversione, qualcosa dell' innocenza iniziale si è inevitabilmente persa e il sacrario originario si è decomposto. "La pizzica ha rotto il cazzo" decreta un turista al sesto giro di antipasti, pittule e pezzetti di cavallo in una trattoria di Lucugnano. Ignora che per la Notte della Taranta, in piazza (trionfalismo e retorica da Michele Emiliano su Twitter) c' erano 200.000 persone.
E ignora che in parte, è proprio l' epica della pizzica, al centro di un film di Edoardo Winspeare, a farlo sedere lì per via indiretta quasi due decenni dopo. La voce si sparse.
"Dopo Lecce ci sono le Maldive d' Italia". D' Alema e Prodi si fecero vedere a Lido Pizzo.
Franco Tatò detto la linea: "La Puglia è la California d' Italia".
Gli agriturismi mutarono in resort. Arrivò il cinema (fino ad allora, con Monicelli e Wertmüller, fermo a Bari e dintorni), le fiction, le réclame della Vodka con Randi Ingerman. Le medaglie per l' enogastronomia. La dittatura del Primitivo. L' Oscar (meritato) della pasta per Benedetto Cavalieri. Lentamente, la concorrenza tra A14 e A1 depositò milioni di macchine nel tacco e nel 2002 qualcuno pensò di bagnare la scoperta del territorio rompendo le tradizioni con una statua sul lungomare di Porto Cesareo.
Per la scultura ancillare in onore di Manuela Arcuri "Simbolo di bellezza e prosperità" piovvero polemiche, rimozioni coatte e dimenticabili pagine di cronaca, ma nella stagione economicamente più fortunata degli ultimi 10 anni, in assenza di gossip o marketing preistorico alla Gianni Ippoliti splende l' ottimismo di un vecchio spot con Tonino Guerra. Al Coco -Loco, il primo stabilimento caraibico aperto sullo Ionio nel '99: "Quando qui, esclusi gli ombrelloni di un paio di alberghi, c' era solo spiaggia libera a perdita d' occhio", ti dice Paolo Garofalo, il proprietario, c' è ressa. Vacanza.
Ombrelloni sulle dune. Non si parla di Xylella né si progettano catene umane come ac cade quasi contestualmente sulla stessa costa, più a sud. Sindaci, turisti e ambientalisti con le mani giunte per dire no alle trivelle che promettono milioni di metri cubi di gas. Una comitiva progetta di fare un salto a Salve per partecipare alle selezione del Grande Fratello. I cartelli sulla strada avvertono "Siete tutti nominati".
Anche a Salve, tra un sogno e l' altro, essere concreti è un obbligo: "Perché vengo in Salento? Perché è una figata, perché costa poco e perché la Polizia non rompe il cazzo", ti dicono ragazzi senza alcuna voglia di argomentare, in contraddizione con le cifre che i bollettini delle questure dettano ai giornali locali nell' ambito in cui etilometri, canne e sequestri di patenti si danno la destra.
Un paio di volanti, risalendo al tramonto verso Otranto su una litoranea così bella da distrarre, si incontrano. Procedono a passo d' uomo in attesa di sventolare altre palette nel fine settimana. Nella piazza di Castrobassa, sopra il porto, si mangia zucchero filato.
Qualche anno fa gli abitanti si mobilitarono a Capodanno per soccorrere centinaia di migranti.
Poco dopo, in plateale assenza di gratitudine celeste e di dolcezza, venne giù un intero palazzo davanti al mare: "Non abbiamo chiesto di chi fosse la colpa, ma abbiamo iniziato a impastare la malta, era più utile",ti dice con costiero fatalismo un esercente. Il sole va giù in fretta. La luce, a sera, è settembrina. Si smontano le tende. Tutti in coda fino al prossimo eritema.