Laura Larcan per il Messaggero
Il prezioso tetto collassato della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami era stato restaurato nel 2014. Quattro anni fa la copertura di tegole e il soffitto ligneo dorato a cassettoni del Seicento erano già finiti sotto la lente d' ingrandimento dei restauratori. I lavori durarono una lunga estate calda e rientrarono all' interno di un progetto di restauro monumentale della chiesa, con un passaggio di consegne tra due imprese, la Gherardi che aveva avviato i lavori tra aprile e maggio, e la Aspera subentrata il 5 luglio del 2014:
«Noi siamo subentrati alla ditta che era già intervenuta sul rifacimento della copertura del tetto», ricorda Alex Amirfeiz, iraniano ma italiano d' adozione, alla guida della società Aspera di Genova (noto a Roma per aver guidato il restauro delle facciate del Colosseo). «Ricordo che l' intervento complessivo del progetto riguardava lo smantellamento delle vecchie tegole, il recupero del tetto, probabilmente anche un alleggerimento della struttura, ma soprattutto la manutenzione straordinaria affinché non si verificassero infiltrazioni d' acqua col rischio di ammalorare i legni».
«Noi - continua Amirfeiz - abbiamo completato l' intervento di rifacimento di una piccola porzione del tetto e ci siamo occupati soprattutto del recupero delle facciate ammalorate, del restauro del cassettone ligneo, della pavimentazione e dell' illuminazione», racconta l' architetto. Complessivamente nel 2014 fu un cantiere di otto mesi circa (di cui circa due mesi solo sul tetto), finanziato per 534mila euro dal Vicariato che è il diretto proprietario della chiesa. Nonostante il restauro, dopo quattro anni il crollo devastante. E la conta dei danni è pesante. «Poteva essere una tragedia - si sfoga il prefetto per l' unità di crisi del Mibac Fabio Carapezza Guttuso - Due i posti cruciali: nella chiesa dove è crollato il tetto, e nella sottostante cappella del Crocifisso, dove s' è staccato un pezzo dalla volta. Poteva succedere come a Firenze a Santa Croce. Anche la Cappella, infatti, come la chiesa resta inagibile - precisa il prefetto - mentre il Carcere Mamertino, per fortuna, non ha registrato danni».
Ma di chi è la responsabilità?
«San Giuseppe dei Falegnami è una chiesa del Vicariato - spiega Carapezza Guttuso - è chiaro che la responsabilità e la vigilanza restano nelle mani del proprietario. Ma è prematura imputare colpevoli, anche perché non è il mio ruolo. Le cause che hanno provocato il collasso delle travi vanno appurate. Non è semplice in questo momento, ci sono tante ipotesi, quello che è sicuro è che i sottotetti hanno sempre bisogno di una manutenzione attenta nel tempo».
L' allarme ha mobilitato i vertici del Mibac al fianco dei tecnici del Vicariato. Superando l' iniziale gap di responsabilità emergenziali tra Soprintendenza di Roma e Parco del Colosseo (visto che la chiesa è sul confine tra i due enti). Il problema delle competenze è stato risolto spacchettando il monumento: la tutela della chiesa resta nelle mani del soprintendente Francesco Prosperetti e il Carcere Mamertino in quelle di Alfonsina Russo alla guida del parco del Colosseo. Di nuovo la piaga della manutenzione mancata?
«Dopo l' esperienza del terremoto del 2016 - continua il prefetto - abbiamo appurato che le chiese, spesso per mancanza di sacrestani, non fanno più manutenzione, anche la più semplice, tra tegole e travi. Proprio la mancanza di manutenzione spicciola diventa un rischio».
Ma il soprintendente speciale di Roma, Francesco Prosperetti, parla di danni per un milione: «C' è una tragica somiglianza con Genova, un tirante che ha ceduto, è l' unica ipotesi possibile, perché la portanza della capriata è affidata ad una catena».
SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI san giuseppe dei falegnami Francesco Prosperetti SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI