Leandro Del Gaudio per "www.ilmattino.it"
Sette fumogeni, di quelli che se li lanci contro la folla rischiano di fare danni seri. Sette fumogeni, di quelli che si vedono durante gli scontri tra tifosi, o tra tifosi e forze dell’ordine - a margine di una partita di calcio -, o quando c’è da picchiare duro: di quelli lanciati contro le divise in assetto antisommossa, prima durante e dopo un corteo di protesta.
Sono stati trovati in casa di Eleonora De Majo, l’assessore comunale della giunta De Magistris, e di Egidio Giordano (assessore alle politiche sociali e alla cultura nella municipalità di Stella San Carlo all’Arena). Entrambi sono stati denunciati per detenzione di materiale esplodente. Avranno gioco facile - c’è da augurarsi - a dimostrare la provenienza e la funzione di quei fuochi, anche alla luce del ruolo istituzionale ricoperto in questi anni nell’ultima fase della giunta arancione.
Strano caso, quello dei fumogeni. Vengono trovati nel corso di una «perquisizione a terzi», messa a segno ieri dalla Digos, nel corso del blitz disposto dalla Procura di Napoli, che sta cercando di fare chiarezza su un caso tutto cittadino: quello legato alla manifestazione di interesse per edificare una statua - il monumento a Maradona - nei pressi del San Paolo. In questa vicenda è indagato per violenza privata Gennaro Grosso, capo ultrà, soggetto noto alle forze dell’ordine per le segnalazioni della polizia in materia di scontri da stadio, ma anche come presunto anello di congiunzione di mondi diversi: centri sociali di sinistra (Insurgencia e Sud conta), di destra (Casapound) e sigle ultrà come rione Sanità.
Sarebbe stato Grosso a minacciare Egidio Giordano, pretendendo un posto nella commissione per la statua di Maradona, sedendo accanto a sportivi e amministratori. E lo avrebbe fatto in modo violento, tanto da ricordare che i tifosi erano pronti a «buttare a terra la statua di Garibaldi, come fecero con Saddam Hussein, per sostituirla con quella di Maradona».
Ma torniamo al blitz in casa De Majo-Giordano. Inevitabile la sorpresa, di fronte a quei sette fumogeni. Da dove venivano? A cosa servivano? Erano un ornamento domestico? O dovevano essere consegnati alle forze dell’ordine? Saranno i due diretti interessati a chiarire tutto nelle prossime ore, in uno scenario investigativo decisamente più ampio, che prende le mosse da quanto avvenuto lo scorso ottobre in via Santa Lucia. Come è noto, l’inchiesta sulla statua di Maradona è solo un filone nato dalle indagini condotte sugli scontri dello scorso 23 ottobre, quando migliaia di persone si riversarono in strada per protestare contro la decisione del presidente De Luca di dare vita al lockdown di autunno (il primo in Italia).
Una vicenda che ha spinto la Procura a indagare per devastazione a carico di ristoratori, di esponenti dei centri sociali, di camorristi, di ultrà in vena di rivolta contro le forze dell’ordine. Inchiesta condotta dai pm Antonello Ardituro, Celeste Carrano, Luciano D’Angelo, Danilo De Simone, che spinge la Procura a indagare sulla commissione nata per realizzare la statua di Maradona (progetto finanziato da una sorta di class action), nel tentativo di capire per quale motivo nella commissione comunale ci fossero anche esponenti del mondo ultrà. In questo scenario sono stati ascoltati come testi sia Eleonora De Majo, sia il collega di giunta Ciro Borriello (allo Sport), mentre è stato perquisito l’ultrà Gennaro Grosso.
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Chi è Grosso? Scrivono gli inquirenti: «Coordina realtà locali antagoniste» (sia politiche che di teppisti da stadio), tanto da fare la voce grossa contro l’assessore alla municipalità Giordano, compagno della De Majo. E di minacciare una manifestazione sotto Palazzo San Giacomo, pur di ottenere un posto ai piani alti del Comune, per poter dire la sua sulla statua del Pibe.
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