Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per “la Repubblica”
STEFANO FASSINA GIUSEPPE CONTE
Non è mai esistito davvero, se non nei vagheggiamenti elettorali degli ultimi due segretari del Pd e in qualche competizione a livello locale. Tuttavia, per assistere all'archiviazione definitiva di un sogno chiamato "campo largo" bisognerà attendere il voto nel Lazio […]. Le urne dovrebbero aprirsi a inizio febbraio, ossia entro 90 giorni dalle dimissioni formali che verranno rassegnate tra il 4 e il 5 novembre.
Una scadenza cruciale, in grado di indicare la rotta: se difatti le forze progressiste - Pd, M5S, Azione e Si-Verdi - non riusciranno come sembra a trovare un'intesa laddove fanno già maggioranza assieme, sarà poi pressoché impossibile raggiungerla in Lombardia e in Friuli Venezia Giulia.
È quel che Zingaretti ribadirà la prossima settimana, nel brindisi d'addio agli uffici abitati per due mandati, unico fra i suoi predecessori ad aver centrato il bis: «Non sta a me entrare nella discussione sul futuro candidato alla presidenza - il messaggio del governatore uscente - però rivolgo un appello a tutti: non buttiamo a mare i dieci anni di lavoro comune che abbiamo alle spalle. Prevalgano lo spirito di confronto, l'unità e il dialogo». Pur sapendo che (quasi) nessuno dei leader invocati ha voglia di ricostruire il campo largo: un brand invecchiato prima ancora di nascere.
È Giuseppe Conte il più determinato a opporsi: il 25 settembre ha capito che il M5S può crescere specialmente a scapito del Pd, fiaccato da fortissime convulsioni precongressuali che il deludente risultato elettorale ha finito per amplificare. E intende approfittarne. Perciò sta respingendo le avances di Francesco Boccia (incaricato di condurre le trattative per il Nazareno), deciso a replicare lo schema delle Politiche: correre da solo per far perdere gli ex alleati, aggravarne lo stato di prostrazione e conquistare - magari alle Europee del 2024 - lo scettro di primo partito del centrosinistra. Sorpasso per la verità già adesso intravisto da alcuni sondaggisti.
[…] Prova ne sono i nomi dei papabili che i Cinquestelle stanno meditando di lanciare alla guida del Lazio: Ignazio Marino, l'ex sindaco di Roma "accoltellato" dai suoi stessi consiglieri nel 2015; oppure Stefano Fassina, fuoriuscito dal Pd in era renziana, approdato alla corte di Fratoianni e ora convertito alla causa grillina. «Una provocazione, è come se noi proponessimo di candidare Di Maio», masticano amaro in casa dem. Unica alternativa domestica, se le altre due dovessero rivelarsi impraticabili: il capogruppo 5S alla Camera Francesco Silvestri.
Uno strappo studiato a tavolino da Conte (anche) per liberarsi della vecchia guardia - le assessore Roberta Lombardi e Valentina Corrado, che tifano per l'alleanza col Pd in quanto, non più candidabili per il limite dei due mandati, aspirerebbero a tornare in giunta in caso di vittoria -, far posto ai fedelissimi e completare il disegno egemonico sia sul Movimento, sia sul fronte progressista. Sebbene non vadano affatto sottovalutate le mosse di Goffredo Bettini, il cui ultimo saggio ( A sinistra, da capo pubblicato da Paper First, la casa editrice del Fatto quotidiano ) verrà presentato l'11 novembre proprio da Conte insieme ad Andrea Orlando: l'idea dell'ex braccio destro di Veltroni è creare una convergenza con il M5S su Enrico Gasbarra, già vicesindaco di Roma, deputato ed europarlamentare, ora tornato al suo vecchio mestiere. […]
GIUSEPPE CONTE ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE E GOFFREDO BETTINI ALLA CAMERA ARDENTE DI DAVID SASSOLI conte boccia MANIFESTI DI CONTE E LETTA SUGLI AUTOBUS