Domenico Pecile per il "Corriere della Sera"
Giovani. Lui 33 anni, lei 32. Due figli, uno di otto e l' altro di tre anni. Un futuro ancora tutto da vivere, da costruire, da inventare. Lui, Giuseppe Forciniti, originario di Cosenza, una laurea in infermieristica, era arrivato in Friuli-Venezia Giulia per lavoro molti anni fa. Aveva conosciuto Aurelia Laurenti, di Roveredo in Piano (Pordenone).
Nel 2013 erano andati ad abitare in una villetta nel quartiere che nei primi anni Duemila aveva ospitato i militari della vicina base Usaf. Una coppia come tante altre. Nessuna segnalazione ai Servizi sociali, nessun problema apparente.
Insomma una storia fatta di ordinaria tranquillità, di apparente normalità.
Invece, l' altra notte l' uomo si è presentato in Questura con le mani insanguinate e con dei tagli. «Ho avuto una colluttazione con un ladro», ha detto visibilmente scosso.
Poche domande, qualche accertamento e gli investigatori hanno compreso che l' ipotesi della rapina non aveva alcun fondamento. Poco dopo l' uomo ha confessato tentando comunque un' improbabile linea difensiva: «Lei mi ha aggredito in camera da letto - avrebbe raccontato - ha poi cercato di colpirmi con un coltello. Ne è nata una colluttazione durante la quale l' ho colpita, ma una sola volta».
Versione che contrasta con quanto accertato dal medico legale secondo il quale i fendenti alla testa e al volto della donna sarebbero almeno otto. Durante la lite sfociata nel femminicidio pare che i due figli della coppia si trovassero in casa da parenti. La vittima è stata trovata riversa su un fianco in camera da letto.
Forciniti, prima di essere condotto nel carcere di Pordenone, avrebbe riferito che stava vivendo «mesi molto duri, lavorando sotto stress nei reparti ospedalieri dedicati ai pazienti Covid-19. Nelle ultime settimane - ha detto - la situazione era degenerata e io ero esasperato. L' altra sera in camera c' è stata l' ennesima lite e tutto è trasceso». Come se lo stress potesse in qualche modo giustificarlo.
L' abitazione dove si è consumato l' ennesimo femminicidio è stata posta sotto sequestro ai fini della ricostruzione esatta della dinamica dei fatti. Oggi sono attesi anche gli uomini dell' Unità Analisi Crimine Violento della polizia Scientifica di Padova.
Intanto, l' avvocatessa Rossana Rovere, già presidente dell' Ordine degli avvocati della provincia di Pordenone, che il presunto omicida aveva indicato come proprio difensore di fiducia, ha rinunciato all' incarico. La legale, da sempre impegnata nella difesa dei diritti delle donne, ieri mattina era stata convocata in Questura. Ma dopo pochi minuti ha comunicato la sua decisione. «Non sono serena - ha detto - e non accetto l' incarico. Io non posso assumere la difesa di quest' uomo».