CRASH-BACK! - CHE PAESE MERAVIGLIOSO! QUANDO C’ERA DA SCARICARE “IMMUNI” TUTTI A FARE “FISIME SULLA PRIVACY” (COPYRIGHT BURIONI), ORA INVECE PUR DI INCASSARE 150 EURO GLI ITALIANI REGALANO TUTTI I LORO DATI ALLO STATO, COMPRESI I CONTI CORRENTI! COMUNQUE È TUTTO INUTILE: SULLA “APP IO” NON FUNZIONA UN CAZZO: NON SI RIESCE A INSERIRE IL METODO DI PAGAMENTO, SI CHIUDE IMPROVVISAMENTE, GIRA LA ROTELLINA - I DOWNLOAD SONO 6,6 MILIONI. “IMMUNI” È A 10 DOPO SEI MESI

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Giuseppe Marino per “il Giornale”

 

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«Un unico punto di accesso per interagire in modo semplice e sicuro», recita il profilo Twitter di Io App, il software che doveva rivoluzionare il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione. Subito sotto ci sono i messaggi di protesta dei cittadini che non riescono a registrare il proprio Iban per ricevere l'ultimo dei bonus a pioggia che questo governo sta distribuendo a cadenza ormai regolare.

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«L'app mi si è chiusa improvvisamente», scrive un utente. Il social media manager risponde paziente assicurando che il problema sarà risolto. L'ultimo pasticcio digitale dell'era Conte è il cashback: un rimborso del 10 per cento dello shopping con moneta elettronica, bancomat e carte di credito (fino a un massimo di 150 euro) purché ci si sia prima registrati attraverso l'app Io. Il premier Conte, non a caso, ha annunciato in tv il bonus per addolcire la pillola del Dpcm che abolisce il Natale.

 

La cosa strana è che la pubblicità in diretta pare aver colto di sorpresa il «team digitale» che ruota intorno a Paola Pisano, il ministro che presentando l'ennesimo piano per dotare l'Italia di una Pubblica amministrazione connessa a internet ci ha tenuto a «ringraziare Davide Casaleggio».

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Ieri mentre una nota di PagoPa, la nuova struttura che accentra tutti i pagamenti verso la pubblica amministrazione, ammetteva «momentanei rallentamenti», ne preannunciava di nuovi e confidava «nella comprensione e pazienza dei cittadini», una nota di Palazzo Chigi assumeva accenti di stupore: «Già circa un milione di persone ha caricato un sistema di pagamento, sono numeri impressionanti». In serata i numeri venivano aggiornati a 6,6 milioni di download.

 

«Ma cosa si aspettavano, 500 persone? -dice al Giornale Sergio Sette, consulente informatico che sul sito Agendadigitale.eu analizza a fondo i buchi neri dell'approccio al web della Pa- era ovvio che un servizio annunciato in tv, legato allo shopping in periodo di Natale avrebbe mosso grandi numeri. Se si annunciano servizi rivoluzionari sarebbe bene prepararsi per tempo, anche per evitare di demolire la fiducia dei cittadini nei servizi digitali».

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E invece niente, da Palazzo Chigi si usano accenti mirabolanti: «È uno dei progetti più complessi e sfidanti che sia stato realizzato sin qui in Italia e in Europa». Peccato che in Italia siano già attivi servizi cashback come Satispay e nessuno abbia gridato al miracolo. Per di più Nexi, grande azienda italiana delle carte di credito, nonché partner di PagoPa e in passato sponsor della Casaleggio Associati, ha annunciato che offrirà ai propri clienti la possibilità di avere il rimborso di Stato senza registrarsi attraverso l'app Io.

 

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Per le ambizioni digitali del governo, che pure sono il secondo investimento più importante del Recovery plan di Conte, è solo l'ultima figuraccia. Ultimamente l'obbligo di attivare lo Spid ha messo in crisi molti anziani. Nello stesso periodo il sito del governo che distribuiva il bonus bici è andato in tilt nel giorno di un click day. Così pure quello dell'Inps con le richieste dei bonus 600 euro, un flop goffamente giustificato con una inventata incursione di hacker. «La transizione digitale -spiega Sette- è in ritardo di anni, tra dietrofont e decreti attuativi mai arrivati. Ma l'approccio attuale, centralizzare tutto, sta aggravando le cose: ci si dimentica che il successo di internet deriva dall'essere un sistema diffuso».

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