moregallo tuffi proibiti lago di como
Anna Campaniello per corriere.it
Cancellate, barriere, ordinanze di chiusura, avvisi di pericolo. Niente sembra sufficiente a fermare chi cerca l’adrenalina di un tuffo proibito nel lago dalle gallerie del Moregallo, a Mandello del Lario. Sabato sera l’ennesima tragedia costata la vita a un 26enne originario dell’Ecuador e residente a Milano. Il ragazzo, che era con alcuni amici, si è buttato e non è più riemerso. Il suo corpo è stato recuperato dai sommozzatori dei vigili del fuoco a circa venti metri di profondità.
«Abbiamo fatto tutto il possibile per impedire questi tuffi, ma i ragazzi che arrivano al Moregallo appositamente sono in continuo aumento — dice il sindaco di Mandello, Riccardo Fasoli —. È una zona di vecchie strade e gallerie chiuse ma anche di darsene private. Abbiamo messo le cancellate e c’è l’ordinanza di divieto di accesso, ma i ragazzi vanno comunque a tuffarsi. Fino a qualche anno fa — prosegue il primo cittadino — erano soprattutto persone della zona a lanciarsi.
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È comunque molto pericoloso e vietato, ma almeno parliamo di ragazzi che conoscono bene questo tratto di lago, i fondali, le rocce, le correnti. Oggi invece arriva chiunque, da fuori. La zona ormai è conosciuta per questa attività proibita. Si buttano senza conoscere i rischi e sottovalutando il grave pericolo, spesso mentre qualche amico è pronto a filmare il salto nel lago, magari per poi condividerlo».
Forse era quello che pensava di fare anche Jean Carlos Falconi Zambrano, che da Milano con alcuni amici sabato era arrivato a Mandello per trascorrere qualche ora sul lago. Attorno alle 19.30 il tuffo finito in tragedia. Il 26enne ecuadoregno si sarebbe tuffato proprio da una finestra della galleria chiusa al traffico. Non vedendolo più riemergere, gli amici hanno dato subito l’allarme e chiesto l’intervento dei soccorsi. In spiaggia sono arrivati i vigili del fuoco. I sommozzatori hanno avviato le ricerche e hanno trovato il ragazzo sul fondale a circa venti metri. Hanno recuperato il corpo mentre gli amici, in attesa sotto shock sulla riva hanno avvisato i familiari, arrivati in tarda serata da Milano.
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In una settimana, quattro giovani sono annegati nel lago nel Lecchese. «Mandello è uno dei paesi più facili da raggiungere sia in treno sia in auto, dalla superstrada — conclude il sindaco —. Arrivano soprattutto dal Monzese e dal Milanese. Abbiamo avuto fino a 200 ragazzi in un giorno. Ho fatto un’ordinanza anche per chiudere una parte dei giardini perché anche le zone private venivano occupate senza alcun rispetto. Purtroppo le istituzioni più di così non possono fare, manca l’attenzione, la percezione del pericolo, l’educazione».
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