1. IL VATICANO RIAPRE IL CASO ORLANDI
F. Per per “il Corriere della Sera”
Il giallo della «ragazza con la fascetta» è riaperto. Dopo quasi 40 anni di intrighi, misteri, depistaggi. E con una sorpresa: stavolta (avendo la magistratura italiana archiviato definitivamente il caso nel 2015), a cercare la verità sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la figlia quindicenne del messo pontificio di Wojtyla mai tornata a casa da quel 22 giugno 1983, sarà lo Stato Città del Vaticano, da sempre nel mirino di critiche per presunte reticenze o «verità negate».
La notizia è filtrata ieri a metà pomeriggio ed è stata confermata ufficialmente dalle autorità ecclesiastiche dopo un paio d’ore: è stato il Promotore di giustizia Alessandro Diddi, «anche sulla base delle richieste della famiglia», ad aprire un fascicolo sul caso Orlandi, che nella prima fase si intrecciò con l’attentato al Papa compiuto dal turco Ali Agca (13 maggio 1981) e poi finì per coinvolgere criminalità comune, servizi segreti, ambienti massonici e cancellerie di mezzo mondo.
Le indagini sono state affidate alla Gendarmeria vaticana, che si avvarrà anche dell’enorme mole di materiale istruttorio accumulato dalla Procura di Roma. Per la famiglia di Emanuela, che se fosse viva oggi avrebbe 55 anni, è in ogni caso una svolta attesissima. «Ben venga la nuova indagine, forse nata su impulso di papa Francesco. Sono convinto che la verità sia lì, in Vaticano»,è stato il commento di Pietro Orlandi, che ha messo sul tavolo un elemento concreto:
«Nel 2014 mi sono arrivati messaggi WhatsApp da due persone vicine al Papa che parlano di documenti di Emanuela, di cose di Emanuela». A cosa allude? «Spero di essere convocato», l’auspicio del fratello. Da parte sua l’avvocatessa della famiglia, Laura Sgrò, ha precisato di aver presentato in Vaticano due denunce, nel 2018 e 2019.
L’obiettivo degli inquirenti all’ombra del Cupolone sarà scandagliare tutti i fascicoli, i documenti, le segnalazioni, le informative, e interrogare testimoni ancora in vita, che possano fornire elementi utili. Un lavoro a 360 gradi: si seguiranno piste e indicazioni all’epoca non approfondite.
Le nuove indagini, tra l’altro, potrebbero gettare luce anche sulla vicenda parallela della coetanea Mirella Gregori, scomparsa sempre nel 1983. Un doppio mistero sul quale, di recente, sono emerse novità: dall’esistenza di un giallo collegato (il delitto di Katy Skerl, 17enne uccisa nel 1984 la cui bara — come anticipato da Marco Accetti, reo confesso del sequestro Orlandi-Gregori — è stata rubata) alla rilettura di numerosi codici usati dai rapitori, che lasciano intravedere un movente multiplo: svolgere pressioni per indurre Agca a ritrattare le accuse alla Bulgaria («salvando» Mosca dal coinvolgimento nell’attentato) e «defenestrare» monsignor Marcinkus dallo Ior, finito in dissesto anche per i fondi inviati in Polonia per sostenere il sindacato Solidarnosc.
2. CASO ORLANDI: IN VATICANO RIPARTE L’INCHIESTA
Fabrizio Peronaci per “il Corriere della Sera”
Il Vaticano riapre il caso Emanuela Orlandi. A quasi 40 anni dalla scomparsa della giovane cittadina vaticana, la volontà del Promotore di giustizia della Santa Sede è visionare di nuovo tutti i fascicoli, i documenti, le segnalazioni e le testimonianze. L’ultimo colpo di scena, con milioni di italiani in attesa di notizie, anche terribili — la possibile conferma della morte della ragazzina, dopo il recupero dei suoi resti — risale a tre anni e mezzo fa. Luglio 2019.
Quella volta le ossa di Emanuela Orlandi, in seguito alla lettera di un anonimo che aveva invitato a scavare «lì dove guarda la statua dell’angelo», erano state cercate in due sepolcri del Cimitero teutonico, in Vaticano, dove dovevano esserci le spoglie delle principesse Sophie von Hohenlohe e Carlotta Federica di Mecklemburgo, morte da un paio di secoli. Non c’erano né loro, le nobildonne, né la minima traccia della «ragazza con la fascetta».
E quello fu solo l’ultimo passaggio a vuoto: l’anno precedente, nel 2018, la ricerca dei resti era stata fatta in via Po, nel cortile della Nunziatura, dove erano affiorati un paio di scheletri, mentre nel 2017 si era rincorsa l’illusione di averla localizzata in Inghilterra, dopo il ritrovamento di una nota-spese (fasulla) che attestava lo stanziamento di 483 milioni di lire per tenere Emanuela in vita almeno fino al 1997...
presunto rendiconto vaticano su emanuela orlandi
Misteri, depistaggi, reticenze. Sono passati ormai 40 anni dal 22 giugno 1983, ma la fine di un’incolpevole quindicenne (e della coetanea Mirella Gregori, sparita 46 giorni prima) è più che mai d’attualità, come dimostra sia l’inchiesta annunciata ieri dal Vaticano sia la recente richiesta dei partiti d’opposizione (Pd, M5S e Azione) di istituire una commissione parlamentare ad hoc. Come per il caso Moro. Come per le stragi di Stato.
Già, perché la vera cifra della vicenda Orlandi, paradossalmente, più ci si allontana dai fatti più sembra emergere e ricondurre alle storie peggiori dell’Italia delle trame. Le domande centrali, da quell’estate 1983 scandita da comunicati all’apparenza deliranti, in fondo sono rimaste sempre le stesse. Cosa impedisce la verità?
CASO EMANUELA ORLANDI - MIGLIAIA DI RESTI AL CIMITERO TEUTONICO
Tirando il filo da un fatto di cronaca, a quali segreti inconfessabili si potrebbe arrivare? E ancora: quale fu il movente dell’azione dei rapitori che, attirandole in un tranello, tolsero ai loro affetti Emanuela e Mirella? Terrorismo internazionale nell’ambito della Guerra fredda (con l’obiettivo di far ritrattare Agca dopo le accuse di complicità a Est), ricatto legato al dissesto della casse papali (scandalo Ior-Ambrosiano) oppure torbidi giri sessuali?
CASO EMANUELA ORLANDI - MIGLIAIA DI RESTI AL CIMITERO TEUTONICO
Una risposta in controluce viene dall’analisi delle due inchieste sul caso Orlandi-Gregori. La prima, iniziata all’indomani del mancato ritorno a casa e conclusa ben 14 anni dopo, puntò sugli indizi emersi: le rivendicazioni (con alcune prove di possesso degli ostaggi), la richiesta di «scambio» con Alì Agca, le telefonate in Vaticano di un uomo, forse straniero, ribattezzato l’«Amerikano».
Il Papa polacco prese sul serio l’accaduto: Giovanni Paolo II rivolse addirittura 8 appelli per le ragazze, mentre il presidente Pertini arrivò a preparare una bozza del provvedimento di grazia per il turco, in un clima di grande tensione, con addosso gli occhi degli 007 dell’Est e dell’Ovest. Più si andava avanti, però, più il groviglio diventò inestricabile.
emanuela orlandi cimitero teutonico
Il tempo cura le ferite? Non degli Orlandi né dei Gregori, sempre in attesa. E così, dal 2008, con la seconda inchiesta centrata sulla partecipazione della banda della Magliana (grazie alle rivelazioni di Sabrina Minardi), il giallo tornò a decollare. L’«indegna» sepoltura del boss De Pedis a Sant’Apollinare, d’altra parte, gettava il sospetto su certe collusioni.
Le stesse raccontate da Marco Accetti, l’uomo che nel 2013 ha consegnato il flauto riconosciuto dalla famiglia come quello di Emanuela e messo a verbale le sue verità sui codici usati dagli ideatori del piano (laici criminali, tonache dissidenti, 007 deviati) per esercitare ricatti e condizionare la politica di Wojtyla. Siamo al 2015. quando anche la seconda inchiesta fu archiviata. E siamo tornati in Vaticano, dove da oggi si riprenderà a indagare.
emanuela orlandi mirella gregori papa giovanni paolo ii ali agca