Estratto dell’articolo di Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”
antonio guterres vladimir putin vertice brics 2024 foto lapresse
Il diplomatico svedese Dag Hammarskjöld, che fu segretario generale dell’Onu dal 1953 al 1961, diceva che «le Nazioni Unite non sono state create per portarci in paradiso, ma per salvarci dall’inferno». Se il metro di valutazione fosse la guerra nucleare, potremmo dire missione compiuta: l’abbiamo evitata.
In realtà, la paralisi di fatto dell’Onu, impotente di fronte ai conflitti geopolitici e alle crisi umanitarie che incendiano il pianeta, minacciando la pace e la sicurezza globale, ci porta in direzione opposta: l’inferno, compreso uno scontro atomico, si è drammaticamente avvicinato.
IL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL ONU
Ieri erano 79 anni dall’entrata in vigore della Carta di San Francisco, lo statuto dell’organizzazione adottato nella città californiana nel 1945. Sarà stata solo una coincidenza dettata dall’agenda, ma il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, la giornata dell’anniversario l’ha trascorsa a Kazan, al vertice dei Brics, accolto da Vladimir Putin, il presidente russo che ha ordinato l’invasione di un Paese sovrano, l’Ucraina, in aperta violazione dei principi di cui le Nazione Unite sono garanti e custodi.
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antonio guterres vladimir putin vertice brics 2024 foto lapresse
Ma andare in Tatarstan, certificando in tal modo il successo propagandistico del capo del Cremlino, sapendo già che non avrebbe portato a casa nulla (una frase, un rigo appena) segnala quantomeno totale assenza di sensibilità politica.
Certo, sulla crisi ucraina sono stati i ripetuti veti, opposti da Cina e Russia in Consiglio di Sicurezza, a vulcanizzare l’Onu e a minarne la residua credibilità. Ma Guterres non ha mai saputo gettare il cuore oltre l’ostacolo, a parte ripetere un po’ ambiguamente come ha fatto ieri che «c’è bisogno di una pace giusta».
Anche su Gaza, il segretario generale è apparso inadeguato. Sicuramente qui sono stati soprattutto i veti americani a bloccare le risoluzioni che chiedevano un cessate il fuoco umanitario nella Striscia con la fine degli indiscriminati bombardamenti israeliani, anche se almeno una volta Cina e Russia hanno posto il veto a un testo degli Stati Uniti che, oltre a chiedere la tregua, condannava anche gli attacchi di Hamas del 7 ottobre.
Ma Guterres è sempre apparso incerto, reticente, inopportuno a cominciare da quando, subito dopo il massacro di Hamas, dichiarò che «non era accaduto in un vuoto». Perché non c’è dubbio, come dice l’ex premier svedese Karl Bildt, «che la minaccia materializzatasi il 7 ottobre abbia le sue radici nell’occupazione decennale dei territori palestinesi da parte di Israele». Ma in quel momento contava soprattutto la solidarietà con il popolo ebraico, vittima di un’aggressione terroristica e barbara. Guterres non l’ha colto, perdendo ogni terzietà e attirandosi la dichiarazione di «persona non grata» dagli israeliani.
Sbaglieremmo però a fare del segretario generale, pure senza qualità come quello attuale, il capro espiatorio della paralisi e dell’inettitudine dell’Onu. Che, occorre ricordarlo, continua a fare un grande lavoro con il sistema delle sue agenzie, per tutte l’Unhcr guidata da un italiano, Filippo Grandi, che assiste e protegge i rifugiati in tutto il mondo in condizioni rischiose e ingrate. [...]
Il problema è strutturale: le Nazioni Unite non rappresentano più il mondo. Nate alla fine della Seconda guerra mondiale sono rimaste congelate, prigioniere di un Consiglio di sicurezza anacronistico, dove i cinque membri permanenti abusano del diritto di veto in difesa dei loro interessi o di quelli dei loro amici. Al suo interno si è creata una faglia insanabile tra i due Paesi autoritari, Russia e Cina, da un lato, e le democrazie, Stati Uniti, Regno Unito e Francia, dall’altro.
MEME SU ANTONIO GUTERRES NUOVO LEADER DI HAMAS
Ma nessuno è innocente. Lo stesso Guterres, in una intervista a Gideon Rachman, ammette che il Consiglio di sicurezza «ha un problema di legittimità», che poi ne crea uno di efficacia. Di fatto, nella sua configurazione attuale l’organo esecutivo non è riuscito a fermare i conflitti, facendo prevalere la pace, fosse in Ucraina, a Gaza o in Sudan, una crisi dimenticata che dal 2023 ha causato 40 mila morti e provocato oltre 10 milioni di sfollati.
Senza una riforma, che lo apra a una più equilibrata rappresentanza dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, il Consiglio di Sicurezza è destinato a rimanere paralizzato, condannando l’Onu a una ulteriore marginalizzazione e all’insignificanza. Col risultato che non solo non ci porterà in paradiso, ma non potrà neppure evitarci l’inferno.
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