Estratto dell'articolo di Elisa Messina per www.corriere.it
Bernardo Notarangelo - presidente di milano ristorazione
A Milano, quando chiedi a qualcuno: «Ricordi il presidente di Milano Ristorazione, quello che si è era dimesso…» non si fa in tempo a finire la frase che ti rispondono: «Ma chi, quello del bullone nel panino?». «Ebbene, sì, sono diventato famoso per un giorno. Ma era un dado, non un bullone. E davvero posso dire: il dado è tratto».
Nel 2023 Bernardo Notarangelo, presidente e, di fatto, anche direttore generale di Milano Ristorazione, la società pubblica che fornisce i pasti a tutte le mense scolastiche della città, si dimise dal suo incarico dopo il ritrovamento di un bullone nel panino di un bambino.
bullone nel panino di uno studente a milano 2
Un gesto, le dimissioni, che non passò inosservato, anche perché era accompagnato da una lettera di pubbliche scuse e di assunzione di responsabilità poco frequente in Italia. Infatti finì su tutti i giornali.
Ma Notarangelo, 63 anni, due figli grandi, già manager in Rai, Fininvest, Il Sole24ore, con una collezione di master prestigiosi, anziché mettersi alla ricerca di un altro incarico dirigenziale ha fatto la valigia, anzi lo zaino, ha preso un biglietto di sola andata per Isfahan, in Iran, e si è messo in viaggio in solitario.
Con due obiettivi: esplorare l’antica Persia scrivendo un diario di viaggio e cercare di perdere chili camminando il più possibile. Il diario è diventato un libro, «Un viaggiatore sovrappeso in Iran», un sito e una pagina Facebook. E Notarangelo si è scoperto viaggiatore «seriale» - se non fosse molto boomer lo si potrebbe definire un travel blogger - che racconta luoghi e persone al modo di un cronista colto e curioso. Un po’ Bridget Jones (per la faccenda del peso e per l’aria da finto ingenuo) e un po’ Bruce Chatwin (per l’approccio culturale e la voglia di conoscere).
Bernardo Notarangelo, presidente di milano ristorazione
Partiamo dal maledetto bullone. Perché si dimise? Di «incidenti» del genere ne sono capitati altri, anche in seguito, nessuno si è dimesso…
«Mi sembrava la cosa giusta da fare, anche perché, come ho scritto nella mia lettera di dimissioni, al di là di tutti gli accertamenti era indubbio che il bullone nel panino c’era. E quindi per me era d’obbligo scusarmi con il bambino, la famiglia, la preside. E visto che su queste scuse il Comune non era d’accordo, e comunque il rapporto si era logorato, l’unica cosa che secondo coscienza potevo fare era dimettermi e poi andare in quella scuola a trovare il bambino. Ed è ciò che ho fatto.
A Milano Ristorazione ho trascorso 4 anni bellissimi. Mi piaceva il confronto con i dipendenti nei centri cucina e nelle scuole, con le bambine, i bambini, gli insegnanti, i genitori... Per me fare il presidente voleva dire anche questo, anzi soprattutto questo. Però, come si dice? Si chiude una porta, si apre un portone».
Cercare un altro incarico no? Non avrebbe avuto difficoltà.
«Ero in condizioni fortunate: vicino alla pensione, avevo un po’ di risorse da parte che non mi costringevano a farlo. E siccome l’unica vera ricchezza è il tempo, come diceva Seneca, e io ne avevo finalmente a disposizione, mi sono detto: “mi regalo un anno di vita e parto”. E su questo fatemi ringraziare pubblicamente mia moglie, che ancora mi sopporta».
E la faccenda del dimagrire viaggiando?
«La spinta in più a partire. Devo tenere il peso sotto controllo perché sono cardiopatico e dopo la delusione di Milano Ristorazione mi sono ritrovato a casa pericolosamente vicino al frigorifero e alla sua tentazione continua. Mia moglie mi ha convinto ad andare da una dietologa e l’ho fatto.
Ma dopo la prima visita con una dottoressa che mi era parsa brava, mi chiamarono dal centro medico tutti costernati perché avevano scoperto che non era manco laureata e che mi avrebbero prenotato subito una visita con un “vero” specialista. Si vede che era destino. Allora mi sono fatto rimborsare e ho deciso: parto! Alla sola idea mi sento più leggero».
Perché proprio l’Iran?
Le mie preferenze di viaggio vanno al Medio Oriente, al Nordafrica, all’Asia Centrale, al Caucaso, aree del mondo dove il viaggiatore si confonde con il pellegrino ed è visto con rispetto. In Iran ero già stato due volte per soggiorni più brevi, che mi avevano fatto innamorare di quel Paese e mi avevano già fatto perdere qualche chilo.
Iran e Iraq non sono nell’elenco dei Paesi sicuri…
«Una delle persone che mi seguono su Facebook una volta mi ha chiesto: "Ma non hai paura?" E io gli ho risposto: guarda, dopo quattro anni a dirigere Milano Ristorazione, tra il Comune e i commissari mensa, Baghdad e Teheran sono una vera villeggiatura. Aggiungo che, per pura casualità, sono rientrato in Italia dall’Iran il 6 ottobre 2023, un giorno prima della strage di Hamas e dell’inizio della nuova tensione in quell’area». […]
Mai corso il rischio di essere scambiato per una spia?
bullone nel panino di uno studente a milano
«Ho affrontato vari controlli documenti, uno in particolare, a un posto di blocco è durato varie ore: uno dei poliziotti si era convinto fossi svedese e non italiano perché tra le mie foto sul cellulare – hanno ispezionato anche quelle - ce n’era una nel mio ufficio con la bandiera di Milano alle mie spalle che lui scambiò per quella svedese.
Sono diversissime, ma in quel momento internet non funzionava e non riuscivano a verificare. Una cosa che creava un certo sospetto era il fatto che io, italiano, non fossi esperto di calcio: loro sapevano tutto e facevano domande che mi mettevano in difficoltà. Uno mi ha chiesto che progetti ci fossero per lo stadio di San Siro… ma quello è stato in Iraq, nel viaggio successivo».
Altre situazioni pericolose?
bullone nel panino di uno studente a milano
«Il traffico. Guidano come pazzi e soprattutto non si fermano ai semafori o alle strisce: ero terrorizzato quando dovevo attraversare una strada. Per il resto è un Paese sul quale gravano pregiudizi perché noi vediamo solo l’oppressività del regime. Una donna con cui ho conversato in un caffè mi ha detto: “Noi iraniani abbiamo un'immagine terribile: retrogradi e cattivi, ma non è così”.
Mi sono sentito chiedere da amici italiani: “Ma lì le donne possono studiare?”. Non solo le donne studiano: la maggioranza degli studenti universitari è donna, e rispetto all’Italia sono molte di più quelle che scelgono le materie tecnico-scientifiche. Oppure, altra domanda, “ci sono le metropolitane?”. Quella di Teheran batte quella di Roma 5 a 0 e le città sono pulite come quelle svizzere».
[…] A questo punto è pronto per Pechino Express.
«Perché no? Sarebbe divertente, ma mi dovrei allenare un bel po’».