1. DONALD: I COMPAGNI DOVEVANO DENUNCIARE IL KILLER
Anna Guaita per il Messaggero
Bandiere a mezz'asta negli Stati Uniti, mentre per l'ennesima volta il Paese piange le vittime di un massacro scolastico. Diciassette sono questa volta le vittime in quello che è stato il diciottesimo caso di sparatoria in una scuola da quando è cominciato il 2018. Il numero degli attacchi cresce, tanto che oramai se ne conta uno ogni due giorni. Una realtà così drammatica che lo stesso Donald Trump, in genere criticato per la sua incapacità di trasmettere sentimenti di compassione, ha trovato ieri parole commosse per consolare la nazione: «Oggi parlo a una nazione che soffre» ha esordito, nel ricordare come «una scuola piena di ragazzi innocenti» fosse stata attaccata con «violenza, odio e malvagità».
LA PROMESSA
Il presidente ha promesso di recarsi di persona a Parkland, la tranquilla cittadina della Florida trafitta al cuore dal massacro nel liceo Marjory Stoneman Douglas: «Ho sentito le vostre preghiere, ho visto le vostre lacrime ha detto alle famiglie delle vittime -. Il vostro dolore è anche il nostro dolore. Siamo uniti, come una famiglia americana». Trump però non ha neanche fatto cenno al problema delle armi, riducendo il massacro di mercoledì a una questione di follia: «Dobbiamo rendere sicure le nostre scuole e affrontare la spinosa questione della salute mentale».
Il suo discorso ha tracciato la strada per il partito repubblicano, e per il ministro della Giustizia. Tutti hanno chiesto di «non politicizzare» il massacro, per dirla con le parole dello speaker della Camera Paul Ryan, e piuttosto, come invece suggerisce il ministro Jeff Sessions, «pensare ad applicare bene le leggi esistenti». Sessions ha insistito che si debba prestare attenzione «ai criminali, agli individui pericolosi e alle persone con problemi mentali», ma anche lui ha evitato accuratamente di suggerire leggi più severe sul controllo delle armi, che oramai negli Usa superano i 330 milioni di unità.
Ci sono cioè più armi nel Paese, che non persone. Solo i democratici ieri sono tornati alla carica a chiedere almeno maggiori controlli sulla vendita delle armi d'assalto, quelle usate nei massacri per la loro capacità di sparare a ripetizione. L'ex presidente Barack Obama, che nei suoi otto anni alla Casa Bianca aveva tentato di arginarne il dilagare, ha twittato che «Ci vogliono leggi di buon senso». Uno dei provvedimenti che Obama aveva approvato, un decreto che avrebbe reso difficile a persone malate di mente comprare armi, è stato abolito nel febbraio di un anno fa proprio da Donald Trump. Forse per questo a Nikolas Cruz, il 19enne incriminato ieri per 17 capi di accusa di omicidio premeditato, è stato possibile comprare l'AK-15.
IL PARADOSSO
In Florida chiunque abbia più di 18 anni non ha ancora il diritto di comprare una bottiglia di vino (età minima per acquisto di alcol: 21 anni), ma può acquistare armi, incluso armi d'assalto. Il fatto che il giovane fosse stato nel passato in cura in una clinica psichiatrica non ha fatto suonare nessun campanello.
Come non ha scatenato l'allarme neanche il fatto che fosse vicino ad alcuni fanatici nazionalisti, secondo quanto ha rivelato ieri Jordan Jareb, capo di un gruppo suprematista che vorrebbe creare una Repubblica Bianca della Florida. Trump ha raccomandato chiunque noti comportamenti pericolosi di informarne le autorità, e ha citato i compagni e i vicini di casa dell'assassino: «Loro sapevano», frase che è stata interpretata come una critica a chi non ha denunciato. Vari compagni di scuola del giovane hanno rivelato che Cruz aveva espresso idee violente e immaginato di sparare contro la scuola, per questo la scuola lo aveva espulso.
STRAGE PARKLAND FLORIDA KILLER
Nel suo profilo Instagram, il ragazzo aveva pubblicato foto di animali che aveva ucciso, e foto di se stesso armato. E nessuno aveva reagito. Ma almeno in un caso qualcuno si era allarmato: il blogger Ben Bennight aveva chiamato l'Fbi lo scorso settembre quando nella pagina dei commenti di un suo video-blog su YouTube aveva trovato la frase «Io diventerò un professionista di stragi scolastiche», sotto il nome Nikolas Cruz. Gli agenti dell'Fbi erano andati a parlare con Bennight, ma a quanto lo stesso Bureau ha spiegato dopo il massacro, «non è stato possibile identificare il luogo, o la vera identità della persona che aveva messo il commento». Le leggi che proteggono la privacy e il diritto di parola hanno impedito agli agenti di compiere indagini approfondite.
2. VIOLENTI, INSTABILI, ARMATI GLI STRAGISTI ADOLESCENTI
Flavio Pompetti per il Messaggero
Diciannove anni, bianco, solitario e arrabbiato, ma fino a mercoledì raramente violento. Nikolas Cruz risponde alla lettera allo stereotipo dei giovani statunitensi che a ritmo bisettimanale escono dall'anonimato per andare a sparare in una scuola. Alcuni si accontentano di colpire il compagno con il quale hanno avuto un diverbio o il professore con il quale hanno un conto in sospeso. Un numero crescente tra loro fa a gara per guadagnare il titolo dello stragista che ha ammazzato più persone con un singolo attentato. Cruz e i suoi compagni di AR 15 non sono però i rappresentanti di una generazione che si sta facendo più violenta, né rappresentano un complotto in larga scala di associazioni estremiste.
Quello che qualifica l'attentatore di Parkland e che lo accomuna agli stragisti che l'hanno preceduto sono due caratteristiche che stanno diventando ugualmente ripetitive: l'ombra della malattia mentale e l'accesso alle armi da parte di una persona che ha già manifestato l'intenzione di usarle contro persone innocenti. «Non possiamo lasciare che i malati di mente vadano in giro a consumare stragi», ripetono alla Fox News gli analisti conservatori chiamati a discutere il caso. «Quando sarà il momento giusto per discutere dell'insana circolazione delle armi negli Usa?».
Rispondono i politici democratici a Washington. Sono queste le due morse della tenaglia che immobilizza il paese di fronte all'ennesima strage e che forse nemmeno questa volta permetterà di avviare un dibattito risolutivo. In una società polarizzata fino all'estremo come è oggi quella statunitense, la questione diventa immediatamente politica, e la politica è in una fase di stallo.
LA SANITÀ
STRAGE PARKLAND FLORIDA KILLER 1
Nikolas Cruz aveva accusato disturbi mentali. La polizia della contea di Broward racconta di essere intervenuta più volte a casa della madre adottiva del giovane per sedare gli eccessi di ira causati dalla scarsa stabilità della sua testa. Il sindaco della stessa contea Beam Furr conferma che aveva ricevuto cure mediche saltuarie, quante può permettersene il sistema sanitario pubblico anche in una regione ricca, come quella in cui è accaduta la strage. I conservatori vorrebbero chiudere qui il discorso: c'è bisogno di maggiore libertà di intervento per prevenire i crimini dei pazzi, anche se questo vuol dire violare il diritto più sacro della costituzione, il primo emendamento, quello che difende la privacy e la libertà di parola.
Le leghe per i diritti civili, le associazioni mediche e sanitarie non sono assolutamente disposte ad affrontare questo discorso, specialmente di fronte ad una spesa sanitaria pubblica in pieno abbattimento. Ribattono che i malati di mente commettono solo il 5% dei crimini che si verificano negli Usa, e dietro questo dato dimenticano di osservare come quasi tutte le maggiori stragi commesse negli ultimi anni abbiano avuto alle spalle attentatori con disturbi psichici.
L'ARSENALE
I progressisti sono ugualmente trincerati all'attacco di un altro diritto costituzionale: il secondo emendamento, quello che protegge il diritto di possedere armi. Per loro ogni nuova strage è l'occasione per tentare di aprire gli occhi e le orecchie di un paese sempre più cieco e sordo riguardo a questa materia, sul nesso innegabile tra la circolazione incontrollata delle armi e la possibilità che finiscano nelle mani sbagliate.
È in effetti difficile spiegare perché un diciannovenne come Cruz trovi l'accesso sbarrato quando cerca di sedersi ad un qualsiasi bar a ordinare un bicchiere di birra, ma allo stesso tempo possa cercare su Internet un venditore che dice di essere il legittimo proprietario di un AR 15 in cerca di acquirenti, e poi accordarsi per la vendita, senza nessun controllo legale, e senza produrre un documento.
IL DIBATTITO
I padri della costituzione sicuramente non intendevano spingere il principio del secondo emendamento fino a questi estremi, ma la pressione decennale della lobby dei costruttori delle armi ha reso possibile una simile abominazione. «Non è il momento questo di discutere di politica», ha tagliato corto ieri alla camera il leader repubblicano Paul Ryan a chi chiedeva di riaprire il dibattito sul bando delle armi automatiche. Non lo è mai stato dall'assalto di Columbine in poi, e salvo un miracolo, non lo sarà nemmeno questa volta.