CREMONA FIGHT CLUB – I RAGAZZI ARRESTATI PER LE RISSE E LE AGGRESSIONI IN STRADA SI DAVANO APPUNTAMENTO SUI SOCIAL PER PRENDERSI A CAZZOTTI E CINGHIATE: “OGGI ALLE 4 SI JAMPA?” – IL GRUPPO DI MINORENNI AVEVA SEMINATO IL TERRORE TRA I COETANEI, UMILIATI, DENIGRATI E PICCHIATI – GLI APPELLI INASCOLTATI DEI GENITORI E L’ARROGANZA CHE FINISCE IN LACRIME NEGLI INTERROGATORI DAVANTI AI CARABINIERI – VIDEO

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ARRESTATI 7 RAGAZZI TRA I 15 E I 18 ANNI CHE AVEVANO TRASFORMATO VIE E PIAZZE DELLA CITTÀ IN DEI RING PER RISSE E PESTAGGI – I VIDEO VENIVANO POSTATI SULLA PAGINA INSTAGRAM “CREMONA.DISSING” E LA GANG ERA TEMUTISSIMA TRA GLI ADOLESCENTI

 

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-fight-club-rdquo-cremona-ndash-arrestati-ragazzi-15-207803.htm

 

 

I MINORENNI DEL FIGHT CLUB ORGANIZZATO VIA SOCIAL SETTE ARRESTI A CREMONA

Francesca Morandi per il “Corriere della Sera”

 

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Si davano appuntamento per picchiarsi nella centralissima piazza Marconi, lì dove sorge il Museo del Violino, trasformata in un ring. E lo facevano per gioco. Cazzotti e cinghiate. «Oggi piazza Marconi alle 4 si jampa quindi?». È uno dei messaggi pubblicati su Instagram, nella pagina Cremona.dissing, un «palcoscenico social» dove i bulli, per lo più minorenni, postavano i video delle risse e le vignette della piazza con la scritta «The ring is for boy», ovvero, il ring è per i ragazzi.

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I giovani facevano parte di un branco che dallo scorso gennaio ha seminato il terrore tra i ragazzini di Cremona aggrediti per strada, ai semafori, davanti alle scuole o minacciati in classe. I carabinieri della compagnia di Cremona hanno chiuso il cerchio sulla baby gang. Si tratta di 25 studenti tra i 15 e i 18 anni. Per sette di loro, un italiano, un romeno e cinque magrebini, sono state emesse le ordinanze di custodia cautelare: quattro sono finiti in carcere per aver rapinato un diciottenne in una discoteca; tre sono ai domiciliari con l' ipotesi d' accusa di tentata estorsione ad uno studente. Gli altri diciotto, nove italiani e nove magrebini, sono indagati a piede libero, in concorso con i sette arrestati, per atti persecutori, risse, lesione, spaccio di sostanze stupefacenti, danneggiamento.

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Funzionava così: il branco contro un altro branco. Oppure contro una singola vittima: «Si attendevano la sua reazione, anche solo a parole, quindi scattava la vendetta». Le carte dell' inchiesta raccontano di ragazzini umiliati, denigrati e picchiati. Le indagini, coordinate dai pm Emma Avezzù e Lara Ghirardi della Procura presso il Tribunale per i minori di Brescia, e dal sostituto procuratore Vitina Pinto della Procura della Repubblica di Cremona, che si è occupata dei maggiorenni, erano partite su segnalazioni dei presidi, professori e di molti genitori.

 

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Come le mamme e i papà di sei studenti di un istituto che avevano denunciato la tentata estorsione subita dai propri figli, minacciati da un compagno di classe che li aveva accusati, falsamente, di furto e che si era poi vendicato con l' aiuto degli amici del gruppo «Cremona dissing». O come quel papà che su Facebook aveva segnalato l' aggressione subita dal figlio preso a pugni in faccia senza motivo mentre, nella notte tra il 18 e il 19 aprile scorsi, rincasava dalla discoteca Centrale del Latte. Il giovane finirà al pronto soccorso con il naso rotto.

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E sempre su Facebook, una mamma aveva lanciato un appello: «Sono basita! Stasera ho saputo che a Cremona ci sono una serie di gang giovanili che picchiano i ragazzi. Una si chiama Cremona dissing... ha anche profili Instagram. Qualcuno ne sa qualcosa?». Lo sapevano i carabinieri, che da tempo tenevano d' occhio i bulli social e le loro aggressioni finite su Instagram. «Anche come sfida aperta alle autorità», forti dei like che ricevevano e «che li rendevano ancora più onnipotenti». Un video racconta di una rissa scoppiata nel piazzale della Stazione, vicino alla caserma dell' Arma. Si vantava, il branco: «Non abbiamo paura dei carabinieri, che figata: siamo stati i primi a Cremona e siamo più bravi di chi l' ha fatto nelle altre città». Duri con i deboli, in lacrime davanti ai carabinieri, quando li hanno interrogati.

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«Una notizia brutta per la nostra città - ha commentato il sindaco Gianluca Galimberti -. Episodi che non sono tollerabili e che ci devono interrogare tutti, come cittadini, amministratori, genitori, educatori». Dal sindaco il grazie «ai carabinieri che hanno portato alla luce questo fenomeno e individuato i responsabili e a quanti hanno collaborato».

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