Francesco Grignetti per "la Stampa"
La lotta al Covid può attendere una settimana; ben altri giochi sono in corso. E così una riunione tra Regioni e Stato, che si sarebbe dovuta tenere oggi, è rinviata ai primi di febbraio. Gli stessi governatori, che sono tutti o quasi a Roma alle prese con il Quirinale, si vedranno attorno alle 12 (invece che attraverso la solita videoconferenza), grande politica permettendo.
«Cambiare il conteggio»
La battaglia sulle regole, insomma, è rinviata. Agli atti c'è però una lettera firmata dai presidenti delle Regioni e delle Province autonome che è stata depositata sui tavoli del governo da diversi giorni: si chiede di ripensare in radice il sistema dei colori usati per i territori.
«La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome - vi si legge -, nel corso della seduta del 19 gennaio scorso, ha condiviso di chiedere al governo una valutazione sul superamento del sistema di classificazione delle zone di rischio, in considerazione dell'ormai elevato tasso di vaccinazione della popolazione che sta interessando anche quella pediatrica, nonché dell'estensione generalizzata del possesso della certificazione verde, soprattutto di quella rafforzata, quale requisito per l'accesso alla maggior parte delle attività economiche e sociali».
COLORI REGIONI 21 GENNAIO 2022
È questo il punto: la vaccinazione ha raggiunto un gran numero di cittadini, la stragrande maggioranza ha il Green Pass rafforzato, che già li mette al riparo da tante limitazioni anche nei casi peggiori, quali il passaggio della propria regione al colore arancione o rosso.
E dunque, chiedono i governatori, perché mantenere questo sistema che però pone limitazioni all'economia? «Si ritiene - motivano nella lettera spedita all'esecutivo - che la revisione dell'attuale sistema delle zone di rischio, unita ad una semplificazione normativa, consentirebbe una facilitazione nei comportamenti e nelle attività per tutti i cittadini e le imprese». Il nodo dei trasporti Il tema si sarebbe dovuto affrontare oggi. Invece, causa lavori in corso per il Quirinale, la discussione è rinviata.
NICOLA ZINGARETTI FA LA TERZA DOSE
D'altra parte il governo si rende conto che il tempo stavolta gioca a suo favore: la corsa del virus pare rallentare.
Ne ha parlato ieri anche il commissario straordinario, il generale Francesco Figliuolo: «Sembra che siamo arrivati al plateau della variante Omicron, quindi si sta andando in discesa. Speriamo che questo sia il trend consolidato». Sono incoraggianti, a questo proposito, i numeri dei nuovi contagiati e dei nuovi ricoveri. Forse l'impennata della crescita si è davvero fermata.
E allora, se così fosse, gli ospedali potrebbero tirare un sospiro di sollievo e ancor di più i vari governatori che vedrebbero scongiurato il rischio di passare di colore la propria regione. Uno dei problemi, collegato al meccanismo dei colori, ad esempio, tocca il trasporto pubblico: quando si va in arancione, per dire, la capienza nei mezzi di trasporto scende al 50%.
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Sennonché, con le scuole in presenza e un ricorso minore allo smart working, le Regioni avvertono che a quel punto «non si è in grado di portare studenti e lavoratori a scuola e sul posto di lavoro». Per cambiare di colore - ipotizzavano i governatori - si potrebbero conteggiare soltanto i pazienti ricoverati che hanno sviluppato la malattia e non gli asintomatici ricoverati per altre patologie.
Asintomatici più liberi
Altra richiesta pressante riguarda le quarantene. Tra le richieste, c'era di ridurle a cinque giorni o addirittura eliminare il periodo di isolamento per le persone positive ma asintomatiche, purché abbiano fatto la dose booster di vaccino, sostituita dall'autosorveglianza. Resta poi la babele delle regole, cambiate così tante volte nelle ultime settimane. Nella loro lettera, i governatori segnalano ad esempio la discrepanza tra durata del Green Pass italiano e quello europeo.
LA MAPPA DEL RISCHIO COVID IN EUROPA DELL ECDC
Lamentano il disorientamento degli operatori turistici e «le ricadute negative per le imprese». Generalmente il Green Pass emesso in Europa ha durata superiore a quello rilasciato in Italia che, ricordiamolo, dal 1° febbraio vale solo 6 mesi. La durata così breve può essere un problema per gli stranieri. Ma anche per gli italiani.
È quanto segnala l'assessore alla Salute del Lazio, Alessio D'Amato, che attende risposte: «Con le regole attuali, se non ci si mette mano, c'è il rischio di fare trovare in difficoltà chi ha fatto le tre dosi già da diversi mesi». Già, perché sei mesi passano veloci. Dice D'Amato che la cosa migliore, per chi ha fatto le tre dosi, sarebbe una durata illimitata del Green Pass, «a meno che non ci dicano che andrà fatta una quarta dose di richiamo e allora la validità sia fino al richiamo». Il rischio è che qualcuno si ritrovi presto senza Pass e senza altre dosi da fare.
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